“L’attacco israeliano è una contro rappresaglia perché arriva in risposta all’attacco portato la notte del 13 aprile dall’Iran in territorio israeliano”, afferma Riccardo Alcaro, responsabile del programma Attori Globali dello IAI. “A sua volta, l’attacco iraniano era stato portato in rappresaglia contro il bombardamento da parte di Israele del consolato iraniano a Damasco”.
“Per quanto riguarda l’attacco israeliano del 18 aprile, sembra essersi trattato di un attacco molto limitato, effettuato con droni che sono partiti all’interno dello stesso territorio iraniano, e quindi operati da quinte colonne antiregime legate all’intelligence iraniana. Un’altra ipotesi è che i droni siano partiti da aree immediatamente a ridosso ai confini dell’Iran, come per esempio l’Azerbaijan” continua Alcaro. “L’attacco non ha causato né vittime né danni significativi. Se questa è l’intera estensione della contro rappresaglia israeliana e la sua modesta identità indica che la pressione da parte degli Stati Uniti – ma anche degli europei e dei paesi arabi – perché contenesse l’escalation ha avuto un certo effetto sul governo israeliano”.
coordinatore delle ricerche e responsabile del programma Attori globali dell’Istituto Affari Internazionali. I suoi interessi di ricerca si concentrano sulle relazioni transatlantiche, in particolare sulle politiche di Stati Uniti ed Europa nel vicinato europeo. Di recente ha pubblicato un libro sul ruolo dell’Europa nella crisi nucleare iraniana,“Europe and Iran’s Nuclear Crisis. Lead Groups and EU Foreign Policy-Making” (Palgrave Macmillan, 2018).