Summit Ue-Celac: ultimo treno Bruxelles-America Latina

Ultimo treno per l’Europa, direzione America del Sud. Si parte da Bruxelles, dove è in corso, fino al 19 luglio, il vertice tra i rappresentanti dell’Unione Europea (UE) e della Comunità di Stati latinoamericani e dei Caraibi (CELAC), una delle diverse manifestazioni del regionalismo sudamericano. Sessanta nazioni, a rappresentare 1,2 miliardi di cittadini e il 21% del PIL globale. Sarà il terzo summit tra i due blocchi regionali: i rapporti sono freddi, l’ultimo incontro è stato nel 2015, ma in ripresa, anche merito della presidenza spagnola del Consiglio dell’Unione.

Ci sarà anche Cuba, il cui presidente Miguel Díaz-Canel ha promesso di partecipare in maniera “costruttiva” all’incontro con l’Ue, di cui ha condannato il “comportamento manipolativo”. Non ci sarà il presidente venezuelano Nicolás Maduro, attualmente sotto indagine dalla Corte Penale Internazionale per sospetti crimini contro l’umanità. Per rilanciare la cooperazione, ai tavoli delle trattative del vertice si parlerà di ripresa economica, commercio e investimenti, ma anche di lotta al cambiamento climatico, innovazione, giustizia e sicurezza dei cittadini.

L’Ue ha reso noto che si discuterà anche di transizione verde e digitale, e il vertice sarà un’occasione per dimostrare un impegno condiviso per la democrazia, il rispetto dei diritti umani e il “sostegno all’ordine internazionale basato sulle regole”. Ma a scaldare le discussioni saranno soprattutto la guerra all’Ucraina e il trattato di libero scambio tra l’Ue e il Mercato comune dell’America meridionale (Mercosur), formato da Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay.

Guerra, commercio e clima

I due co-presidenti della riunione, Charles Michel del Consiglio Europeo e l’omologo pro-tempore della CELAC Ralph Gonsalves, di Saint Vincent e Grenadine, non hanno ancora inaugurato le sessioni lavorative ma la tensione diplomatica è già salita. A inizio giugno i paesi della CELAC hanno rispedito al mittente una bozza di dichiarazione congiunta per il summit stilata dalla diplomazia europea, che condannava la Russia per la guerra in Ucraina.

Nella contro-proposta è stato eliminato ogni riferimento alla guerra, menzionando minimamente l’accordo Ue-Mercosur. La presidenza spagnola dell’Ue aveva anche fatto recapitare un invito al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la cui presenza è però saltata a causa delle proteste dei leader latinoamericani. In più, nel documento l’America Latina ha chiesto all’Europa un risarcimento per l’occupazione coloniale subita. Tutto ciò ha evocato tra i corridoi di Bruxelles la possibilità che il summit si concluda senza una dichiarazione congiunta. Come ha ammesso un diplomatico europeo al Financial Times, “Se fallissimo potrebbe non esserci un prossimo incontro. È la nostra ultima occasione per rilanciare i rapporti”.

Il motivo di questa distanza dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi dalla causa di Kyiv è la loro posizione di “non allineamento attivo” tra l’Occidente e Mosca, spesso sposando i metodi diplomatici della Cina. Sarà però ancora più difficile che le trattative tra Ue e Mercosur, ferme dal 2019, si sblocchino questa settimana. Di entrambe le questioni si è fatto portabandiera regionale il presidente Brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, che nel suo tour europeo di giugno ha incontrato Emmanuel Macron a Parigi e il presidente Mattarella e il Papa a Roma, oltre ai premier di Spagna e Portogallo. In Europa, Lula ha portato la sua visione per una pace negoziata in Ucraina, e ha dettato la linea del Mercosur per un accordo “win-win” l’UE. Lula ha criticato Bruxelles per l’imposizione di sanzioni e target climatici per l’export del Mercosur, che ora aspetta a stilare una controproposta.

La strategia europea

In attesa del trattato con il Mercosur, dal 2013 il commercio totale tra UE e CELAC è aumentato del 39% raggiungendo 369 miliardi di euro. Inoltre, quasi 700 miliardi di euro di investimenti fanno dell’Unione uno dei primi investitori tra il Golfo del Messico e la Patagonia. Una cooperazione economica di assoluta importanza per Bruxelles, che però, assieme agli USA, negli ultimi anni ha perso terreno in favore della Cina. Per preparare il summit con la CELAC, a giugno la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen si è imbarcata per un tour latinoamericano che l’ha vista incontrare i presidenti di Brasile, Argentina, Cile e Messico.

Con Alberto Fernández e Gabriel Boric, von der Leyen ha parlato del contrasto all’influenza cinese nella regione e negoziato partnership strategiche per estrazione, commercio e investimenti nel campo delle materie prime, un settore cruciale per gli obbiettivi europei sulla transizione energetica. La Commissione UE punta a rilanciare le relazioni in questi e altri settori con la Global Gateway, un piano di investimenti in infrastrutture nei Paesi terzi per offrire un’alternativa alla Belt and Road Initiative Cinese.

Il trattato con il Mercosur e la Global Gateway fanno parte di una più ampia, dichiarata strategia europea per non perdere terreno in paesi chiave, che rischiano di finire nella sfera d’influenza delle autocrazie. La strategia, per cui Bruxelles ha da tempo stanziato molti finanziamenti, prevede anche investimenti in paesi come Brasile, Cile e Messico su energia, migrazioni, sviluppo economico, sicurezza e transizione digitale. Interessi e opportunità bilaterali per uno sviluppo comune, basato sul supporto al multilateralismo e ai valori democratici.

Cosa aspettarsi dal summit Ue-CELAC

Per tutte queste ragioni, il summit Ue-CELAC è carico di aspettative, ma rappresenta un terreno minato per gli interessi europei in America Latina. Saranno gli ospiti di Bruxelles a presentare maggiori proposte, ma anche ad avere meno da offrire e più da perdere. Agli occhi dei paesi della CELAC, la Cina sembra disposta a soddisfare tutte le richieste economiche, senza condizioni ambientali o democratiche. Il ruolo di potenza normativa che l’Ue punta a ritagliarsi in politica estera non permette a Bruxelles flessibilità e compromessi che agevolerebbero gli interessi latinoamericani. Colmare il vuoto di cooperazione lasciato dagli Stati Uniti di Trump e Biden richiede sforzi economici consistenti, e per ora il progetto Global Gateway non sta producendo numeri incoraggianti.

La buona notizia alla vigilia del vertice UE-CELAC è che la diplomazia europea è cosciente dell’unicità di questa occasione, e sembra avere un piano per riallacciare i legami con l’America Latina, portandola lontana dalla sfera di influenza delle autocrazie. Il fatto che molti paesi della regione, tra cui il Cile di Gabriel Boric e, volendo, il Brasile di Lula, vedano nell’alleanza con Bruxelles una forma di non-allineamento tra Washington e Pechino, potrebbe essere un elemento da sfruttare. Se il 17 e 18 luglio in una dichiarazione conclusiva UE e CELAC trovassero terreno comune sulla guerra in Ucraina e disincagliassero l’accordo con il Mercosur, il summit si rivelerebbe una grande rampa di lancio per la politica estera dell’Unione. In più, con le elezioni alle porte il premier spagnolo Pedro Sánchez potrebbe non avere troppo tempo da dedicare al vecchio Nuovo Mondo. Ne nascerà un’occasione per l’Italia?

Foto di copertina EPA/VICTOR CAIVANO

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