Richiesta di ammissione alle Nazioni Unite: porte chiuse per la Palestina

Un veto annunciato, quello degli Stati Uniti (USA), che ha bloccato l’ingresso della Palestina come Stato membro, impedendo l’adozione della risoluzione del Consiglio di sicurezza (esito; qui il meeting). Malgrado il sostegno di 12 Paesi (Algeria, Mozambico, Sierra Leone, Guyana (qui la dichiarazione Guyana), Ecuador, Russia (Russia), Cina (Cina), Francia (Francia), Slovenia, Malta, Giappone (Giappone), Repubblica di Corea), l’astensione di Regno Unito (qui la dichiarazione di voto Regno Unito) e Svizzera (Svizzera), la Palestina, anche questa volta, non riesce a passare dal ruolo di Stato non membro osservatore (ottenuto nel 2012) a Stato membro. Una conclusione scontata. La Palestina, dopo 12 anni, anche alla luce della drammatica situazione a Gaza, dei continui proclami sul rispetto delle risoluzioni ONU e delle dichiarazioni sulla necessità che vi siano due Stati – Israele e Palestina – ci aveva riprovato, ma prima di arrivare al voto dell’Assemblea generale (articolo 4 della Carta delle Nazioni Unite) era necessario il sì del Consiglio di sicurezza.

La richiesta di ammissione era arrivata sul tavolo del Comitato per l’ammissione alle Nazioni Unite (qui il rapporto del Comitato rapporto del Comitato2) dall’Autorità nazionale palestinese che ha provato a passare dalla qualifica di Stato osservatore (posizione analoga a quella del Vaticano) a quella di Stato membro. Il Consiglio di sicurezza, nel corso della riunione a porte chiuse dell’8 aprile (qui il link al meeting), aveva deciso di inviare al Comitato la lettera del 3 aprile con la quale il Segretario generale (n2409322) aveva comunicato la richiesta  arrivata dalla Palestina il giorno prima. Il testo dell’istanza è quello contenuto nella precedente richiesta del 23 settembre 2011 (n1151258).

Qui un elenco dei veti posti nel corso degli anni dagli Stati alle domande di ammissione.

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