Majid Takht-Ravanchi è il vice ministro degli Affari Esteri della Repubblica Islamica d’Iran. Attualmente il diplomatico è il capo negoziatore sul dossier nucleare. Lo incontro nella sede del Ministero nel centro di Teheran. Ho effettuato l’intervista prima che fosse diffusa la notizia dell’arresto della collega Cecilia Sala. La conversazione sarà trasmessa questa sera in forma integrale da RadioRadicale e fa parte di un reportage realizzato da AffarInternazionali, la rivista dell’Istituto Affari Internazionali, e da RadioRadicale, sui primi mesi del nuovo governo iraniano di Masoud Pezeshkian.
Da 120 giorni l’Amministrazione Pezeshkian governa l’Iran. Quali sono stati gli obiettivi raggiunti e quali le difficoltà che avete incontrato?
“Certamente la situazione economica è una grande sfida per noi. Stiamo cercando di risolvere le maggiori problematiche anche attraverso la collaborazione con il parlamento. C’è bisogno di decisioni difficili per superare le questioni interne e saremo pronti a prenderle in favore della gente puntando ad un clima di unità nazionale nel paese. Poi ci sono difficoltà causate dall’esternocon, in primo luogo, le ingiuste sanzioni che da anni vengono imposte al nostro popolo. I paesi che le hanno ideate avevano lo scopo di fare pressione sulla popolazione iraniana per poi attuare le proprie strategie verso l’Iran. Naturalmente stiamo lavorando per ridurne gli effetti e superarle. La nostra strategia prevede di puntare sulle nostre potenzialità interne per poter migliorare la situazione economica”.
Lei è il politico iraniano designato alla questione nucleare.Siete per la riapertura dei negoziati? Chi dovrà sedersi al tavolo eventualmente?
“La questione nucleare è per noi molto importante. L’Iran come membro dell’NPT (Trattato di Non-Proliferazione) ha una serie di doveri e impegni, ma anche dei diritti e dei benefici. In questi anni non ci è mai stato permesso di usufruirne, anzi sono state approvate numero sanzioni contro l’Iran da parte dell’Onu, degli Stati Uniti e delle nazioni europee. Noi lo abbiamo detto dall’inizio, non siamo alla ricerca dell’arma nucleare. Sia da un punto di vista religioso – ci fu una fatwa in merito della grande Guida della Rivoluzione – sia dal punto di vista della nazioneper quanto concerne la sua dottrina di difesa, noi non consideriamo alcun posto per l’arma nucleare. Partendo da questi presupposti abbiamo avviato nel 2013 i negoziati con i paesi del Gruppo 5+1, nel 2015 siamo arrivati all’accordo nucleare JCPOA. Sono stati negoziati difficili e impegnativi, ma abbiamo mostrato la nostra sincerità nel voler raggiungere l’accordo. Abbiamo assunto degli impegni da svolgere e la controparte si era a sua volta impegnata ad allentare e diminuire le sanzioni. Esistono numerosi rapporti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) che dimostrano che l’Iran ha rispettato al cento per cento i suoi impegni, però dai primi giorni dell’attuazione di questi accordi abbiamo osservato che gli americani non rispettano i loro impegni. Abbiamo fatto regolarmente rapporto all’Alto Commissario per la politica estera dell’Unione europeae al Segretario Generale delle Nazioni Unite. L’apogeo delle azioni distruttive degli americani per far fallire questo accordo si è visto nel 2018 quando Trump si è ritirato. All’epoca le nazioni europee invitarono l’Iran a non uscire dall’accordo militare e a non reagire a questa decisione degli Stati Uniti. Al tempo ci promisero che se l’Iran avesse continuato a rispettare gli impegni assunti nell’Accordo, loro avrebbero rimediato ai danni procurati all’Iran dal ritiro americano. Abbiamo dunque aspettato per ben un anno e i paesi europei o non sono riusciti o non hanno voluto mantenere la promessa che ci avevano fatto. Noi a quel punto siamo stati costretti a ridurre l’adempienza ai nostri impegni. Dal 2019 in diverse fasi in base a quanto era previsto dallo stesso accordo nucleare. Nel 2021 quando Biden ha preso in mano il potere dopo Trump negli Stati Uniti, affermava che avrebbero tenuto in buona considerazione l’Accordo nucleare, ma di fatto non fece nulla. E quindi la massima pressione che era stata avviata dall’Amministrazione Trump è stata portata avanti nello stesso modo dall’Amministrazione Biden. In questi anni la nostra posizione è rimasta quella e abbiamo sempre dichiarato di essere disposti a dialogare in modo che nell’ambito dell’Accordo nucleare le sanzioni vengano sollevate. E anche ora diciamo che siamo pronti al dialogo e a rispettare i nostri impegni secondo questo accordo e in cambio chiediamo l’annullamento delle sanzioni. Noi siamo in contatto con i paesi interlocutori dell’Iran nell’Accordo nucleare –il terzetto dei paesi europei più Cina e Russia – non dialoghiamo con gli Stati Uniti, perché l’America si è ritirata da questo accordo e non è più un paese membro. Negli ultimi mesi abbiamo avuto due tornate di negoziati con il terzetto dei paesi europei. Siamo tuttora disposti a proseguire il dialogo con questi paesi, ma vogliamo che sia un dialogo che deve avere degli obiettivi. Questa è la nostra posizione e con l’aiuto divino proseguiremo questo percorso”.
La presenza di Donald Trump alla Casa Bianca, dal prossimo 20 gennaio 2025, la rende pessimista o ottimista per il futuro dei negoziati?
“Noi giudichiamo l’America in base alle sue azioni e non più a quello che dichiara a parole. Il signor Trump ha detto cose molto variegate per quanto riguarda la questione nucleare e in particolare l’Iran, però dobbiamo aspettare l’inizio del suo lavoro e poi vedere nei fatti cosa farà. Una delle cose che ha detto Trump è che vuole proseguire con la politica della massima pressione. È una politica che hanno già adottato tra il 2016 e il 2020 ed è una politica di fatto fallimentare. Quando questa politica è fallita ci chiediamo perché la vogliano adottare veramente. Trump pensava che sarebbe riuscito a privare l’Iran dei suoi diritti. Pensava che con questa politica sarebbe riuscito a privare l’Iran dei suoi diritti e diceva che io indurrò l’Iran ad accettare un accordo che è negli interesse degli Stati Uniti, ma questo non è accaduto. L’altro punto è che gli sviluppi internazionali durante la prima amministrazione Trump erano molto diversi dalla condizione attuale del mondo. Lo dico nel senso che oltre al fatto che questa politica è già fallita una volta, anche le condizioni del mondo sono cambiate tanto rispetto a quella prima Amministrazione, quindi oggi siamo sicuri che in virtù di questi due elementi questa politica qualora venga attuata sicuramente fallirà. D’altro canto il presidente Trump ha detto che la sua unica preoccupazione sull’Iran è che l’Iran non raggiunga la bomba nucleare. È chiaro che questo lo garantiamo anche noi stessi, quindi se fosse questo non avremmo di che preoccuparci. Dobbiamo aspettare che cominci il suo lavoro e vedere”
Il nuovo ministro degli Esteri siriano Asaad Hassan al-Shibani ha avvertito l’Iran di non diffondere il caos in Siria. Cosa risponde?
“La nostra posizione sulla Siria è totalmente chiara. Noi riteniamo che l’integrità territoriale e l’indipendenza della Siria deve essere salvaguardata e che gli affari interni della Siria devono essere affidati al popolo di questo paese. Deve essere il popolo siriano a gestire i propri affari interni. Nessuno deve intromettersi e noi non ci intrometteremo. Gli stranieri non devono intromettersi in Siria, le forze militari straniere non devono essere presenti in Siria e anche noi rispetteremo questi criteri in base al diritto internazionale”.
Benjamin Netanyahu ha detto di voler modificare la mappa del Medio Oriente. Siete preoccupati di eventuali attacchi di Israele all’Iran?
“Dire di cambiare la mappa della regione è una pretesa infondata. Che significa cambiare la mappa della regione, vogliono forse cancellare questi quasi 80 anni di ingiustizia che hanno perpetrato nei confronti del popolo palestinese? Vogliono ampliare la loro presenza? Vogliono proseguire con le azioni violente? Questo significa modificare la pianta della regione? Le azioni degli ultimi tre anni del regime di Israele in Siria, Libano e Palestina dimostrano che questo regime non ha alcun riguardo per le leggi e per le convenzioni internazionali e in questa maniera violando le leggi internazionali pensa di poter ridisegnare la mappa della regione. Voi guardate quanti crimini sono stati commessi, quante persone innocenti, donne, uomini e bambini sono stati uccisi, quanti profughi e sfollati ci sono all’interno allo stesso territorio della Palestina. Aggiungete a tutto ciò tutta la distruzione e le persone uccise in Libano, tantissimi martiri e aggiungete anche la distruzione delle infrastrutture della Siria e l’occupazione di sempre maggiori parti del territorio siriano. Il regime di Israele pensa che con il sostegno degli Stati Uniti e di alcuni paesi europei può fare conquiste. Signori l’era delle conquiste si è conclusa, siamo nel XXI secolo e solo nei sogni qualcuno può pensare di raggiungere i propri obiettivi conquistando territori. La comunità internazionale non accetta che qualcuno faccia tutti questi crimini pensando che ciò non avrà alcuna conseguenza. Tutto ciò ha avuto esito opposto, nel senso che la questione palestinese è al centro dell’attenzione internazionale in tutti i paesi e all’attenzione dei popoli. Il Tribunale Penale Internazionale ha preso dei provvedimenti contro Israele, alle Nazioni Unite, diverse risoluzioni sono state approvate con delle forti maggioranze e questo testimonia l’isolamento del regime israeliano a livello internazionale. Per quanto riguarda l’attacco all’Iran il regime di Israele è ben al corrente delle capacità dell’Iran e delle conseguenze a cui andrebbe incontro in caso di un’azione contro l’Iran. E le massime autorità iraniane hanno dichiarato più volte che faranno tutto il necessario per difendere il proprio paese e la propria gente. Qualora sia necessario faremo tutto questo”.
In Europa si guarda sempre con sgomento e allarme alla questione dei diritti delle donne in Iran dopo le proteste delle ragazze nella campagna “Donna, Vita, Libertà”. Il nuovo governo Pezeshkian porterà dei cambiamenti sostanziali in tal senso?
“Il fatto di sapere che i paesi europei siano preoccupati per noi crea una serie di quesiti. Noi osserviamo violazioni estese dei diritti umani nello stesso continente europeo e osserviamo il silenzio della maggior parte delle nazioni europee nei confronti dei crimini del regime sionista. Quindi il fatto che loro siano preoccupati per i diritti umani in Iran ci sembra alquanto strano. Per quanto concerne l’approccio del prof. Pezeshkian, sia nei suoi discorsi, sia nelle sue azioni avrete osservato quanto siano importanti per lui i diritti umani. Lui ha dichiarato che farà tutto il possibile qualsiasi azione affinché la dignità delle persone venga preservata nell’ambito della Costituzione della nazione. Lei ha visitato diverse volte, ha visto quanto sia forte la presenza delle donne nella nostra società, frequentano e insegnano in Università e vede quanto stiano partecipando alla vita del paese. Oltre il 60% della nostra popolazione universitaria è formata dalle donne. In diversi settori come quello scientifico e quello legislativo e amministrativo osservate che le donne hanno un ruolo molto attivo. Quindi il fatto che all’estero si dicano preoccupati per i diritti delle donne iraniane mi sembra un argomento pretestuoso che probabilmente cela altri obiettivi”.
La legge sull’hijab è stata definitivamente bloccata a suo avviso?
“È stata bloccata momentaneamente per applicare in questa legge i pareri del governo e aggiustare alcune parti che avevano dei difetti. Questa legge è stata approvata, quindi è legge dello Stato, però il Governo ha proposto delle modifiche che verranno apportate e alla fine verrà applicata la legge modificata. Dobbiamo aspettare quali siano le correzioni proposte dal governo e il governo interagendo con il parlamento creerà la nuova legge”.