Il ruolo delle molecole nella transizione energetica europea

Il Green Deal europeo comporterà una sostanziale trasformazione del mix energetico continentale e italiano con un rilevante contributo di energie rinnovabili ed elettrificazione. Tuttavia, queste non potranno coprire interamente il fabbisogno energetico, specialmente in alcuni settori, obbligando a considerare e analizzare il ruolo delle molecole all’interno del sistema, anche alla luce della crisi energetica.

La crisi del gas in Europa

Nel 2021, il gas naturale consumato nell’Unione Europea equivaleva circa a 400 miliardi di metri cubi di gas, consumato essenzialmente in tre settori: elettrico, residenziale e industria. Per soddisfare la sua domanda, l’Ue ha dovuto far affidamento alle importazioni, con un ruolo decisivo della Russia che contribuiva a circa il 40% delle importazioni europee (pari a circa 155 miliardi metri cubi nel 2021). Tuttavia, dalla fine del 2021 in poi il gas è diventato fattore di tensioni geopolitiche senza precedenti in seguito alla guerra russa in Ucraina. Nell’arco del 2022, Mosca ha ridotto deliberatamente le proprie forniture di gas (-80 miliardi di metri cubi nel 2022) verso i paesi Ue con l’obiettivo di frammentare il fronte europeo, stretto tra due sfide: la mancanza di volumi e l’innalzamento dei prezzi.

A fronte dei prezzi record, i governi europei hanno allocato circa 650 miliardi di euro da settembre 2021 a gennaio 2023, secondo le analisi di Bruegel, per poter proteggere cittadini e aziende. Questo approccio, che ha previsto sussidi per la maggior parte universali, tuttavia non è replicabile e sostenibile fiscalmente. Per questo, è cruciale che i governi attuino una politica fiscale di sostegno e protezione dai prezzi incentrata sui cittadini più vulnerabili e sulle aziende strategiche.

Per quanto riguarda la necessità di assicurarsi volumi alternativi a quelli russi, i paesi europei hanno riscoperto l’importanza della sicurezza energetica e della diversificazione – uno dei pilastri del piano REPowerEU oltre all’accelerazione della transizione. L’Ue è riuscita a superare la crisi grazie al contributo decisivo del gas naturale liquefatto (GNL)– specialmente americano. L’Italia ha potuto giovare di una rete maggiormente diversificata e dei suoi solidi legami politici ed energetici con storici e nuovi partner dell’area del Mediterraneo, in primis l’Algeria. Alla luce di queste caratteristiche e della riconfigurazione dei flussi energetici, l’Italia ha espresso l’ambizione di diventare un hub energetico e ponte tra l’Africa e l’Europa.

Dallo scoppio della crisi, il ruolo della domanda energetica in risposta a eventuali shock ha acquisito una rilevanza centrale strategica. I governi europei hanno deciso di ridurre la domanda di gas del 15% rispetto alla media dei cinque anni precedenti in modo da ridurre la pressione sui prezzi. Tale politica è proseguita anche nel 2023 (circa -20% rispetto il 2021) grazie a maggiore efficienza energetica, aumento delle tecnologie verdi ma anche temperature più miti. Inoltre, un ruolo decisivo lo ha avuto anche il settore industriale, attraverso un contenimento della produzione. Nonostante un assottigliamento dello squilibrio tra domanda e offerta e i prezzi più bassi, la domanda di gas del settore industriale pare non ritornare ai livelli pre-crisi. Nel gennaio 2024 il consumo di gas nel settore industriale era più basso (17%) di quello nel gennaio 2021. Tutto ciò solleva dubbi e incertezze sulla competitività dell’industria europea e sulla natura strutturale di questo declino con importanti conseguenze sociopolitiche ed economiche.

La strada per la transizione energetica europea

Si è registrato un crescente impegno politico riguardo alla dimensione ambientale del gas, specialmente per quanto riguarda le emissioni di metano. Difatti il metano ha un contenuto climalterante 80 volte più potente della CO2. Ridurre le emissioni di metano è una delle azioni più rapide, fattibili ed economiche per ridurre il riscaldamento globale, grazie alle tecnologie esistenti. Proprio per questo, dopo aver lanciato la Global Methane Pledge durante la COP26 a Glasgow nel 2021, nell’aprile 2024 l’Ue ha approvato finalmente il regolamento sul metano, che mira a ridurre le emissioni di metano dal settore oil and gas attraverso obblighi di riparazione e divieti flaring e venting. L’aspetto più rilevante del regolamento è l’inclusione di standard e requisiti equivalenti a quelli europei anche per i volumi importati visto la forte dipendenza europea ed italiana. Visto anche il riferimento alle emissioni di metano nella bozza del PNIEC, questo aspetto può e dovrebbe essere anche uno degli elementi di politica energetica ed estera italiana nella sua azione nel Mediterraneo.

Allo stesso tempo, è previsto che l’accelerazione delle politiche climatiche, oltre ai prezzi sopra la media storica, comporterà una più rapida riduzione della domanda di gas nei prossimi anni. Di fatti il pacchetto Fit for 55 presuppone una riduzione del 30% della domanda di gas europea al 2030 rispetto ai livelli del 2019, mentre il piano REPowerEU comporterà una riduzione aggiuntiva di 100 bcmal 2030, se interamente implementato.

Ciononostante, le molecole non scompariranno dal mix energetico, specialmente in alcuni settori, quali le industrie pesanti e il trasporto marittimo dove l’elettrificazione non è una soluzione fattibile. Per questo motivo, governi e aziende stanno considerando lo sviluppo dell’idrogeno. In aprile il Parlamento europeo ha approvato le riforme per sviluppare il mercato dell’idrogeno. Nonostante la mancanza di una strategia nazionale dell’idrogeno, l’Italia ambisce a diventare paese di transito per l’idrogeno pulito dal Nord Africa verso l’Europa continentale. Tuttavia, è necessario assicurarsi che la produzione, il trasporto e il consumo di idrogeno porti effettivamente benefici ambientali. Per questo, è essenziale affrontare il tema delle emissioni legate a tutta la catena del valore. Solo in questo modo, le molecole garantiranno la decarbonizzazione dell’Europa.

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