Italia e Kazakhstan: i due Stati-ponte

Giorgia Meloni il 30 maggio si è recata ad Astana per incontrare il Presidente kazako, Qasym-Jomart Tokayev. L’incontro ha confermato ancora una volta il rapporto privilegiato tra le due economie che, ormai da trent’anni, hanno sviluppato una stretta collaborazione soprattutto nel settore energetico. L’Italia è il primo partner economico del Kazakhstan in Europa, importando soprattutto petrolio, gas e prodotti minerari, mentre il Kazakhstan guarda all’Italia per macchinari industriali e tecnologie (con una crescente attenzione anche per l’agricoltura).

L’incontro di Astana arriva circa cinque anni dopo l’entrata in vigore dell’EU-Kazakhstan Enhanced Partnership Agreement, un accordo quadro che copre 29 aree di cooperazione prioritaria con l’Unione Europea. Tra le diverse materie previste nel trattato bilaterale, in cui anche la cultura e lo spazio meritano menzione, una speciale enfasi è dedicata al nesso tra estrazione mineraria e tutela ambientale.

Nel suo discorso alla presenza di Tokayev, Meloni ha sottolineato il valore geopolitico del rapporto tra Roma ed Astana. L’Italia, con la sua ambizione di proiezione nel cosiddetto Mediterraneo Allargato, si vuole presentare come porta commerciale e culturale dell’Africa e del Medio Oriente verso l’Europa. Sul fronte opposto, il Kazakhstan, da sempre crocevia politico e commerciale tra Europa, Cina e Russia, svolge un fondamentale ruolo di ponte nel quadro dell’Asia Centrale.

Il ruolo del Paese diventa strategico soprattutto nel contesto delle attuali tensioni internazionali a cui Meloni ha fatto più volte riferimento nel corso del suo discorso. La speranza di Roma ed Astana è che la collaborazione tra UE e Kazakhstan – con l’Italia come Stato UE maggiormente interessato a questa partnership – porti ad un’accelerazione degli investimenti nel Middle Corridor (o Trans-Caspian International Transport Route) e quindi alla realizzazione delle imponenti opere infrastrutturali volte a rendere il Kazakhstan un reale snodo euro-asiatico di merci e persone.

Attraverso questo snodo terrestre si potrebbe creare un’alternativa reale all’attuale dipendenza dal canale di Suez e dal commercio marittimo. Ad oggi, i segnali incoraggianti non mancano, provenienti soprattutto dal Caucaso (come nel caso del nodo ferroviario Baku-Tbilisi-Kars), ma le tensioni regionali rimangono l’ostacolo più grande per la concretizzazione di questo progetto strategico.

Il Kazakhstan, che ha avviato anche un percorso riformatore nel 2022, può rappresentare un attore determinato a portare stabilità politica, come dimostrato dai suoi sforzi di collaborazione strutturale con tutti gli attori dell’Asia Centrale. Per questo motivo il governo di Astana, salvo imprevisti traumatici, rimarrà nei prossimi anni un interlocutore privilegiato per Roma e Bruxelles.

Ricercatore nel programma “UE, politica e istituzioni” dell’Istituto Affari Internazionali. I suoi interessi di ricerca includono gli sviluppi della politica estera e di sicurezza comune (Pesc) e del Fondo europeo per la difesa.

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