Cosa sapere della svolta tedesca su difesa e sicurezza

L’invasione russa e la guerra della Russia all’Ucraina hanno innescato una serie di cambiamenti epocali sulla scena internazionale. Nell’ambito della difesa, quello seguito con più interesse all’interno dell’Unione europea rimane sicuramente la decisione tedesca di ‘riarmarsi’, o meglio di tornare a colmare una serie di lacune nel campo della difesa.

La reazione all’aggressione di Mosca

La politica aggressiva di Mosca ha precipitato drasticamente quella che sarebbe altrimenti stata una lenta presa di coscienza da parte di Berlino. Da anni, ad esempio, si parla dell’assenza di un nuovo sistema di difesa antimissile e antiaerea a medio raggio: il ministero della Difesa aveva definitivamente rinunciato all’acquisto del TLVS (Taktisches Luftverteidigungssystem) prodotto dall’europea MBDA e dall’americana Lockheed Martin nel 2019 per motivi di budget, lasciando incompleta l’architettura di difesa missilistica della Repubblica Federale.

Solo un mese dopo lo scoppio della guerra, la commissione Difesa del Bundestag ha tenuto un’audizione per il possibile acquisto del sistema israelo-americano Arrow 3 volto a coprire proprio tale gap. Anche l’acquisto degli F-35 americani, dopo anni di mancate risposte riguardo la permanenza tedesca nel programma di condivisione nucleare, è stato deciso a pochi giorni dallo scoppio del conflitto. Insomma, nei limiti imposti dai processi di procurement, la Germania ha dimostrato di poter prendere iniziative di difesa in tempi rapidi.

Il fondo speciale per la difesa

Era però inverosimile che la rivoluzione nella politica di difesa tedesca potesse compiersi in pochi mesi. Aspettative realistiche non impediscono di ignorare la miriade di problemi in cui rischia di impantanarsi la “Zeitenwende”, la grande svolta politica che il cancelliere Scholz ha dichiarato all’indomani dell’invasione dell’Ucraina. L’annuncio che ha suscitato più scalpore è stato sicuramente il fondo speciale da 100 miliardi di euro con cui Berlino spera di rimediare agli anni di tagli e inefficienza. L’attuazione del Fondo speciale è diventata un imperativo politico per la coalizione di governo, che in caso di fallimento si dimostrerebbe incapace di portare a termine un elemento fondante un’agenda internazionale ambiziosa.

L’iter legislativo  si è però rivelato tutt’altro che semplice: il fondo è stato posto al di fuori del bilancio ordinario per una serie di convenienze partitiche (le obbligazioni dal fondo non contribuiranno al debito pubblico, una linea rossa dei Liberali) e gestionali (il costrutto giuridico garantisce che le risorse verranno utilizzate solo per le spese indicate nello statuto).

Sulla definizione dei capitoli di spesa sono in corso duri negoziati che hanno generato tensioni all’interno della maggioranza. L’approccio puramente militare auspicato dall’opposizione cristiano-democratica si scontra completamente con la concezione di “sicurezza interconnessa” promossa dal governo su spinta dei Verdi e del SPD, con un ruolo importante per prevenzione civile dei conflitti, aiuti umanitari e cyber sicurezza.

Il risultato è che il voto parlamentare previsto a metà maggio è dovuto slittare, sia a causa delle schermaglie politiche che per i disaccordi di contenuto.

La prima Strategia di sicurezza nazionale

L’approccio interconnesso alla sicurezza favorito dal governo si è concretizzato con l’inizio dell’iter di stesura della prima Strategia di sicurezza nazionale della Repubblica Federale. La scrittura del documento, che durerà circa un anno sotto la supervisione del ministero degli Esteri, introduce un’innovazione significativa nella cultura strategica tedesca, riunendo in un’unica visione d’insieme la miriade di strategie settoriali elaborate negli ultimi anni.

Idealmente, la Strategia sintetizzerà e aggiornerà le direzioni individuate dal Libro Bianco della Difesa (2016), le Linee Guida per la Prevenzione dei Conflitti (2017), il Profilo Capacitivo della Bundeswehr (2018), il Libro Bianco per il Multilateralismo (2020), il Documento Quadro per il Futuro della Bundeswehr (2021), la Strategia per la Cybersicurezza (2021) e molti altri. Il processo di redazione è un esercizio aperto che dovrebbe coinvolgere attori politici, militari e civili in Germania e all’estero; una scelta obbligata, dato il chiaro bisogno di individuare delle priorità complessive per la Repubblica Federale.

La discussione attorno al fondo speciale e il ruolo di primo piano degli Esteri nella Strategia di sicurezza nazionale lascia intuire una chiara scelta politica che, in ultima analisi, andrebbe in un certo senso a discapito del comparto militare. Rimarrà da vedere se questo equilibrio politico garantirà una forte voce in capitolo alla Difesa, un dicastero fiaccato da non pochi problemi interni.

A Berlino c’è una forte consapevolezza per le esigenze del comparto, espresse annualmente in un cahier de doléance scritto dall’ombudsman parlamentare per le forze armate (il Jahresbericht der Wehrbeauftragte), e le decisioni del governo segnalano l’intenzione di chiudere rapidamente i gap capacitivi della Bundeswehr.  L’acquisto di F-35 per la sostituzione dei Tornado, fondamentali per garantire la partecipazione tedesca alla condivisione nucleare NATO, e le trattative per l’acquisto del sistema antimissile Arrow 3 ne sono una dimostrazione.

Un cambiamento permanente

Detto questo, le discussioni riguardo il futuro della Bundeswehr, la sicurezza tedesca ed europea rischiano di passare in secondo piano rispetto al mare di urgenze a medio e breve termine che il Fondo speciale è volto ad affrontare.

Un sistema di procurement più efficiente, la ristrutturazione delle caserme, riportare gli stock di munizioni e veicoli operativi a livelli adeguati sono precondizioni per uno strumento militare funzionale, soprattutto in vista di nuovi compiti, come il dispiegamento NATO sul fianco orientale e la guida della Very High Joint Readiness Force alleata nel 2023.

Acquisizioni rapide, unilaterali e direttamente sul mercato non sono escluse, e se mal implementate scelte di questo tipo danneggerebbero la cooperazione con gli altri Paesi europei e tramite le iniziative UE – in primis PESCO e EDF.

Le priorità di spesa dipenderanno di Berlino dipenderanno dal ruolo previsto per le forze armate nei prossimi decenni. Fra i politici della coalizione è ormai chiaro che la Bundeswehr dovrà tornare a occuparsi di difesa territoriale pur mantenendo capacità di proiezione in altri teatri, soprattutto in Africa. Con la pubblicazione del piano economico del Fondo speciale e l’attuazione del bilancio ordinario diventerà chiaro quale compito sarà considerato prioritario.

Foto di copertina EPA/CLEMENS BILAN

Ultime pubblicazioni