Mar Mediterraneo: risorsa e dilemma italiano

Vari sono i nodi marittimi che l’Italia deve sciogliere: soccorso in mare (Sar), rapporti con la Guardia costiera libica e coordinamento delle Forze operanti in mare sono questioni in primo piano. Il Ministero che ha la delega per il mare dovrà inoltre cercare di rendere effettiva la giurisdizione nella Zona economica esclusiva (Zee) su pesca, ambiente, transizione energetica legata a parchi eolici e sfruttamento risorse fondali, ricerca scientifica. Non ultima, nell’agenda marittima, la valorizzazione dello spazio marittimo sommerso (dominio subacqueo) sinora rimasto nell’ombra ma balzato alla ribalta con il sabotaggio ai gasdotti Nord Stream 1 e 2.

Dilemma del SAR

L’impegno italiano nel Sar, dati alla mano, è unico nel contesto euromediterraneo. L’Italia applica scrupolosamente il principio secondo cui il centro che risponde ad una chiamata di soccorso, è quello competente fino allo sbarco dei migranti in un luogo sicuro, a meno che non intervenga un altro Paese. Andrebbe però concordata a livello europeo un’interpretazione condivisa della situazione di pericolo (distress) che rende obbligatorio il soccorso a prescindere dalla richiesta di assistenza.

L’Italia non ha dunque nulla da rimproverarsi, anche perché la Ue ha quasi ignorato il Sar, concentrandosi, con Frontex, sul controllo delle frontiere esterne. Di fronte alla sciagura di Cutro, la Commissione ha adottato la gestione integrata delle frontiere indicando l’esigenza di “sviluppare le migliori pratiche di condivisione tempestiva e completa delle informazioni”. Non un vero impegno nel soccorso, quindi, ma solo un invito a cooperare, magari con accordi dedicati.

Il dilemma italiano è cosa fare per i soccorsi nella Sar libica, considerate le ridotte capacità marittime di Tripoli nonché le riserve sul trattamento delle persone salvate. Di recente la nostra Guardia costiera ha ripreso a colloquiare con quella libica per l’assistenza a persone segnalate da Alarm Phone, ma è difficile che ritorni a coordinare operazioni nella Sar di Tripoli come fatto fino a giugno 2018. La Commissione Ue ha riconfermato il sostegno al governo tripolino per il controllo delle frontiere preannunciando la fornitura di nuovi mezzi. Il portavoce ha precisato, tra l’altro, che l’operazione EUNAVFORMED “Irini” non può operare in acque libiche poiché le attività Sar sono di esclusiva competenza delle autorità locali.

Sorveglianza marittima

Nel “Decreto Cutro” ha fatto capolino una norma per sviluppare il “Dispositivo integrato interministeriale di sorveglianza marittima (DIISM)“, incentrato sulla Marina, che da anni ne attende l’approvazione. L’iniziativa, ritirata per dubbi espressi da alcuni Ministeri in difesa di proprie competenze, potrebbe essere ripresentata essendone stata riconosciuta la validità ai fini della sicurezza nazionale.

Sicurezza e Sar si interfacciano. Dopo il naufragio, tuttavia, si è ipotizzata una sottovalutazione del soccorso a beneficio delle attività di polizia contro i trafficanti. In realtà, chi guardi attentamente la Regolamentazione del 2003 sul controllo dell’immigrazione via mare deve riconoscere che la funzione SAR è in ogni caso prioritaria ed autonoma rispetta a qualsiasi altro settore dell’azione dello Stato sul mare.

La Marina ha un fondamentale ruolo nell’elaborare il quadro informativo dei traffici marittimi che si estende anche al dominio subacqueo. Con la creazione a La Spezia di un “Polo nazionale della subacquea” alla Forza armata è stata riconosciuta competenza per le connesse attività operative e tecnico-cientifiche in questo spazio.

Significativo è che la Fondazione Leonardo abbia organizzato un convegno dedicato a questa nuova dimensione dello spazio marittimo fatta di condotte, cavi, ecosistemi, risorse minerali inesplorate, droni subacquei, minacce asimmetriche. L’obiettivo è una “governance degli spazi subacquei, attraverso un referente unico in grado di gestire gli aspetti regolator (…) sulle attività che si svolgono sopra e sotto la superficie del mare, attraverso una conoscenza integrata dello stato dei fondali marini”.

Sistema-mare

L’Italia dovrebbe valorizzare le sue risorse marittime per farne un punto di forza geopolitico ed un fattore di sviluppo economico. Ma la frammentazione di competenze ministeriali è un ostacolo. Un primo passo è stato il ministero delle Politiche del mare che, secondo il DL 173-2022, coordina le politiche relative a settori come «tutela e valorizzazione della risorsa mare dal punto di vista ecologico, ambientale, logistico, economico».

Al di là del teorico coordinamento, restano saldamente in mano ad altri ministeri competenze strategiche relative a Sar, polizia e sorveglianza, navigazione, energia offshore, pesca ed ambiente. Al contrario, la nascente organizzazione della “subacquea” non ha un unico referente ministeriale che regolamenti la sua giurisdizione nella Zee nazionale spazialmente delimitata. Occorre superare lo svantaggio strutturale che limita la proiezione marittima internazionale del Paese. La speranza è che la Presidenza del consiglio lavori per accentrare le competenze marittime invertendo la rotta rispetto alla soppressione della Marina mercantile.

Foto di copertina ANSA/SOS HUMANITY

Ultime pubblicazioni