Gli obiettivi del Pentagono su difesa nel mondo e alleati

Il Pentagono ha da poco pubblicato l’ultima versione della sua Strategia di difesa nazionale, il documento fondamentale che stabilisce le linee guida delle scelte del paese, e non mancano alcune novità. La più interessante è una nuova classificazione delle minacce cui gli Usa devono far fronte.

Vecchie e nuove minacce per la “stabilità strategica”

In questa nuova formulazione la Cina viene individuata come l’unico vero rivale strategico degli Stati Uniti: quello che ambisce a sostituirli al centro del sistema internazionale, a cominciare dagli spazi dell’Asia e del Pacifico. Questo rivale, nei prossimi anni, potrebbe essere anche l’unico in grado di sfidare la supremazia americana in campo economico e tecnologico. Esso quindi costituisce la preoccupazione primaria del governo di Washington.

Naturalmente la Cina non è il solo paese in grado di minacciare la distruzione degli Stati Uniti. La Russia ha tutt’ora questa capacità, grazie al suo imponente arsenale nucleare. Tuttavia Mosca non viene più considerata come un vero rivale strategico, ma viene invece relegata al rango di acute threat (minaccia grave ed incombente), che verrebbe a significare qualcosa di più forte ed urgente rispetto alla formulazione tradizionale di severe threat (grave minaccia). Si tratta insomma di qualcosa di cui occuparsi subito, ma che negli anni dovrebbe essere destinata a diminuire, ed è comunque limitata al solo ambito militare.

“Altre minacce” sono generate dalla Corea del Nord, dall’Iran, e dalle grandi organizzazioni terroristiche e possono riguardare anche nuovi ambiti come lo spazio cibernetico.

Infine le preoccupazioni americane includono il mantenimento della “stabilità strategica” di fronte a una serie di evoluzioni tecnologiche (che potrebbero creare anche nuovi rischi di escalation) oltre alla gestione dello spazio extra atmosferico e a quello cibernetico. Né vengono ignorati i rischi che potrebbero discendere da tutta un’ampia serie di “zone grigie” o di minacce ancora non ben identificate, rispetto alle quali gli Stati Uniti non hanno ancora preparato risposte adeguate o che potrebbero sfuggire ad un impegno militare.

Le conseguenze strategiche per Europa e Nato

Gli Usa continuano a privilegiare un approccio multilaterale, nella convinzione che l’apporto degli alleati sia un loro fondamentale punto di forza che permette di mantenere l’attuale superiorità strategica. Nell’ultima versione della Strategia di Difesa, in linea con la lettura della minaccia, l’attenzione iniziale è dedicata ai paesi dell’area dell’Asia e del Pacifico, in particolare al Giappone e all’Australia, nonché alle realtà multilaterali dell’Aukus e del Quad (che includono anche l’India e il Regno Unito). Non viene però neanche citata la crescente attenzione che la Nato dedica a questo scacchiere.

In pratica gli Usa sembrano ritenere, con qualche buona giustificazione, che i loro alleati del Pacifico e quelli dell’Atlantico abbiano un loro ruolo regionale ben chiaro e corrispondente alle loro capacità effettive, e che quindi eventuali ambizioni a più largo spettro, per quanto possano apparire lodevoli, non sono realmente rilevanti.

E infatti, nel riconfermare il loro bedrock commitment (assoluto impegno) alla difesa collettiva nella Alleanza Atlantica, essi chiariscono anche che il compito della Nato è quello di confrontare la minaccia della Russia e che a questo fine dovranno concentrarsi prioritariamente gli alleati europei.

Mosca, Pechino e l’Unione europea

Sarebbe difficile mettere in dubbio il fatto che le scelte politiche e strategiche compiute in questi anni da Mosca richiedano oggi la massima attenzione e il maggiore impegno dell’Europa, non solo perché si ritrova in prima linea, ma perché la Russia punta chiaramente ad assumere un ruolo egemonico su buona parte del continente europeo. Tuttavia è anche chiaro che gli interessi e le ambizioni europee, nel più lungo periodo, vanno molto al di là della sola Russia.

Anche solo prendendo in considerazione il “rivale strategico” cinese, ad esempio, le scelte europee nei confronti di Pechino potrebbero fare la differenza, in particolare per quel che riguarda la ricerca della superiorità economica e tecnologica. E benché l’Unione europea abbia assunto un atteggiamento piuttosto guardingo nei confronti della Cina, essa è ancora lungi dall’averla classificata semplicemente come un nemico.

Benché quindi la logica militare della Strategia di Difesa del Pentagono non possa seriamente essere messa in dubbio, la sua logica politica potrebbe dover richiedere alcuni approfondimenti, anche per quel che riguarda le percezioni e gli obiettivi degli alleati.

Foto di copertina EPA/STEPHANIE LECOCQ

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