Le priorità della politica estera italiana

Questo articolo è tratto dal messaggio di Luigi Di Maio, Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, inviato in occasione della presentazione del Rapporto IAI 2021 sulla politica estera italiana, giovedì 17 marzo 2022

Il rapporto dell’Istituto Affari Internazionali sulla politica estera italiana nel 2021 è un documento prezioso, fondamentale per raccogliere riflessioni e valutazioni sulla politica estera italiana. Un documento rivolto al pubblico, alla comunità di esperti, ma anche ai decisori politici e a chi è chiamato direttamente a contribuire all’azione di politica estera italiana. Ringrazio dunque lo IAI per il lavoro svolto e per il proficuo scambio di vedute che esso alimenta.

La drammatica crisi delle ultime settimane – che purtroppo mi impedisce di essere con voi oggi in persona – si è innestata su uno scenario internazionale già molto complesso, accrescendone i tratti di incertezza e imprevedibilità. Mentre permangono ancora gli effetti economici e sociali della pandemia, assistiamo al prepotente ritorno dei problemi di sicurezza. Prima con il ritiro dall’Afghanistan, la scorsa estate, e oggi con la crisi russo-ucraina.

Vorrei, anche in questa occasione, ribadire che l’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina costituisce una gravissima violazione del diritto internazionale e di valori e principi irrinunciabili per la comunità internazionale. In questo contesto, il Governo italiano, con la Farnesina in prima fila, sta portando avanti un’azione incessante per mettere in atto, in stretto coordinamento con partner e alleati in ambito NATO, UE e G7, una risposta ferma, coesa ed efficace nell’imporre sanzioni massicce alla Russia per la sua condotta inaccettabile. Allo stesso tempo, stiamo fornendo assistenza alla popolazione ucraina afflitta dalla guerra, ai rifugiati e agli sfollati, e soprattutto alle categorie più vulnerabili, a iniziare dai minori.

L’aumento dell’instabilità e dell’insicurezza internazionali impongono una riflessione su come far fronte a sfide e trasformazioni in atto. Il ritorno della guerra in Europa e della più grave crisi umanitaria nel nostro continente dopo la Seconda Guerra Mondiale, ci impone di agire a salvaguardia dei valori liberaldemocratici su cui si fonda la nostra società e dei cardini dell’ordine internazionale che regolano la convivenza pacifica e la collaborazione tra gli Stati.

Per l’Italia, l’ancoraggio euro-atlantico e l’appartenenza ai suoi valori rappresentano un punto fermo che va rafforzato attraverso un maggior coordinamento tra alleati e partner.

Come per la pandemia, anche di fronte alla crisi ucraina l’Unione europea ha dimostrato di saper reagire in maniera coesa e incisiva, trovando le risorse morali, oltre che finanziarie, per realizzare un’Unione più unita e solidale. Dobbiamo sfruttare questa spinta trasformativa per compiere ulteriori passi in avanti, affinché l’Unione sviluppi una propria autonomia in settori strategici quali la difesa, l’energia, lo sviluppo tecnologico, la produzione e l’approvvigionamento di beni essenziali.

L’Italia sostiene da tempo la ricerca di una maggiore autonomia europea attraverso il rafforzamento e l’avanzamento del progetto comunitario. Lo abbiamo fatto contribuendo al lancio del Next Generation EU e partecipando con entusiasmo alla Conferenza sul Futuro dell’Europa, ma anche sviluppando il dialogo bilaterale tra Stati membri nel segno di un coordinamento ancora più stretto a Bruxelles per un’Europa più forte. Mi riferisco, in particolare, alla firma del Trattato del Quirinale con la Francia, al futuro piano di azione per una cooperazione bilaterale rafforzata tra Italia e Germania e alla riflessione su un quadro strutturato di collaborazione con la Spagna.

Questo rafforzamento dei rapporti con i nostri partner e del profilo dell’Ue è anche funzionale al perseguimento degli impegni europei nel Mediterraneo allargato e in Sahel. Impegni che abbiamo sostenuto con convinzione e che dovranno affiancarsi ad un più ampio coinvolgimento degli attori regionali. Crediamo infatti che solo attraverso estesi formati di cooperazione – come nel caso della Coalizione Globale anti-Daesh, cornice in cui, su impulso dell’Italia, è stato recentemente istituito un focus group per monitorare il rischio terroristico in Africa – si possano superare sfide comuni e puntare ad una stabilizzazione di lungo periodo.

Soprattutto nel Mediterraneo allargato e in Africa, l’Italia è impegnata a sostegno di pace e stabilità e per favorire dinamiche di sviluppo sostenibile. Penso, in particolare, alla Libia, dove restiamo in prima linea per favorire la stabilizzazione e il completamento del processo di transizione. Come anche al Sahel, dove il peggioramento del quadro securitario e la vulnerabilità delle popolazioni a fronte di fragilità istituzionali, terrorismo, povertà, migrazioni, impatto dei cambiamenti climatici – solo per menzionare alcuni dei fattori di instabilità che attraversano la regione – richiedono la massima attenzione internazionale. La nostra azione si traduce perciò anche nella promozione di periodici appuntamenti di confronto e scambio dedicati a queste aree di prioritario interesse strategico per il nostro Paese, quali i MED Dialogues o la Conferenza Ministeriale Italia-Africa.

Dialogo e inclusione sono i tratti distintivi della politica estera italiana, con un approccio che comprende anche un’interlocuzione costruttiva, sempre ferma sui principi, con attori globali, come la Cina, e con gli attori regionali coinvolti nei diversi teatri.

La cultura inclusiva della politica estera italiana ha contraddistinto il nostro contributo all’agenda internazionale in particolar modo nel 2021, anno in cui l’Italia è stata al centro dei più importanti eventi multilaterali – dalla Presidenza del G20 alla co-presidenza della COP26, dal Global Health Summit alla già citata Coalizione Globale anti-Daesh.

Nel 2022 questo impegno sta proseguendo, anzitutto nel quadro del Consiglio d’Europa, del quale deteniamo la Presidenza del Comitato dei Ministri. Tra le nostre priorità di Presidenza figura la promozione dei valori comuni dell’organizzazione, a partire dalla tutela dei diritti umani, cui attribuiamo un’importanza strategica. In tale sede e a salvaguardia di questi valori, su nostro impulso, il Comitato dei Ministri ha deciso lo scorso 25 febbraio l’avvio della procedura di sospensione della Russia che ha portato a compimento ieri deliberando in riunione straordinaria, anche in seguito alla notifica da parte di Mosca di voler ritirarsi dal Consiglio d’Europa.

Intendiamo continuare a mantenere alta l’attenzione internazionale su temi prioritari per le generazioni presenti e future anche nell’ambito del Consiglio Ministeriale OCSE di giugno, di cui anche deteniamo la Presidenza, e dove tra le questioni centrali su cui ci concentreremo vi saranno anche le transizioni energetica e digitale.

Lungo queste direttrici, l’Italia intende condurre la propria politica estera anche nel 2022, nella convinzione che la diplomazia resti uno strumento essenziale. Uno strumento cui non intendiamo rinunciare anzitutto con riguardo alla crisi russo-ucraina, ai fini di una cessazione delle ostilità e per una soluzione sostenibile del conflitto. Non possiamo permetterci di perdere fiducia nel valore della diplomazia, a maggior ragione a fronte dei rischi di un’ulteriore escalation militare posti dall’attuale drammatico scenario internazionale.

Foto di copertina ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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