Fu lo Scià Reza Pahlavi nel 1935 a chiedere formalmente alla comunità internazionale di mutare da Persia in Iran il nome dello stato attualmente conosciuto come Repubblica Islamica d’Iran. L’allora monarca persiano volle con questa decisione ispirarsi al nome originario della Persia, il Paese degli Arii. La posizione geografica favorevole è stata da sempre per l’Iran motivo di grande beneficio. Un tempo grazie alla ‘Via della Seta’ che l’attraversava per poi passare in Mesopotamia, la Persia aveva assunto una notevole e invidiabile importanza commerciale. Oggi il controllo esercitato sullo stretto di Hormuz, all’estremità meridionale del Golfo Persico, da cui passano il 40% dei trasporti marittimi di idrocarburi, è per l’Iran una grande fonte di potere strategico. L’economia è basata su un sistema composito, alla gestione statale dell’industria petrolifera si aggiunge la privatizzazione di industrie minori, dell’agricoltura e di altre piccole e medie imprese commerciali. L’industria petrolifera è la principale risorsa economica che fa dell’Iran un attore chiave nel mercato energetico globale. Il Paese, secondo al mondo per riserve confermate di oro nero e gas naturale, è caratterizzato da un alto tasso di inflazione che attualmente si attesta intorno al 19% e da una disoccupazione pari a circa il 12%. L’Iran è popolato da circa 70 milioni di persone, due terzi dei quali hanno meno di trent’anni, appartenenti a svariati gruppi etnici che ne fanno un ricco ‘melting pot’ di culture.
“Lo Stato dell’Iran è una Repubblica Islamica che la nazione dell’Iran, sulla base della fede tradizionale nel governo della verità e della giustizia [rivelato] nel Corano, in seguito alla vittoria della Rivoluzione Islamica guidata dall’Ayatollah Al-Ozma Imam Khomeini, ha approvato con il Referendum Nazionale svoltosi il 10 e l’11 Farvardin 1358 (corrispondenti al 30 e 31 Marzo 1979), data coincidente con il 10 e il 2 giorno i Jomad al-oula 1399, esprimendo voto positivo di ratifica con una maggioranza del 98,22% dei votanti”. Questo l’articolo 1, della prima parte della Costituzione iraniana, quella dei Principi generali. È la legittimazione dell’ispirazione religiosa e rivoluzionaria della Repubblica, basata sui principi e sulle norme dell’Islam e sancita con un voto popolare della comunità islamica. La sovranità e la legge sono considerati come appartenenti esclusivamente a Dio ed è imprescindibile l’osservazione dei suoi comandamenti. La rivoluzione islamica ha rappresentato oltre che il sovvertimento di un ordine esistente, l’avvento di un ordine sociale e politico fondato sulla Legge divina. Non nacque dal nulla, secondo Khomeini, ma fu il risultato di una rivoluzione interiore, una piena assimilazione dell’Islam, della sottomissione a Dio e alla sua visione del mondo. Una visione geocentrica dell’esistenza, ove la legge è sia dovere sociale che norma religiosa. Una legge divina nella sua origine, che regola tutta la vita, sia esteriore che interiore, dell’individuo e dell’intera comunità. Il diritto, la morale, la filosofia, la teologia, le discipline sociali, tutto è strettamente unito intorno a un unico centro che è Dio. Nel pensiero dell’Imam la politica diviene metapolitica, una via di salvezza e un mezzo per la realizzazione delle più alte possibilità dell’essere umano.
La politica è una parte della religione e la separazione della religione dalla politica, per Khomeini, è stata un’operazione portata avanti negli ultimi secoli dall’imperialismo. Al momento della rivoluzione islamica, il sogno degli iraniani era trovare una via alternativa alla modernità occidentale e uno stato fondato sulla religione non poteva che assicurare giustizia e solidarietà. Fu l’assoluta autorità del Dottore della Legge la teoria fondante della Repubblica Islamica. Durante la sua permanenza a Najaf, nel suo esilio iracheno, Khomeini tenne una serie di lezioni sul governo islamico che furono oggetto di una pubblicazione dal titolo “Vilayat-e Faqih ya Hukumat-e Islami”. Esplicò la teoria che prevedeva l’assunzione da parte degli ulama più qualificati delle funzioni politiche e giuridiche del dodicesimo Imam, conseguenza della dottrina sciita dell’imamato. Il 6 gennaio del 1988 in una lettera all’allora Presidente della Repubblica Ali Khamenei, attuale Guida Suprema iraniana, Khomeini definì “assoluta” la figura del Vilayat-e Faqih, del giureconsulto, che rende teoricamente possibile per la Guida prevalere su tutte le eventuali obiezioni alle sue politiche.
Il Vilayat-e Faqih deve essere considerato l’unico rappresentante sulla Terra del Profeta Mohammad e dei dodici Imam suoi successori, dunque l’unica autorità dotata di assoluti poteri di magistero. Esercita la funzione di guida della vita spirituale secondo le prescrizioni islamiche, risponde alla necessità di assicurare alla comunità dei credenti un governo di garanzia e indirizzo secondo gli orientamenti religiosi. Questo l’articolo 5 della Costituzione, che descrive la stella polare del sistema politico iraniano, il Leader Supremo: “Durante il tempo in cui il Dodicesimo Imam (possa Dio accelerare la sua ricomparsa) rimane in occultazione, nella Repubblica Islamica dell’Iran la tutela degli affari e l’orientamento del popolo sono affidati alla responsabilità di un giurista giusto e pio, conoscitore della propria epoca, coraggioso, dotato di energia, di iniziativa e di abilità amministrativa, che la maggioranza della popolazione riconosca ed accetti come propria Guida”. Il ruolo della Guida è un tratto distintivo dell’Islam sciita rispetto all’Islam sunnita. Gli sciiti ritengono, distinguendosi in questo dai sunniti, che la scelta dell’Imam non possa essere di carattere elettivo (cioè provenire dal basso), ma proceda direttamente da Allah e dal suo Profeta. Partendo da questo principio sostengono che il ruolo di guida, alla morte di Mohammad, spettasse di diritto a suo genero Ali, in quanto esplicitamente considerato dal Profeta come il più degno e il più vicino a se stesso.
In seguito il dovere di tutelare il messaggio divino fu trasmesso ad altri undici Imam. Tutti discendenti della Famiglia del Profeta e condannati al martirio per ordine dei califfi sunniti, tranne il dodicesimo che per volontà divina entrò in “occultazione” nel 329 (939 d.C.) e di cui si attende tuttora il ritorno come salvatore dell’umanità. In realtà dalla rivoluzione del 1979 sino alla morte di Khomeini del 1989 il ruolo della Guida Suprema risultò in modo rilevante identificato con la leadership e il carisma personale dell’Imam. Dopo la sua morte l’assenza di un possibile adeguato sostituto nella nomenclatura iraniana, portò alla scelta di modificare nella Costituzione i requisiti necessari per ricoprire l’importante carica, favorendo in questo modo la scelta di un candidato debole. Specularmente le istituzioni del Consiglio dei Guardiani e del Consiglio del Discernimento andarono gradualmente assumendo un ruolo e un’importanza sempre più rilevante nel sistema iraniano, rendendo più distribuito il potere nel Paese. L’apparato della Repubblica Islamica risulta essere un ibrido insieme di istituzioni non scelte dal popolo e controllate dalla potente autorità della Guida Suprema (Rahbar), contrapposte ad altre, come il Presidente e il Parlamento, eletti a suffragio universale. La Guida, scelta dai religiosi che fanno parte dell’Assemblea degli Esperti, controlla sostanzialmente ogni ramo del potere. Tra i suoi compiti principali: ratificare l’elezione del Presidente della Repubblica, nominare i sei giuristi religiosi del Consiglio dei Guardiani, il Capo della Magistratura, i comandanti delle Forze Armate e delle Guardie della Rivoluzione Islamica (i Pasdaran), i leader delle preghiere del venerdì e il direttore della radio e TV di Stato. Ha facoltà di dichiarare lo stato di guerra, destituire il Presidente, concedere grazie o condonare pene, mentre è l’Assemblea degli Esperti (la metà dei cui membri sono scelti dalla stessa) che ha il potere di destituirla in caso di inabilità.
Il Consiglio dei Guardiani (Shora-ye Negahban-e Qanun-e Assassi) è l’organo politico iraniano più influente. Ha la funzione di controllare che le leggi approvate dal Parlamento siano in linea con la Costituzione e con la Sharia, oltre che svolgere il monitoraggio sui candidati alle elezioni presidenziali, parlamentari e di altre istituzioni, decretandone o meno l’idoneità. Si compone di dodici membri, sei giuristi islamici appartenenti al clero, sei giuristi laici, eletti dal Parlamento. La Presidenza è la più alta carica della Repubblica dopo la Guida della Rivoluzione. Il Presidente, eletto direttamente dal popolo e in carica per quattro anni, è responsabile dell’esecuzione della legge costituzionale e del coordinamento dei rapporti tra il potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Ha assunto le funzioni governative dal 1989, quando una modifica della costituzione ha abolito la carica di Primo Ministro e ha passato le sue funzioni al Presidente.
Il Maijlis-e Shora-ye Islami, chiamato Maijlis per brevità, è il Parlamento unicamerale iraniano. I 290 deputati dell’Assemblea Nazionale sono eletti direttamente dal popolo a scrutinio segreto e rimangono in carica per quattro anni. L’Assemblea degli Esperti (Maijlis –e Khebregan) nacque dopo la Rivoluzione, come Assemblea Costituente, per l’elaborazione di un testo di Costituzione. Dopo che la prodotta bozza finale fu approvata da referendum popolare, l’Assemblea fu sciolta per essere rieletta, in seguito e in più occasioni, a suffragio universale. Nel 1987, l’Imam Khomeini nominò inoltre il Consiglio per la Determinazione delle Scelte o per il Discernimento (Shohra-ye Masslehat), organismo il cui compito consiste nel dirimere le eventuali controversie di carattere legale fra il Parlamento e il Consiglio dei Guardiani. I suoi membri sono nominati dal Leader Supremo.