Cautela turca: Ankara e l’accesso militare russo al Mar Nero

Quando l’Ucraina ha chiesto alla Turchia di interdire l’accesso al Mar Nero di navi militari russe si è puntualmente presentato il problema dell’applicazione della Convenzione di Montreux del 1936.

La questione ha un suo fondamento, ma la Convenzione – che regola il transito negli Stretti Turchi –  presenta  ambiguità e lacune. Responsabile dell’ applicazione ne è la Turchia che si avvale del suo ruolo politico-militare di custode degli Stretti nell’interesse della Comunità internazionale e dei Paesi rivieraschi del Mar Nero, Russia inclusa.

La posizione della Turchia è quindi  di garanzia, ma l’esercizio della suoi poteri appare non sindacabile, essendo svincolato dall’obbligo di sentire gli Stati Parte di Montreux (tra cui vi è l’Italia) o di render conto alle Nazioni unite.

La richiesta ucraina ad oggi non è stata ancora valutata dalla Turchia, nonostante fossero già  circolate notizie di segno contrario. Questo conferma la cautela di Ankara nel  muoversi  in uno scenario che comunque, nel settore  navale, è senz’altro di guerra.

Obsolescenza di Montreux

Il regime di passaggio è regolamentato dalla Convenzione di Montreux in senso parzialmente liberistico prevedendo il diritto incondizionato di transito per le navi (portaerei escluse) dei Paesi rivieraschi del Mar Nero, ma imponendo limitazioni a quelle di altra bandiera.

In tempo di guerra, qualora la Turchia non sia belligerante, è stabilito il medesimo regime. Misure restrittive furono infatti prese verso navi tedesche soltanto quando nel 1945 la Turchia entrò in guerra contro la Germania.

Diverso il caso di navi di Paesi non in conflitto con la Turchia i quali siano tuttavia belligeranti, appartengano al  Mar Nero o no. L’art. 19, n.2 e 3  della Convenzione  stabilisce il divieto di transito, a meno di casi di intervento sulla base di trattati di mutua assistenza conclusi nell’ambito della Lega delle Nazioni. Pare che la clausola fosse stata inserita nell’interesse della Russia legata a quel tempo alla Francia.

La finalità primaria di un tale regime è la sicurezza della Turchia. Non secondaria è tuttavia la salvaguardia della integrità territoriale degli altri  Paesi  rivieraschi e, in ultima analisi, il mantenimento della pace in Mar Nero.

Nel 1945 gli Stati Uniti, allarmati dalle mire espansionistiche sovietiche, proposero di consentire il libero transito di unità di Paesi operanti in Mar Nero per ristabilire la pace sotto egida delle Nazioni unite, oppure in legittima difesa in favore di Paesi  alleati.

Viene tuttora notato che Montreux, concepita sotto l’ombrello della Lega delle Nazioni, non tiene  conto del sistema di sicurezza delle  Nazioni unite. Essa ignora inoltre i principi del diritto del mare relativi al passaggio negli stretti internazionali codificati nella Convenzione delle Onu del 1982, ponendosi come lex specialis.

Scenari di guerra

Montreux, per quanto datata, considera  la realtà di un conflitto in Mar Nero. L’art. 19, n. 5 prevede infatti che gli Stretti non possano essere teatro di ostilità. Di qui la tesi che essi, come già avveniva prima di Montreux, siano demilitarizzati.

Le ostilità tra Russia e Ucraina si sono sinora svolte sul terreno o per aria, ma non per mare. Nulla esclude che una delle due Parti faccia uso della forza militare avvalendosi anche dei metodi della guerra marittima,  come la cattura di mercantili neutrali che trasportino merci destinate all’avversario  o che violino il blocco delle sue coste.

Certo è che, qualora la Turchia decidesse di chiudere gli Stretti, dovrebbe preventivamente valutare come affrontare in mare un eventuale rifiuto russo di obbedire al provvedimento. La chiusura non riguarderebbe comunque le Unità della Nato che potrebbero entrare secondo le procedure in vigore per gli Stati non in conflitto.

L’approccio soft di Ankara

La questione posta dall’Ucraina appare non priva di fondamento, anche alla luce del fatto che in anni recenti la Russia si è sempre avvantaggiata di una distratta applicazione del regime di Montreux durante i conflitti con la Georgia per l’Ossezia e l’Ucraina per la Crimea.

È da ritenersi tuttavia che Turchia non aprirà un dibattito politico sulla chiusura degli Stretti nell’interesse dell’Ucraina, privilegiando un approccio soft volto a non irritare inutilmente i Russi e mantenere una posizione di formale equidistanza.

E allora? Ankara si destreggerà ancora una volta tra Russia, Stati Uniti e Occidente assisa a cavallo degli Stretti come faceva la Sublime Porta. Intanto, il progetto del nuovo  Kanal Istanbul appare sempre più un mezzo per aggirare le pastoie di Montreux a danno della Russia,  consentendo alla Turchia di restare ora e sempre  arbitra di   tutte le vie d’acqua del Mar Nero.

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