L’incidente di Mian Channu e il rischio di escalation nucleare tra India e Pakistan

Il 9 marzo l’India, a causa di quello che le autorità hanno descritto come un “malfunzionamento tecnico”, ha lanciato accidentalmente un missile supersonico, caduto vicino a Mian Channu nel Punjab, nel distretto di Khanewal, in Pakistan.

L’incidente ha allarmato il Pakistan per la possibilità che l’India abbia missili in posizione pronti per il lancio, senza che ci siano le necessarie protezioni di un sistema di comando e controllo, sollevando serie preoccupazioni per il controllo dei missili nucleari e per un aumento del rischio di errori o incidenti che potrebbero portare a ad un attacco nucleare.

È preoccupante perché India e Pakistan hanno una lunga storia di scontri militari, mancati progressi nella risoluzione delle controversie territoriali e continua espansione dei rispettivi arsenali nucleari. Sebbene il conflitto nucleare sia lontano, l’incidente dovrebbe incoraggiare un’attenta riflessione sulla necessità di espandere e rafforzare le protezioni delle armi per far sì che questi incidenti non si ripetano.

Una lunga storia di guerre e minacce nucleari

Le relazioni India-Pakistan sono state a lungo caratterizzate da recriminazioni, antagonismo e scontri militari. Tuttavia, dai test del maggio 1998, le relazioni tra India e Pakistan si sono visibilmente deteriorate: sono seguite crisi e le armi nucleari hanno cominciato a rivestire un ruolo sempre più importante. Questa mobilitazione militare mette in evidenza diverse caratteristiche importanti delle dinamiche che modellano le relazioni nucleari nell’Asia meridionale, in particolare l’uso ripetuto di minacce e la conseguente preoccupazione dell’opinione pubblica per la prospettiva di una guerra nucleare.

Tuttavia, entrambe le parti hanno fatto affidamento sulla deterrenza nucleare, evitando così un conflitto su vasta scala. Il recente incidente solleva, però, alcune importanti domande sui rischi dello status quo e sulla sostenibilità di questa postura nucleare.

L’incidente di Mian Channu

Sulla scia del malfunzionamento tecnico del 9 marzo, l’esercito pakistano ha riferito che un missile supersonico indiano disarmato ha violato il suo spazio aereo nel Punjab. Il missile ha viaggiato a un’altitudine di 12.200 metri e ha volato per 124 km nello spazio aereo pakistano prima di schiantarsi a Mian Channu, a circa 500 km da Islamabad.

Pur non specificando il tipo di missile coinvolto, fonti pakistane indicano la possibilità che si tratti di un missile BrahMos, un missile supersonico da attacco al suolo con capacità nucleare, con una portata di 300-500 km, che lo rende in grado di raggiungere Islamabad dal nord dell’India. L’incidente di marzo, il primo nel suo genere, ha immediatamente sollevato interrogativi sui meccanismi di sicurezza in atto su questo tipo di armi. Di conseguenza, l’incidente di Mian Channu dovrebbe spingere entrambi i paesi a riprendere il dialogo sui loro arsenali missilistici nel quadro dell’accordo di notifica esistente tra i due paesi.

La competizione nucleare tra India e Pakistan

Le preoccupazioni per tali incidenti sono ulteriormente accresciute dal fatto che India e Pakistan stanno attivamente espandendo i loro arsenali nucleari.

Queste ambizioni nucleari si inseriscono in un quadro più grande. La Cina, infatti, è un fattore particolarmente importante nella pianificazione militare indiana. In larga misura, la politica nucleare indiana è motivata da minacce regionali in relazione all’obiettivo a lungo termine dell’India di stabilire un deterrente credibile contro la Cina. Pertanto, l’India ha fatto grandi passi avanti nello sviluppo di un programma di missili balistici a lungo raggio, più per scoraggiare Pechino che Islamabad.

Lo sviluppo di nuove capacità nucleari nel prossimo decennio per contrastare la Cina potrebbe potenzialmente influenzare il modo in cui l’India considera il ruolo delle armi nucleari nel contesto della rivalità con il Pakistan. Ciò crea una complessa geometria nucleare in Asia, in cui gli sviluppi volti a fornire stabilità hanno spesso avuto l’effetto opposto.

Le incertezze politiche e strategiche che attualmente minacciano la stabilità dell’Asia meridionale sottolineano l’importanza del dialogo tra India e Pakistan. Con l’uscita degli Stati Uniti e della Nato dall’Afghanistan, l’evoluzione di un sistema di quasi-alleanza che contrappone l’India e gli Stati Uniti contro il Pakistan e la Cina, e una nuova corsa agli armamenti regionale che potrebbe intensificarsi al livello nucleare, la rivalità India-Pakistan acquisisce una sempre più grande importanza nel contesto della sicurezza sia regionale che globale.

Da Mian Channu una strada per il prossimo futuro

Nonostante questo triste curriculum, India e Pakistan si sono regolarmente impegnati in negoziati volti a ridurre le tensioni e risolvere questioni controverse. Sebbene ci siano stati alcuni notevoli successi, i progressi sono stati irregolari perché le due parti non hanno mai raggiunto un accordo sulle loro esigenze di sicurezza più urgenti.

L’incidente di marzo sottolinea la necessità di misure urgenti per ridurre i rischi nucleari e cercare un percorso verso il controllo degli armamenti e, teoricamente, un disarmo nucleare graduale. A breve termine sarebbe utile rafforzare la condivisione delle informazioni e stabilire meccanismi di segnalazione tempestivi per evitare il ripetersi di tali incidenti e prevenire errori di calcolo.

Sebbene la via della distensione nell’Asia meridionale sia irta di ostacoli, ci sono ragioni per essere cautamente ottimisti poiché nessuna delle parti vuole interrompere del tutto il dialogo. Inoltre, entrambe le parti riconoscono che la continuazione della vecchia rivalità rischia di degenerare in una corsa al nucleare che nessuno può vincere.

Anche se si raggiungesse un patto di non aggressione tra India e Pakistan, non vi è alcuna garanzia che ciò eliminerebbe la possibilità di una guerra, le cui cause ruotano sostanzialmente attorno a una serie di controversie di confine di lunga data sul Kashmir e al sostegno transfrontaliero ai gruppi armati.

Un patto del genere avrebbe poco più che un valore simbolico a meno che le due parti non affrontino anche i problemi di sicurezza specifici che hanno creato molte tensioni, e che certamente si estendono ben oltre il dominio nucleare. Qualsiasi iniziativa di controllo degli armamenti dovrebbe pertanto essere collegata a un processo di dialogo e negoziazione rispetto a questi imperativi.

Foto di copertina EPA/SOHAIL SHAHZAD

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