La Finlandia nella Nato e la Russia perde i mari

Con l’ingresso ormai ufficiale della Finlandia, oggi la Nato fa 31. Quando anche la Svezia supererà l’opposizione turca, l’Alleanza comprenderà 32 paesi, ma già oggi questo allargamento è un duro colpo per la Russia, che acquista una nuova lunghissima frontiera con la Nato e perde i parte della sua superiorità strategica nel grande Nord artico.

Per Mosca questa è una perdita secca, che la costringe a uno schieramento difensivo molto più complesso e disperso che nel passato. Per sua fortuna, checché ne dica Vladimir Putin, la Nato è un’alleanza strettamente difensiva, perché in caso contrario, egli avrebbe messo il suo paese in gravissime difficoltà.

L’aggressione di Putin all’Ucraina era stata motivata in parte dalla volontà di respingere più ad ovest l’Alleanza Atlantica, per allontanarla dal territorio russo. Ed invece ora il presidente russo ha ottenuto esattamente l’inverso, accrescendo enormemente il contatto diretto tra i due schieramenti. E non basta, perché questa assurda guerra da lui così fortemente voluta sta persino rendendo nuovamente attuale la vecchia promessa che gli Stati Uniti erano inizialmente riusciti a strappare agli alleati, di considerare con favore l’ingresso nella Nato di Ucraina e Georgia: una promessa che gli europei erano sino allo scorso anno riusciti con successo a congelare, ma che ora potrebbe tornare di attualità.

Il mutamento maggiore riguarda l’accesso della Russia al mare, in particolare all’Atlantico. Il Baltico era sino a ieri condiviso tra paesi della Nato, Paesi neutrali e la Russia, ed aveva quindi una dimensione piuttosto neutra, in cui nessuno esercitava una chiara superiorità, anche se l’ingresso nella Nato delle tre repubbliche baltiche (Lituania, Lettonia ed Estonia) che l’Urss si era annessa illegalmente alla fine della II Guerra Mondiale, aveva isolato l’importante enclave russa di Kaliningrad. Ora però, specie se, come è probabile, la Svezia entrerà anch’essa nella NATO, questo mare sarà molto più controllato nella sua interezza dall’Alleanza, lasciando alla Russia solo spazi molto ristretti di manovra.

In realtà già da tempo la flotta russa arrivava all’Atlantico dai porti del nord Artico. Ma anche in questo caso, l’ingresso della Finlandia rende queste regioni molto più esposte alla sorveglianza ravvicinata della Nato. In altre parole, le forze navali russe saranno molto meno libere di prima e molto più esposte anche nelle loro basi.

Paradossalmente tutto questo potrebbe rendere più importante per Mosca le basi navali del Mar Nero, specie se la Turchia continuasse a mantenere un atteggiamento ambiguo nei confronti dell’Alleanza e se l’influenza russa nel Medio Oriente ed in Africa dovesse aumentare, rendendo meno “occidentale” il Mediterraneo. Tuttavia l’aggressione all’Ucraina ha rimesso in dubbio lo steso controllo russo della Crimea (annessa illegalmente dopo il colpo di mano del 2014). Oggi come oggi, è forse anche nel futuro, anche queste basi sono dunque tutt’altro che tranquille.

Comunque si decida di analizzare la questione, la decisione di Putin di seminare vento, aggredendo l’Ucraina, si è risolta per ora in una tempesta che danneggia in primo luogo Mosca. A Putin non resta che sperare che il suo popolo non se ne accorga.

Foto di copertina EPA/JOHANNA GERON / POOL

Questo articolo è stato pubblicato anche dal Quotidiano del Sud

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