La Giornata internazionale contro le mine antipersona indetta dalle Nazioni Unite si celebra ogni anno il 4 aprile. Per l’Unione Europea l’adesione da parte di tutti i suoi membri alla Convenzione di Ottawa del 1997 che proibisce il possesso ed uso di tali odiosi strumenti bellici che dissimulati nel terreno fanno saltare in aria i civili e militari che li calpesta, costituisce una delle piu significative espressioni dell’impegno dell’Europa a favore del controllo degli armamenti. Quest’anno la celebrazione non può che avvenire in tono minore poiché desta preoccupazione il recente annuncio congiunto dei Ministri della Difesa di Polonia, Estonia, Lituana e Lettonia dell’intenzione di ritirarsi dall’accordo di Ottawa a causa ”dell’accresciuta minaccia militare che devono affrontare quei paesi della Nato che confinano con la Russia e la Bielorussia”. Successivamente anche la Finlandia, ha effettuato un annuncio analogo.
Tali annunci destano preoccupazione sul piano generale perchè costituiscono un ulteriore passo indietro nel settore del controllo degli armamenti che si aggiunge a precedenti numerosi ritiri da accordi effettuati soprattutto da parte degli Stati Uniti e dalla Russia. Con l’uscita dalla Convenzione di Ottawa, i cinque paesi in questione non farebbero estinguere l’accordo, cui hanno aderito ben 165 paesi,ma certamente indebolirebbero il regime del disarmo “umanitario”, quello che mira non tanto a mantenere un equilibrio strategico tra le maggiori potenze, bensì ad alleviare le soffrenze di combattenti e civili durante e dopo un conflitto armato.
Il motivo che induce questi stati ad adottare tale spiacevole decisione è però comprensibile. Non si tratta di un gesto volto a ristabilire la reciprocità con la Russia e la Bielorussia che non hanno mai aderito alla Convenzione sulle mine e che hanno sempre possieduto ed impiegato tali ordigni. Si tratta invece di uno strumento di dissuasione contro un possibile attacco militare russo, che visto il precedente dell’aggressione russa dell’Ucraina non è più del tutto escludibile.Particolarmente delicata è la situazione della Finlandia che ha con la Russia un confine di migliaia di chilometri e che ha già subito un’invasione sovietica nel corso della seconda guerra mondiale.
Occorre tener presente che l’art 20 della Convenzione Ottawa prevede che uno stato parte che sia coinvolto in un conflitto armato possa ritirarsi dal trattato solo dopo la conclusione delle ostilità. E’ questo il caso dell’Ucraina che aveva aderito alla convenzione di Ottawa e che non può oggi, come vorrebbe, ritirarsi dal trattato. Lo potrà fare solo al termine del conflitto. Nel frattempo Kiev ha ottenuto dagli USA delle mine antipersona che non potrebbe legalmente possedere e tanto meno usarle. Per evitare di cadere nella stessa trappola dell’Ucraina e per potersi svincolare legalmente dalle ferree disposizioni della convenzione, i cinque paesi citati preferiscono probabilmente anticipare il proprio ritiro dalla convenzione ed evitare una loro possibile inadempienza.
L’uscita dei cinque paesi dall’accordo non è un fatto compiuto, la decisione definitiva non è stata ancora presa e dovranno comunque passare sei mesi tra la denuncia vera e propria (che deve essere motivata)e la sua effettiva entrata in vigore.Nel frattempo i membri della comunità internazionale potranno cercare di dissuadere i governi dei cinque paesi dal portare a termine il loro intendimento.Tuttavia viste le circostanze attuali non saranno molti i paesi che se la sentiranno di intervenire presso le capitali nordiche affinchè esse desistano dal ritiro.Semmai le si potrà incoraggiare a dichiarare la natura reversibile della loro decisione e la disponibiltà a rivederla in tempi meno turbolenti.
L'Ambasciatore Trezza ha presieduto il Missile Technology Control Regime, la Conferenza sul disarmo a Ginevra e l'Advisory Board del Segretario generale delle Nazioni Unite per le questioni del disarmo a New York. È stato Ambasciatore d'Italia per il disarmo e la non proliferazione, e Ambasciatore della Repubblica di Corea. Attualmente coordina il gruppo italiano dell'European Leadership Network (ELN).