Approvata la risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza

Una risoluzione che certamente è un passo avanti, ma che è destinata ad essere disattesa da Israele. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, il 25 marzo, ha approvato la risoluzione 2728 (2728) con la quale, prendendo atto della catastrofica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza, ha chiesto l’immediato cessate il fuoco per il mese del Ramadan (in realtà dal momento dell’adozione della risoluzione restano solo 15 giorni al termine), l’immediata e incondizionata liberazione degli ostaggi e l’accesso agli aiuti umanitari, con l’eliminazione di ogni ostacolo all’assistenza umanitaria (posizione Stati). Nella risoluzione, che parte da una proposta dei dieci Stati membri non permanenti del Consiglio di sicurezza (E10), nella quale non è indicata la base giuridica, né un richiamo al capitolo VII della Carta, si prende anche atto degli sforzi diplomatici di Egitto, Qatar e Stati Uniti per arrivare alla cessazione delle ostilità. Per l’approvazione è stato centrale il ruolo degli Stati Uniti che si sono astenuti, segno dell’evidente contrasto con il Governo israeliano che da cinque mesi non raccoglie le richieste a cessare i bombardamenti e gli attacchi sulla Striscia di Gaza. Gli Stati Uniti sono passati dal voto contrario all’astensione poiché è stato incluso il richiamo alla liberazione degli ostaggi, mentre non hanno votato a favore perché manca la condanna alla strage del 7 ottobre compiuta da Hamas contro i civili israeliani. In ogni caso, l’adozione della risoluzione, dopo 5 tentativi andati a vuoto (tre per il veto Usa e due per il veto di Russia e Cina), è un risultato positivo anche se nulla è ancora cambiato.

Gli incessanti bombardamenti indiscriminati verso la Striscia di Gaza (ospedali, infrastrutture necessarie per la vita della popolazione) decisi dal Governo di Benjamin Netanyahu hanno portato a un massacro della popolazione civile palestinese senza, tra l’altro, che sia stato raggiunto l’obiettivo dichiarato da Israele ossia la liberazione degli ostaggi. I crimini di Tel Aviv sono evidenti e includono anche il fatto di affamare la popolazione civile (starvation).

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