Sandu vince in Moldavia, ma il Paese è spaccato

Maia Sandu resiste e si aggiudica il ballottaggio presidenziale in Moldavia contro Alexandr Stoianoglo. La nativa di Risipeni tiene così il timone, nel tentativo di garantire un futuro al progetto europeista portato avanti negli ultimi anni.

Nel 2022, infatti, Chisinau ha presentato domanda per aderire all’Unione europea, ottenendo lo status di candidato. La rotta però è tutt’altro che semplice. L’influenza russa rimane fortissima e la piega che ha preso il piccolo Paese incastonato tra Ucraina e Romania non piace affatto al Cremlino. Il ballottaggio si giocava anche se non soprattutto su questo.

I risultati del voto in Moldavia

Con la quasi totalità dei voti scrutinati, Sandu ha ottenuto il 55,41% delle preferenze, contro il 44,59% del suo sfidante, l’ex procuratore generale sostenuto dai socialisti filorussi Alexandr Stoianoglo. Un risultato tutt’altro che scontato guardando al primo turno, dove la leader del Partito di Azione e Solidarietà si era fermata al 42,49%. E ancora più incerto dopo che i primi voti scrutinati preventivavano un testa a testa serrato tra i due candidati, con il filorusso anche leggermente avanti.

A fare la differenza sono state soprattutto le scelte degli elettori della capitale, Chisinau, e di quelli appartenenti alla diaspora moldava, tradizionalmente filo-occidentale. Anche l’affluenza ha avuto un ruolo. Al primo turno si era recato alle urne il 51,68% dei cittadini, mentre al ballottaggio la percentuale dei votanti è arrivata al 54,34%. Una manciata di voti in più ma comunque decisiva.

La Moldavia divisa in due

Sandu ha ottenuto il secondo mandato come capo di Stato, dopo essere stata anche la prima donna a ricoprire il ruolo di Primo ministro nel 2019. La scelta dei cittadini moldavi confermerebbe così la vocazione europeista del Paese, dopo che il 20 ottobre il referendum consultivo per l’adesione all’Unione europea aveva ottenuto la maggioranza dei sì, seppure molto risicata. Su un’affluenza superiore al 50% – molto più del quorum del 33% necessario per la validità – i voti a favore sono stati il 50,46%, contro il 49,54% di quelli contrari. Uno scarto di poche migliaia di voti.

Un’indicazione della spaccatura forte che esiste all’interno del Paese, in particolare in alcune zone. Tra queste vi è anche la regione autonoma della Gagauzia, terra natale di Stoianoglu.  Storicamente filo-russa e in aperto contrasto con le politiche di Sandu, l’area ha visto i contrari toccare addirittura il 94,8%. Ma è soprattutto la Transnistria a preoccupare. Se al referendum del 20 ottobre il “no” all’Europa aveva toccato il 62,6%, al ballottaggio di domenica 3 novembre nella repubblica separatista c’è stato un plebiscito per Stoianoglo, che ha ottenuto il 79,4% dei voti.

Questo lembo di terra grande 3 volte e mezzo l’area di Roma, dove ancora pullulano simboli dell’Unione sovietica, ospita circa 400 mila persone prevalentemente di lingua russa. Anche se il governo di Chisinau riferisce che 360 mila di loro siano cittadini moldavi. Inoltre qui sono stanziati anche circa 1.500 soldati russi. Nel 2023 la tensione era cresciuta a tal punto da fare pensare a un’imminente invasione di Mosca della regione, poi smentita. La Transnistria si è appellata al Cremlino contro quello che, secondo le autorità della repubblica separatista, sarebbe un tentativo di annessione da parte di Chisinau.

L’ingerenza russa nel voto in Moldavia

“Voglio che sappiate che ho ascoltato tutte le voci, comprese quelle critiche” e che “sarò la presidente di tutti”. Sono state queste le parole pronunciate da Sandu dopo aver messo in cassaforte la vittoria. Ma il contesto segnala che sarà difficile per lei mantenere questa promessa.

Durante il voto del referendum e in quello per le presidenziali dalla candidata pro-Ue sono state a più riprese segnalate ingerenze di Mosca. I tentativi secondo Chisinau si sarebbero estesi anche al continente europeo. Per il ministero degli Esteri, alcuni seggi a Francoforte, Liverpool e Northampton sarebbero stati presi di mira da finte minacce volte a ostacolare il processo elettorale. “Respingiamo con fermezza qualsiasi accusa di interferenza. Non lo stiamo facendo”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Un motivetto già ascoltato durante le elezioni in Georgia di pochi giorni fa.

Una versione palesemente falsa secondo il consigliere per la sicurezza nazionale di Sandu, Stanislav Secrieru. Che ha evidenziato “massicce interferenze da parte della Russia”, le quali secondo lui avevano un “alto potenziale di distorsione del risultato”. Dopo la tornata di ottobre, le forze dell’ordine moldave si erano concentrate su un sistema di acquisto di voti orchestrato da Ilan Shor.

Shor è un oligarca fondatore dell’omonimo partito Sor (leggendolo ha la stessa pronuncia) fuggito dalla Moldavia nel 2019 mentre era agli arresti domiciliari. Vi era stato sottoposto dopo una condanna a 7 anni e mezzo di carcere nel 2017 per il suo coinvolgimento nel furto di un miliardo di dollari dal sistema bancario moldavo nel 2014. La più grande frode bancaria nella storia del Paese. Fuggito inizialmente in Israele, secondo i media adesso si troverebbe in Russia. Dove avrebbe anche ottenuto la cittadinanza.

Shor nega di aver commesso qualsiasi illecito e di aver influenzato queste elezioni, ma secondo i pubblici ministeri circa 35 milioni di euro sono stati versati a più di 130.000 beneficiari attraverso una banca russa sottoposta a sanzioni internazionali per gli elettori tra settembre e ottobre.

Tentativi di contro-propaganda

Nelle due settimane tra il primo turno e il ballottaggio del 3 novembre, lo schieramento presidenziale aveva intensificato la sua campagna sui social e nei villaggi. Per cercare di contrastare la presunta massiccia compravendita di voti e le operazioni di disinformazione attraverso l’invio di false email e minacce di morte. “Un attacco virulento” volto, secondo il premier Dorin Recean, a “seminare panico e paura”.

Le forze di polizia moldave hanno aperto un’inchiesta sulla presunta organizzazione da parte della Russia di “trasporti organizzati” con voli e bus per spingere i moldavi residenti sul suo territorio a votare in Bielorussia, Azerbaigian e Turchia. Dopo aver votato, Sandu ha invitato alla mobilitazione “contro i truffatori”. Riponendo la sua “fiducia” nei concittadini “che hanno sempre fatto progredire il Paese e lo hanno protetto dal male”. E loro le hanno dato ragione.

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