La prima Strategia di sicurezza nazionale della Germania

È difficile che 75 pagine di documento strategico possano cambiare 75 anni di tradizione politica. Detto questo, è inevitabile che la prima Strategia di sicurezza nazionale (Nationale Sicherheitstrategie, Nss) pubblicata da un governo tedesco sia una cesura nel modo in cui Berlino si approccia al mondo.

Il documento, menzionato come un obiettivo prioritario per il governo nell’accordo di coalizione fra socialdemocratici (Spd), verdi e liberali (Fdp), era stato proposto per dare alla Germania uno strumento con il quale affrontare in maniera olistica l’attuale disordine globale. Quello che era però nato come un’espressione dell’ambizione tedesca di fare di più sul palcoscenico mondiale è diventato, a partire dal 24 febbraio 2022, una impellente necessità politica. Dopo lo scoppio della guerra, ogni mese di ritardo incorso nella elaborazione della Strategia ha intaccato la credibilità tedesca; non pochi commentatori erano allarmati dal fatto che un documento così pubblicizzato dal governo fosse rimasto vittima delle dispute fra ministero degli Esteri (a guida verde), cancelleria socialdemocratica e ministero delle Finanze (liberale). 

La svolta verso la sicurezza integrata

Dopo un anno di tentennamenti, mercoledì 14 giugno la Strategia è stata finalmente pubblicata per essere sottoposta a discussioni parlamentari. La Nss unisce diversi aspetti: serve a comunicare primariamente interessi e valori perseguiti dalla Germania a livello internazionale, a spiegare come Berlino considera le attuali tendenze globali e, soprattutto, tirare la somma da una giungla di documenti strategici, white papers e linee guida ministeriali già esistenti. Ciò rende la Nss un prodotto ibrido: da un lato, la Strategia guarda al passato e riassume lo stato dell’arte creando un’analisi a 360 gradi del contesto strategico nel quale si muove la Germania. Dall’altro, l’Nss introduce ufficialmente un concetto di “sicurezza integrata” che concettualizza la salvaguardia del paese mettendo al centro anche aspetti di human security, l’incolumità della società tedesca e le minacce ambientali. Da qui nasce anche l’ambizione di elaborare una serie di politiche che trasformino la Germania, uno stato federale caratterizzato da meccanismi interistituzionali spesso farraginosi, in un vero sistema-Paese, coinvolgendo anche gli stati federati e la popolazione in senso lato.

Il documento è concepito per apporre le fondamenta a strategie settoriali (alcune delle quali già esistono, come quella sulle materie prime, mentre altre sono ancora tutte da scrivere, come nel caso dello spazio o dei rapporti con la Cina). Ciò spiega la mancanza di dettaglio per quel che riguarda iniziative pratiche, anche se vengono identificate alcuni campi d’azione. La Germania deve diventare “capace di difendersi” (wehrhaft), resiliente e sostenibile. I rapporti con Stati Uniti e Francia sono considerati i due cardini delle relazioni estere tedesche (la clausola di mutuo soccorso nel trattato di Aquisgrana viene addirittura posto sullo stesso piano dell’articolo 5 del Trattato Nordatlantico e dell’articolo 42 par. 7 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea); la spesa militare dovrà assestarsi su una “media pluriennale” del 2 per cento del Pil. È invece esclusa la formazione di un Consiglio di sicurezza nazionale, caldeggiata soprattutto dai liberali e dalla destra Spd ma considerata un depotenziamento del ministero degli Esteri a favore della cancelleria. 

Interessi e valori, ma nessuna priorità

Pur confermando l’impegno su classici temi cari alla diplomazia tedesca, come il disarmo e la riforma dell’Onu, è evidente che Berlino si sia resa conto di non poter essere un vaso di coccio in un mondo di ferro. L’Unione europea è considerata il principale moltiplicatore di forze su un numero di temi, dallo spazio al consolidamento dell’industria della difesa. La Nato è confermata come unica organizzazione in grado di difendere il continente, mentre per l’Ue è previsto un ruolo di security provider e di prevenzione di crisi nel vicinato. La transizione ambientale e le minacce derivanti dalla crisi climatica sono visti come principale ambito nel quale è ancora possibile una robusta diplomazia multilaterale, anche con rivali come la Cina. 

Nel documento sono elencati numerosi ambiti di azione sicuramente utili e importanti, ma ciò che manca è spesso un fil rouge che permetta di capire quale dei problemi individuati abbia la precedenza. Alcune sezioni del documento riassumono agilmente le contraddizioni insite nella politica estera e di difesa tedesca: in ambito di acquisizione di armamenti, ad esempio, Berlino punta ad un approccio comune europeo – ma soltanto se esso non comporti sacrificare capacità o rapidità nei processi di procurement. Questa quadratura del cerchio è molto ardua, ed effettivamente l’impressione è che la Nss non fornisca quello che un documento strategico dovrebbe dare: delle linee guida utili per affrontare eventuali dilemmi politici. Ciò è reso ancora più problematico da un piccolo inciso ripetuto anche durante la conferenza stampa di presentazione dal ministro delle Finanze Christian Lindner: la Strategia non potrà portare a un aumento del debito pubblico

Dal momento però che la Nss dovrebbe quindi portare ad una rimodulazione della spesa, sarebbe stato necessario specificare quali sono le priorità che si deciderà di finanziare e cosa subirà tagli. Forse era inevitabile per un governo di coalizione tutt’altro che coeso su temi economici, ma rimane il fatto che la Strategia di sicurezza nazionale rimane un documento incompleto e che potrà essere giudicato solo alla luce dei segmenti ancora attesi (soprattutto sulla Cina) e dalle azioni politiche che seguiranno. 

Foto di copertina EPA/CLEMENS BILAN

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