Cinque illusioni sulla Guerra all’Ucraina: il dibattito in Italia

Il dibattito italiano sull’andamento del conflitto, e ancor di più sui suoi sviluppi futuri, è stato finora influenzato da cinque aspettative fortemente radicate nell’opinione pubblica. Cinque elementi che erano – e si sono sempre più dimostrati – illusioni o falsi miti.

La Russia non può che vincere? Non è detto

Il primo falso mito è stato e in parte è ancora la convinzione che la Russia avrebbe vinto facilmente e rapidamente la guerra, e che può ancora farlo attingendo a risorse militari finora non impiegate. Effettivamente, le capacità di combattimento, manovra e logistica delle forze russe erano state sopravvalutate anche da molti addetti ai lavori. Invece, le debolezze e gli errori quanto a strategia complessiva, pianificazione, dottrina di impiego, catena di comando e controllo, rifornimenti e logistica, hanno pesato e pesano a sfavore di Mosca, così come problemi endemici in termini di formazione del personale in divisa, corruzione e inefficienza del complesso militare-industriale russo. Al tempo stesso, elementi quali leadership, morale, formazione, conoscenza del territorio, strategie e tattiche dimostrati dalle forze ucraine – assieme al fondamentale sostegno dei Paesi occidentali, Italia inclusa – in termini di mezzi, addestramento anche sul suolo ucraino e intelligence, hanno spostato la bilancia a favore di Kyiv.

Tredici mesi di guerra contro un avversario ben diverso dalle milizie cecene o siriane hanno dimostrato oltre ogni dubbio le reali capacità russe. Mosca ha raschiato il fondo del barile già a settembre 2022 chiamando alle armi decine di migliaia di uomini con poca e/o remota esperienza militare, una massa che nei sei mesi successivi non ha permesso alle forze russe neanche di prendere facilmente Bakhmut, figurarsi tutto il Donbass. Anche la famigerata compagnia Wagner, che aveva ottenuto vittorie contro avversari di modeste dimensioni in Africa e Medio Oriente, nello scontro con le forze ucraine ha perso migliaia di effettivi arrivando infine a reclutare detenuti dalle carceri russe – di dubbie capacità militari – da gettare nella mischia.

In sintesi, non c’è un esercito segreto o un’arma risolutiva non-nucleare che Mosca ha tenuto finora di riserva. C’è la capacità bellica russa sotto gli occhi di tutti di continuare la guerra a questo ritmo ma non di compiere un salto di qualità, e quindi non è affatto scontato che la Russia alla fine prevalga.

L’arma risolutiva americana o europea? Non esiste

La seconda, e in parte speculare, illusione è che ciascuna delle armi man mano fornite dall’occidente a Kyiv possa essere risolutiva nel conflitto. L’attenzione si è concentrata prima su artiglieria e missili americani come gli Himars e i Patriot, poi sui carri armati europei – in particolare i Leopard tedeschi – e infine sugli aerei da combattimento inviati da Polonia e Repubblica Ceca.

In realtà nessun sistema d’arma non-nucleare è risolutiva in un conflitto di tali dimensioni e complessità, e ogni equipaggiamento può essere più o meno efficace a seconda di come viene usato, e quindi dei suddetti fattori in termini di strategia, dottrina di impiego, addestramento, logistica, munizionamento, eccetera. Himars, Patriot, Leopard, come i sistemi anti-missile Samp-T o i mezzi blindati italiani, hanno ciascuno giocato un ruolo positivo ma limitato nella difesa dell’Ucraina, e insieme a tanti altri equipaggiamenti sono stati e sono fondamentali per reggere l’urto dell’invasione russa e permettere controffensive ucraine come quelle avvenute a Lyman e Kherson.

Finalmente si tratta? Non se posso vincere

La terza illusione è che una trattativa di pace sia dietro l’angolo. Aspettativa riposta prima nei colloqui diretti russo-ucraini delle settimane iniziali dell’invasione, poi nel ruolo mediatore della Turchia e più recentemente in quello della Cina. Di fatto, i primi colloqui diretti non hanno portato a nulla, la mediazione turca ha raggiunto un risultato importante ma limitato sull’esportazione del grano ucraino via Mar Nero, e la dichiarazione politica della Cina sul conflitto serve più alla posizione cinese nel mondo che a dialogare veramente anche con Kyiv e non solo con Mosca. In realtà, finché la leadership russa o quella ucraina crederà, a torto o a ragione, di poter ottenere una vittoria militare, non ci saranno le condizioni per seri negoziati di pace, nonostante le pressioni di altri attori internazionali.

Una guerra per procura? È l’Ucraina a volersi difendere

Il quarto falso mito sul conflitto è che sia condotto in qualche modo da Mosca e Washington, mentre Kyiv è solo un esecutore della strategia occidentale. La coesione, resilienza e coraggio mostrati da un’intera nazione di oltre 44 milioni di abitanti in 13 mesi di conflitto, nonostante decine di migliaia di caduti, circa 10 milioni di profughi, le enormi sofferenze e distruzioni subite, dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio che è l’Ucraina a volersi difendere, e che sta e starà alla leadership ucraina decidere se e quando puntare su una trattativa di pace con Mosca.

La resistenza ucraina ha dimostrato che questa non è una guerra per procura: è un’ invasione decisa dalla Russia da cui una nazione intera si sta difendendo con le unghie e con i denti. Certamente Kyiv conta sul sostegno economico e militare di tante democrazie nel mondo, così come Mosca conta sui droni forniti dall’Iran e gli scambi economici con la Cina e altri stati che non aderiscono alle sanzioni internazionali, ma il ruolo degli alleati non va sopravvalutato rispetto a quello dei due belligeranti.

La terza guerra mondiale nucleare? Non oggi

Il quinto falso mito sulla guerra è che essa porterà inevitabilmente e presto a una escalation nucleare e al coinvolgimento della Nato. Negli ultimi 13 mesi Mosca ha minacciato l’uso dell’arma atomica a più riprese per intimidire gli alleati dell’Ucraina, ma né le crescenti forniture militari occidentali né le sconfitte russe a Kyiv, Lyman e Kherson hanno causato il loro impiego. Neanche il bombardamento missilistico che ha indirettamente provocato due morti in territorio polacco lo scorso autunno, o l’abbattimento di un drone americano sul Mar Nero da parte di velivoli russi a marzo, hanno portato a un’escalation nucleare o al coinvolgimento nel conflitto della Nato.

Come avvenne durante la Guerra Fredda, la deterrenza nucleare esercitata dagli Stati Uniti e dall’Alleanza Atlantica nel suo complesso – cui nel frattempo ha aderito la Finlandia – è sufficiente a mantenere il conflitto circoscritto al piano convenzionale e sostanzialmente ai confini internazionalmente riconosciuti dell’Ucraina – Crimea compresa.

Certo a differenza della Guerra Fredda stavolta il teatro operativo è ai confini della Nato, e non in Africa, Asia o America Latina, e questo ovviamente aumenta le tensioni e i rischi per l’Europa, nonché pericolosi effetti collaterali come la sospensione della partecipazione russa al trattato “New Start” sulle armi nucleari tattiche. Ma il rischio di escalation nucleare o allargamento del conflitto rimane estremamente remoto, secondo una logica di deterrenza reciproca consolidata in Russia come in occidente da oltre 70 anni.

In conclusione, la Russia non ha forze di riserva o armi segrete da mettere sul piatto, mentre ciascuna fornitura militare occidentale all’Ucraina è di per sé importante ma non risolutiva. Le trattative di pace non sono dietro l’angolo perché dipendono principalmente dal rapporto di forza tra i due Paesi belligeranti e dalle rispettive leadership politiche. Il conflitto rimane circoscritto al piano convenzionale ovvero senza escalation nucleare, e la Nato continua a restarne fuori.

Comprendere tali elementi aiuterebbe un dibattito pubblico più realistico sulla posizione dell’Italia, e dell’Europa, rispetto ad una guerra in corso da oltre un anno.

Foto di copertina EPA/OLEG PETRASYUK

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