Rassegna stampa africana: l’Etiopia nei Brics, una rielezione in Sierra Leone

Tra le notizie principali di questa settimana, il ministero degli esteri dell’Etiopia ha presentato formale richiesta di entrare a far parte dei paesi BRICS, unendosi così ad Algeria ed Egitto tra i paesi africani che già hanno presentato richieste per aderire al gruppo. Un’attività particolarmente intensa che si spiega, scrive Nigrizia, anche con la prospettiva del prossimo vertice BRICS, dal 22 al 24 agosto, che si terrà proprio nel continente africano, a Johannesburg, in Sudafrica.

In Sierra Leone, invece, la Commissione elettorale ha dichiarato che Julius Maada Bio, presidente in carica e candidato del Partito popolare della Sierra Leone, ha ottenuto il suo secondo mandato di cinque anni nelle elezioni presidenziali del 24 giugno. Nigrizia racconta come Bio abbia ottenuto il 56,17% delle preferenze, mentre il candidato dell’opposizione, Samura Kamara, del Congresso di tutto il popolo (APC), si sia fermato al 41,16%: respingendo però il risultato elettorale e denunciando possibili brogli e violenze da parte della polizia.

In tema di elezioni, in Mali sono stati resi noti i risultati del referendum costituzionale svolto il 23 giugno 2023: il Sì si è imposto, senza sorprese, con il 97% delle preferenze, nonostante un’affluenza molto bassa (39,4%). Africa24Tv constata anche la mancata partecipazione della regione di Kidal e di altre zone a causa del clima di insicurezza: in questa regione, ancora controllata dai gruppi armati, il voto in sostanza non si è svolto. La nuova Costituzione permetterà il rafforzamento dei poteri del presidente, nonostante un’opposizione eterogenea al progetto.

Le operazioni della Wagner in Africa

In un pezzo pubblicato su France Inter e tradotto per l’Italia da Internazionale, Pierre Haski continua ad approfondire il legame tra la brigata Wagner e il continente africano. Dopo la marcia di Prigozhin, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha dichiarato, anche al fine di rassicurare gli alleati di Mosca, che il gruppo di mercenari continuerà “certamente” il suo impegno in Mali e Repubblica Centrafricana. Una presenza che però lascia dietro di sé una “scia di distruzione”, come scrivono Neil Munshi e Max Seddon sul Financial Times.

Su Nigrizia, Bruna Sironi si sofferma sui paesi africani in cui è coinvolta la Wagner. Il Sudan, ad esempio, la vera porta d’ingresso di Mosca nel continente per scopi principalmente militari: tra il 2003 e il 2007, infatti, la Russia ha fornito al Sudan l’87% dei suoi armamenti convenzionali. Ma i vantaggi non sono legati solo all’influenza politica, ma anche allo sfruttamento delle risorse dei paesi dove il gruppo Wagner interviene: in diversi paesi le azioni militari sono legate a contratti per estrarre minerali, come in Repubblica Centrafricana e Mozambico.

Da notare, c’è anche la reazione degli Stati Uniti all’espansionismo russo in Africa. Ne scrive Nigrizia: Washington avrebbe sanzionato il responsabile del gruppo Wagner per il Mali, Ivan Aleksandrovich Maslov, accusando inoltre i paramilitari di aver fornito missili alle Rapid Support Forces impegnate nel conflitto in Sudan. Gli Usa parlano anche degli sforzi del Gruppo per acquisire equipaggiamento militare da utilizzare in Ucraina, lavorando attraverso il Mali e altri paesi in cui ha un punto di appoggio.

Le difficoltà della Tunisia, due sentenze importanti per Rwanda e Sudafrica

Ilaria De Bonis per Nigrizia si occupa delle difficoltà economiche che sta vivendo la Tunisia: Quattro anni di governo del presidente-despota Kais Saied hanno fatto sprofondare il paese in una crisi economica e sociale che sembra non avere fine. La popolazione soffre ma sul desiderio di ribellione prevalgono disillusione e sfiducia nella politica. E chi può prende la via del mare, nonostante gli sforzi dell’Europa di limitare le partenze, senza soffermarsi però sul contesto che genera l’emigrazione.

Secondo la Corte d’Appello di Londra il progetto del governo britannico di spedire in Rwanda i richiedenti asilo che arrivano attraverso il canale della Manica è illegale, racconta Nigrizia. La sentenza ritiene che il sistema d’asilo del paese governato da Paul Kagame sia alquanto deficitario e afferma che i richiedenti asilo, una volta arrivati a Kigali, rischiano di essere rimandati, a loro rischio e pericolo, nei Paesi d’origine. Il primo ministro Rishi Sunak ha annunciato che farà appello davanti alla Corte suprema.

In Sudafrica, infine, l’Alta corte di Pretoria ha stabilito che la decisione del governo del Sudafrica di non rinnovare il permesso temporaneo di soggiorno a 180 mila immigrati zimbabweani è “illegale, anticostituzionale e non valida”. Nigrizia riporta come il Sudafrica, prima potenza industriale del continente e alle prese con un tasso di disoccupazione di oltre il 30%, abbia stretto le maglie delle leggi in materia di immigrazione anche sulla spinta delle proteste di settori dell’opinione pubblica e di gruppi xenofobi.

Foto di copertina EPA/PARKER SONG / POOL

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