Il recente vertice Nato ha sancito alcune decisioni importanti, tra le quali l’avvicinamento dell’Ucraina all’Alleanza atlantica e il superamento dell’impasse per l’adesione della Svezia, mentre sullo spazio i risultati sono stati più modesti.
Lo spazio nel Comunicato del summit
I risultati di Vilnius sono stati riassunti in un lungo Communiqué di 90 punti che mostra come si sia allargato nel tempo il ventaglio di temi che la Nato affronta. Da un lato ritorna un rafforzamento dei compiti più tradizionali di deterrenza e difesa, ma in un’ottica multi-dominio che comprende anche le nuove dimensioni operative del cyber e dello spazio, dall’altro attivandosi anche su temi come il cambiamento climatico.
Andando a guardare più da vicino il campo dello spazio, a distanza di un anno dallo storico Vertice di Madrid, di quattro dalla pubblicazione della Overarching Space Policy della Nato nel 2019 e dal riconoscimento dello spazio come quinto dominio operativo, non è ancora del tutto chiaro a che punto sia l’Alleanza con l’adattamento delle proprie capacità e piani rispetto all’ outer space.
Eppure, se come recita il Comunicato di Vilnius sulla scia di quanto scritto nel Concetto Strategico un anno fa, la postura di deterrenza e difesa dell’alleanza è composta da un “mix” di capacità nucleari, convenzionali e missilistiche, “complemented” da capacità cyber e spaziali, è evidente che in una fase di rafforzamento di tale postura la componente spaziale dovrebbe crescere, o rafforzarsi, insieme alle altre. Questo a maggior ragione dato il ruolo che i sistemi spaziali hanno giocato nell’attuale conflitto in Ucraina e la constatazione, emersa nel Comunicato come a Madrid, che il dominio spaziale viene utilizzato anche dalla Cina per mettere in discussione l’ordine internazionale.
Lo spazio può e deve giocare un ruolo maggiore sia nel facilitare e rendere più rapidi i processi decisionali dell’Alleanza grazie agli assetti spaziali alleati, sia nel rafforzare la postura di deterrenza e difesa in prospettiva multi-dominio.
Tuttavia bisogna attendere il 67° paragrafo del documento di Vilnius per trovare la parte dedicata allo spazio, in cui vengono riportate intenzioni e risultati. Gli alleati dichiarano di aver accelerato l’integrazione della dimensione spaziale nella propria pianificazione militare, nelle esercitazioni, e nelle operazioni interforze e multi-dominio tanto in tempo di pace quanto di crisi e conflitto. La precisazione sui tre diversi tempi – pace, crisi e conflitto – è importante, considerando che molte delle minacce e incidenti dallo, allo e nello spazio non implicano necessariamente un attacco armato e piuttosto rientreranno in una zona grigia sotto la soglia del conflitto, elemento tipico delle minacce ibride.
Per dissuadere eventuali avversari in questo dominio, l’Alleanza ha di fatto esteso la “copertura” dell’art.5 del Trattato di Washington sulla difesa collettiva alle operazioni ostili dallo, allo e nello spazio. In funzione dei requisiti e dei nuovi piani di difesa, gli Alleati si sono impegnati quindi a rafforzare la condivisione dei dati, dei prodotti e dei servizi spaziali.
Il nuovo programma Nato Alliance Persistent Surveillance from Space
L’elemento più tangibile che si rileva negli ultimi mesi è probabilmente il lancio di un programma multinazionale sulla sorveglianza dallo spazio (Alliance Persistent Surveillance from Space – APSS) che viene riportato nel Comunicato e che dovrebbe migliorare le capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione dell’Alleanza.
L’APSS punta ad aumentare la condivisione tra gli alleati di intelligence proveniente da sistemi spaziali, velocizzare il processo di aggregazione e fusione dei dati con l’utilizzo di intelligenza artificiale, e assicurarsi che i dati ottenuti siano utilizzabili dai decisori e comandanti. Al programma partecipano non solo 16 alleati distribuiti trasversalmente in termini geografici, tra i quali Finlandia, Francia, Italia, Lussemburgo, Polonia, Regno Unito, Spagna, Turchia e Stati Uniti, ma anche la neo-invitata Svezia. Stride l’assenza della Germania, essendo Berlino tra i pochi membri europei con più capacità nel settore spazio.
Solo una minoranza degli alleati possiede infatti capacità spaziali rilevanti, quindi i Paesi aderenti potranno contribuire all’APSS in varie forme, mettendo in condivisione i loro sistemi spaziali, oppure i dati e le tecnologie derivanti da assetti governativi o commerciali space-based, o finanziando l’acquisto di dati satellitari provenienti da operatori commerciali. Come dichiarato in passato, l’obiettivo per la Nato non è possedere o gestire assetti spaziali propri, ma utilizzare quelli esistenti (e futuri) dei suoi membri.
Viste l’architettura “aperta” e “data-based” del programma, e al tempo stesso la conferma a Vilnius dell’avvicinamento dell’Ucraina all’Alleanza e dell’importanza dei partner nell’Indo Pacifico come direttrici strategiche per la Nato, non è da escludere che la partecipazione all’APSS venga allargata a Kyiv o Tokyo, in una prospettiva di condivisione di intelligence.
In generale, le sfide e le caratteristiche del dominio spaziale richiedono alla Nato un cambio di passo in termini di cooperazione e partenariato strategico con Paesi e organizzazioni affini per interessi e principi. Si tratta infatti di inserire come un valore aggiunto l’Alleanza in un contesto che vede già forti competenze nazionali in alcuni Paesi leader, consolidati forum di dialogo in ambito Onu e non solo, un‘articolata cooperazione pan-Europea nella European Space Agency e un ruolo di attore a tutto tondo dell’Ue.
Partnership Nato-Ue, lo spazio resta lontano
Considerato che a gennaio 2023 lo spazio è stato giustamente inserito tra le nuove aree individuate nella Dichiarazione congiunta Nato-Ue per approfondire la cooperazione tra le due organizzazioni, sembra che a distanza di sei mesi poco si sia mosso su questo fronte. La partnership con l’UE è menzionata al 73° e 74° paragrafo su 90 nel Comunicato, e nonostante il documento ribadisca che si tratti di una partnership “essenziale” e “strategica” nei fatti questo sembra ancora lontano dalla realtà.
Inoltre, il Comunicato di Vilnius non menziona l’Ue quando tratta di spazio e viceversa, non dando così un forte e ed esplicito mandato politico-istituzionale top-down alle strutture Nato per spingere la cooperazione con l’Unione in questo settore. Al poco slancio dell’Alleanza corrisponde il linguaggio blando della recente Strategia spaziale dell’UE per la Sicurezza e la Difesa, che parla di esercitazioni parallele e coordinate con la Nato con elementi relativi allo spazio come una “possibilità” e non una certezza o perlomeno un obiettivo.
Anche alla luce delle diverse questioni rimaste aperte sulla governance dello spazio in Europa, comprese le sue dimensioni di sicurezza e difesa e quindi la risposta a minacce dallo, allo, e nello spazio, è fondamentale che le due organizzazioni dialoghino davvero su questo tema, onde evitare che lo spazio diventi una parola in più in una lunga lista della spesa, fatta di potenziali ma inespresse aree di cooperazione.
Foto di copertina Vega Space Transportatio