Rapporto IAI 2021: la politica estera italiana nella nuova competizione globale

Con qualche settimana di ritardo, dovuto a vari e comprensibili motivi, viene pubblicato in questi giorni il Rapporto dello IAI sulla politica estera dell’Italia nel 2021. Anche quest’anno il Rapporto è il risultato di un lavoro collettivo di vari ricercatori dello IAI che hanno analizzato la prestazione del governo e del Paese rispetto a varie aree tematiche e geografiche nel corso di un anno che era stato caratterizzato da una ripresa generalizzata dell’economia e da progressi importanti nel contrasto del Covid; ma anche dal persistere di un contesto internazionale caratterizzato da tensioni e fattori di instabilità.

2021: Pnrr, transizioni, ripresa economica

Il 2021 in Italia è stato l’anno del governo Draghi: un esecutivo sostenuto da un’inedita e ampia maggioranza, quasi di “unità nazionale”, testimonianza della straordinarietà della congiuntura che stava attraversando il paese tra le fine del 2020 e l’inizio del 2021. Insediatosi agli inizi di febbraio, fin dai primi giorni il governo si è trovato confrontato con due sfide principali: il contrasto del Covid-19 e la programmazione della ripresa economica nella fase del dopo-emergenza pandemica. Va riconosciuto che sul fronte della distribuzione dei vaccini e delle misure adottate per contenere i contagi l’azione del governo è stata complessivamente efficace, anche se, sul finire dell’anno sono cresciute le difficoltà a trovare un corretto equilibrio tra misure di contenimento dei contagi ed esigenze di ripresa di condizioni normalità.

Ma la sfida iniziale più importante per il Governo è stata quella di approvare un Piano Nazionale di Ricostruzione e Resilienza (Pnrr), coerente con le priorità definite in sede europea (transizione energetica e digitale), e in linea con le condizioni previste dalla Commissione europea. Nel definire il Pnrr il governo ha mostrato la  consapevolezza che sulla riuscita del piano si gioca il futuro del paese, ma anche che il successo del Pnrr italiano sarà decisivo nel determinare il successo del Next Generation EU a livello europeo.

Economia e geopolitica

Sul fronte dell’economia, la combinazione della drastica riduzione delle restrizioni ai movimenti delle persone e delle merci con importanti interventi di spesa pubblica hanno prodotto una crescita del PIL nazionale di 6,5%: un dato molto positivo, superiore alla media europea,  che è stato il risultato di una ripresa convergente della produzione di beni e servizi e della domanda interna. Un dato su cui però, già sul finire dell’anno, gravavano le incertezze dovute ad una ripresa generalizzata dell’inflazione (3,9% a dicembre 2021), all’aumento dei prezzi dell’energia e di alcune materie prime, a carenze di mano d’opera (soprattutto specializzata), a interruzioni nelle catene globali delle forniture e a problemi nella logistica e nei trasporti.

Sul fronte internazionale, il Governo ha confermato la tradizionale collocazione dell’Italia a sostegno dell’Unione Europea e dell’Alleanza atlantica, con un forte impegno per un rilancio del multilateralismo. In particolare in Europa, Draghi e il suo governo si sono mossi in maniera efficace, e in piena coerenza con la strategia definita in sede europea sui dossier più significativi. Sul contrasto del cambiamento climatico e sulla transizione energetica, il governo ha confermato il proprio impegno per misure in grado di consentire il raggiungimento degli obiettivi definiti in sede europea. Si è impegnato a realizzare una più diffusa digitalizzazione del Paese in linea con l’obiettivo europeo di una più compiuta sovranità europea sul digitale e sulle tecnologie di punta. Ha confermato la determinazione a rafforzare la politica estera comune e a sviluppare una difesa europea e una autonomia strategica della UE. Si è schierato senza indugi dalla parte delle istituzioni europee sul tema della difesa dello stato di diritto e del primato del diritto europeo sugli ordinamenti nazionali. Minori progressi si sono invece registrati, malgrado i vari tentativi da parte italiana, sul fronte delle politiche migratorie, a causa delle persistenti riserve di molti paesi membri sull’idea di rendere operativo il principio di solidarietà sul tema della gestione dei flussi migratori.

G20 e multilateralismo

Anche nella gestione della presidenza italiana del G20, Draghi e tutto il governo si sono mostrati all’altezza delle aspettative, malgrado un difficile contesto internazionale, le incertezze sulla evoluzione della pandemia, le crescenti tensioni fra Usa e Cina e il complicato rapporto con la Russia e la Turchia. In questa partita, l’Italia ha potuto contare sul ritorno sulla scena mondiale di una Amministrazione USA più disponibile alla concertazione con gli alleati europei, più favorevole al multilateralismo e alla cooperazione internazionale.

Grazie anche al rapporto personale di Draghi con Biden, il governo ha potuto valorizzare importanti convergenze con l’alleato americano sia sulle prospettive delle relazioni bilaterali che sui grandi temi dell’attualità internazionale. Il governo infine ha scelto con coerenza di schierarsi senza ambiguità dalla parte dei nostri tradizionali alleati occidentali nella competizione globale con la Cina e nel talora duro confronto con la Russia, ma evitando di usare toni polemici o antagonizzanti nei confronti di questi due paesi.

Nel Mediterraneo allargato, l’azione del governo è proseguita su una linea di  continuità rispetto a quella dei governi precedenti, ispirata dall’obiettivo di garantire condizioni di stabilità, sicurezza e sviluppo economico in una regione essenziale per gli interessi italiani. Ma anche condizionata dalla consapevolezza dei limiti dei mezzi a disposizione di una media potenza come l’Italia, in una partita che ha visto contemporaneamente un progressivo disimpegno degli Usa, un crescente protagonismo di Russia, Turchia e delle monarchie arabe del Golfo, e una sostanziale paralisi della Ue. Ma va anche riconosciuto che la  complessità delle varie crisi nella regione, non ha consentito al Governo di raggiungere risultati  coerenti con le aspettative e con l’impegno dispiegato.

Le nuove sfide in un equilibrio mutato

Il rapporto analizza la collocazione internazionale e la politica estera italiana nell’anno appena concluso secondo un approccio retrospettivo. Il testo é stato completato nel corso del mese di dicembre dello scorso anno, in una fase in cui le truppe russe si stavano ammassando ai confini dell’Ucraina, ma non era prevedibile che la crisi si sarebbe sviluppata nelle forme drammatiche di una brutale aggressione russa all’Ucraina cui stiamo assistendo in questi giorni.

Oggi dobbiamo constatare che, quali che ne siano gli esiti sul terreno, l’invasione russa dell’Ucraina é destinata a provocare conseguenze profonde, e a modificare assetti ed equilibri nel Vecchio Continente e sulla scena internazionale. Il governo italiano, pur senza indulgere a eccessivi protagonismi, si è finora mosso bene e ha fatto la sua parte in piena coerenza con gli impegni assunti in sede Nato e Ue, potendo contare su una non scontata compattezza delle forze politiche rappresentate in Parlamento. Il 2022 si è aperto però all’insegna di nuove sfide e di nuove incertezze che appaiono destinate a complicare l’azione dell’esecutivo, a rimettere in discussione programmi e strategie, a compromettere le prospettive di ripresa dell’economia. Sulla capacità di gestire queste sfide si dovrà giudicare l’azione del Governo in una anno reso complicato dalla prossima conclusione della legislatura e dalla ormai imminente campagna elettorale.

Foto di copertina EPA/ROBERTO MONALDO

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