Cosa significa la sospensione del trattato New START

Il 21 febbraio, la Russia ha annunciato la decisione di sospendere la sua partecipazione al trattato New START, mettendo così a rischio l’ultimo accordo di controllo degli armamenti nucleari ancora in vigore tra Russia e Stati Uniti. Sospendere la partecipazione non equivale a un ritiro dal trattato. Mosca ha inoltre sottolineato che la sua decisione è reversibile.

Il confronto Mosca – Washington

Già prima di quest’annuncio, negli ultimi mesi gli Stati Uniti avevano ripetutamente accusato la Russia di violare le disposizioni del trattato, in particolare il regime di ispezioni. La Commissione consultiva bilaterale, l’organo di verifica del trattato, avrebbe dovuto riunirsi lo scorso novembre per discutere la questione, ma la Russia si è rifiutata di parteciparvi.

Tuttavia, la Russia ha annunciato che manterrà il suo arsenale nucleare entro i limiti numerici previsti dal trattato e che continuerà lo scambio di informazioni con gli Stati Uniti, in particolare il meccanismo di notifica con gli Stati Uniti dei lanci di missili intercontinentali basati a terra (ICBM) e in mare (SLBM). Se la Russia mantiene questi suoi impegni, non c’è una vera e propria violazione del trattato. Si tratta quindi di una mossa politicamente simbolica, senza immediate implicazioni pratiche.

Allo stesso tempo, è discutibile che la mossa della Russia sia legale poiché il trattato non prevede la possibilità di sottrarsi al rispetto di nessuno dei suoi obblighi. Ciò che è chiaro è che il trattato rimane legalmente vincolante per Mosca, che non l’ha denunciato e non ha invocato i requisiti di eccezionalità previsti dalla Convenzione di Vienna del 1969 sul diritto dei trattati.

D’altra parte, Mosca ha lasciato intendere di essere disposta a negoziare un accordo sul controllo degli armamenti che includa tutte le forze nucleari della Nato, quindi anche gli arsenali britannici e francesi, ma senza specificare come le riduzioni di tali arsenali verrebbero conteggiate e verificate.

Che cos’è il New START?

Il New START è stato firmato a Praga nel 2010 ed è entrato in vigore l’anno successivo. Il trattato è inteso come un rinnovo e/o una continuazione del trattato START I del 19911, scaduto nel 2009, ma riduce ulteriormente i limiti previsti da quest’ultimo.

Il New START limita a 1.550 le testate nucleari che ciascuno dei due paesi può schierare e fissa anche limiti quantitativi al numero di missili balistici intercontinentali a capacità nucleare, ai bombardieri e ai lanciatori schierati. Il New START prevede un meccanismo di ispezioni (18 ispezioni a breve termine all’anno) e di notifiche reciproche, nonché incontri regolari per discutere l’attuazione del trattato.

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Lo START I (Strategic Arms Reduction Treaty) è stato, invece, un trattato bilaterale tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica sulla riduzione e la limitazione delle armi strategiche offensive. Il trattato è stato firmato il 31 luglio 1991 ed è entrato in vigore il 5 dicembre 1994. Il trattato vietava ai firmatari di schierare più di 6 mila testate nucleari e un totale di 1.600 missili balistici intercontinentali (ICBM) e bombardieri.

Da Trump a Biden: la strategia Usa

L’amministrazione Trump aveva criticato il New Start, definendolo un “cattivo accordo”. Il trattato è stato però rinnovato nel 2021. su sollecitazione dell’amministrazione Biden. Nell’agosto dello scorso anno la Casa Bianca ha anche annunciato di voler negoziare un nuovo trattato con la Russia per un’ulteriore limitazione degli arsenali nucleari. Dopo l’ultima mossa russa questa prospettiva si è fatta però alquanto remota. Resta il fatto che entrambi i Paesi hanno finora rispettato i limiti quantitativi stabiliti dal Trattato.

Mosca ha giustificato la sospensione delle ispezioni con il timore che gli Stati Uniti forniscano all’Ucraina informazioni ottenute attraverso le ispezioni che le possano consentire di attaccare gli arsenali nucleari russi. Secondo il Cremlino, gli Usa hanno inoltre intenzione di riprendere i test nucleari, un’accusa che non trova però alcun riscontro.

L’annuncio di Putin è l’ennesima mossa per costringere, attraverso la minaccia nucleare, gli Stati Uniti e l’Ucraina a negoziare alle sue condizioni. Tuttavia, la probabilità che la Russia usi le armi nucleari in questo conflitto è bassa. Potrebbe usarle solo se si trovasse in una situazione disperata. La domanda è in quali circostanze Mosca potrebbe arrivare a considerare il nucleare l’unica via d’uscita in caso di nuove sconfitte sul campo.

Nuova corsa agli armamenti?

Negli ultimi cinquant’anni, c’è sempre stata una forma di accordo tra Washington e Mosca per il controllo degli armamenti nucleari. La fine del Trattato New START determinerebbe una situazione inedita. Tra un paio d’anni potremmo trovarci in una situazione molto simile a quella degli anni Cinquanta, con le potenze nucleari intente a modernizzare e potenziare i loro arsenali nucleari senza alcun controllo. Questo scenario sarebbe caratterizzato da un delicato equilibrio di tra Stati Uniti, Russia e Cina basato sulla reciproca deterrenza nucleare.

La crisi del New START dovrebbe indurre la comunità internazionale a ripensare i processi di controllo e riduzione degli armamenti. Le future iniziative diplomatiche per il controllo degli armamenti dovrebbero coinvolgere anche la Cina e mirare anche a limitare il suo programma nucleare sempre più incontrollabile e pericoloso.

Cosa faranno gli Stati Uniti di fronte all’annuncio della Russia: si ritireranno dal trattato? Washington potrebbe scegliere questa opzione se ritenesse che la sospensione della Russia rende il trattato non più efficace. Questo non significa che inizierà necessariamente una nuova corsa agli armamenti tra Stati Uniti e Russia, poiché quest’ultima non è in realtà in grado di sostenere un tale sforzo finanziario. È più probabile che la Russia continui a rispettare le limitazioni stabilite dal trattato, anche se non possono essere verificate.

Di certo questo sviluppo rafforza l’idea che solo la deterrenza nucleare può garantire l’equilibrio tra le grandi potenze. Ma nel mondo reale non è detto che tutti i giocatori siano razionali e che in situazioni critiche dispongano di tutte le informazioni necessarie per prendere decisioni gravide di conseguenze.

Foto di copertina EPA/SERGEI CHIRIKOV

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