La guerra russa contro l’Ucraina ha evidenziato il ruolo cruciale dei discorsi strategici nel modellare la politica internazionale. Una serie di articoli pubblicati sul fascicolo 2/2024 di The International Spectator, la rivista in lingua inglese dello IAI, mette in luce come, tra gli altri, i governi di Germania, Russia e Ucraina abbiano utilizzato narrazioni strategiche per giustificare le loro azioni e tentare di influenzare le opinioni pubbliche nazionali e internazionali, a riprova del potere della comunicazione nell’arena geopolitica.
La risposta della Germania alla guerra di aggressione scatenata dal Cremlino ha rappresentato secondo molti analisti un momento di discontinuità nel discorso strategico tedesco. Nel suo articolo, Molly O’Neal evidenzia invece come la tradizionale narrativa tedesca improntata alla moderazione e al pacifismo sia stata certamente messa alla prova dalla cosiddetta Zeitenwende, portando a un approccio più assertivo alla politica internazionale, ma senza in realtà che ne siano stati modificati gli assunti fondamentali.
Per parte sua, il Cremlino ha attentamente forgiato una propria narrazione strategica per giustificare l’invasione dell’Ucraina. Polina Zavershinskaia sottolinea come il governo russo utilizzi queste narrazioni per modellare le percezioni sia domestiche che internazionali, inquadrando le proprie azioni militari come protettive ed eroiche in risposta ai presunti crimini commessi da parte ucraina.
Approfondendo quest’esplorazione delle narrazioni strategiche nella guerra russo-ucraina, Paolo Pizzolo sottolinea come, in ultima istanza, il “soft power” russo sia risultato inefficace nel contesto ucraino, caratterizzandosi di fatto come mera propaganda finalizzata a sostenere le ragioni espansionistiche del Cremlino.
Discorsi strategici e percezioni nell’era digitale
Nell’era digitale, il discorso strategico finisce necessariamente per abbracciare anche l’area cyber. Questo è precisamente il focus dell’analisi di Ruoxi Wang, Chi Zhang e Yaxiong Lei, che si soffermano sull’approccio alla governance digitale nella Repubblica popolare cinese, in particolare per quel che riguarda la privacy e la cosiddetta ‘sovranità dei dati’. In questo discorso, a dispetto dei numerosi scandali emersi in anni recenti, la Repubblica popolare si (auto)rappresenta come un ‘guardiano della privacy’.
Spostando l’attenzione sull’influenza dei social media, lo studio di Frank Maracchione, Giulia Sciorati e Claudia Roberta Combei esamina come le percezioni italiane della Cina e degli Stati Uniti si siano evolute su Twitter nel primo mese e mezzo della pandemia da COVID-19. L’analisi mette in luce come su Twitter, l’opinione pubblica italiana abbia manifestato una percezione complessivamente negativa tanto dell’approccio cinese quanto di quello statunitense nella risposta alla pandemia. Le opinioni positive delle politiche della PRC sono state dovute più a comparazione con la gestione (percepita come deludente) dei governi occidentali che non a un apprezzamento dell’approccio di Pechino in termini assoluti.
Conflitti territoriali, governance sanitaria globale e diplomazia regionale
Nella sua analisi, Magdalena Lisińska si addentra nel persistente conflitto sulle Falkland/Malvinas, mettendo in luce come lo scontro tra Regno Unito e Argentina sia qualcosa di più di una semplice disputa territoriale: si tratta di un vero e proprio scontro su e tra le rispettive identità nazionali. Lisińska mostra come entrambe le parti abbiano sviluppato precise narrazioni storiche a supporto delle proprie rivendicazioni, a testimonianza di come le narrative identitarie possano impattare direttamente la politica internazionale.
Su un altro piano, Emanuela Bozzini e Daniela Sicurelli discutono il ruolo svolto dall’Unione europea nei negoziati per la stesura di un trattato pandemico all’interno dell’Organizzazione mondiale della sanità. L’approccio europeo, finalizzato alla definizione di un trattato vincolante per le parti contraenti, si è scontrato con i dubbi e lo scetticismo di molti stati, preoccupati per possibili limitazioni alla propria sovranità.
Infine, Fred H. Lawson e Matteo Legrenzi approfondiscono le complesse dinamiche dei rapporti tra l’Iran e due dei suoi vicini, l’Afganistan e il Tajikistan. L’approccio pragmatico e conciliante adottato da Teheran verso il nuovo regime talebano insediatosi nel 2021 ha contribuito a mitigare le minacce provenienti da oltreconfine per l’Iran, ma ha al contempo esacerbato i conflitti interni all’Afghanistan e ha avuto ripercussioni negative sulla sicurezza del Tajikistan, a testimonianza dell’intricato intreccio delle dinamiche di sicurezza in Asia centrale.