La Nigeria al voto per il dopo Buhari

Il 25 febbraio gli elettori della Nigeria, il Paese più popoloso d’Africa, voteranno per scegliere il prossimo presidente, in un clima di crescente infelicità della popolazione a causa della costante insicurezza e delle difficoltà economiche.

Dall’elevata inflazione agli attacchi mortali di uomini armati contro i civili, nel corso dei suoi due governi, il presidente uscente, Muhammadu Buhari, ha visto la Nigeria affrontare varie crisi. I suoi sostenitori affermano che il presidente ha fatto del suo meglio e sottolineano i risultati conseguiti, come l’avvio di progetti infrastrutturali e i tentativi di combattere l’estremismo violento. Ma in generale, i cittadini non si sentono soddisfatti dal lavoro svolto dal presidente in questi anni.

I candidati alle elezioni in Nigeria

Il 25 febbraio, gli elettori dovranno scegliere il successore di Buhari, che non può più candidarsi, avendo concluso i due mandati consentiti dalla Costituzione. Si tratta di un aspetto importante delle imminenti elezioni e che è stato spesso trascurato. Diversamente da quanto avvenuto negli ultimi anni in altri Paesi africani, Buhari non ha modificato la Costituzione o cercato strade alternative per restare al potere oltre quanto legalmente consentito.

Oltre al presidente, saranno eletti i 109 membri del Senato e i 360 della Camera dei rappresentanti, mentre l’11 marzo saranno rinnovati 31 dei 36 governatori statali.

18 candidati si presentano per ricoprire la massima carica dello Stato, ma solo tre hanno una possibilità realistica di vincere, secondo i sondaggi. In particolare, due candidati dell’establishment e un emergente sono i favoriti per sostituire l’ottantenne Buhari.

L’ex governatore dello Stato di Lagos (regione del Sud-Ovest), Bola Ahmed Tinubu, è l’alfiere dell’All Progressives Congress (APC), partito al potere. Uomo d’affari noto per aver rimodellato l’hub commerciale di Lagos, è la figura scelta da Buhari per ereditare la sua visione politica, essendo stato uno dei suoi maggiori sostenitori alle scorse presidenziali.

Ma c’è un problema da non sottovalutare: Tinubu ha 70 anni e il suo stato di salute risulta precario, così come è stato per Buhari che, negli ultimi anni di governo, si è per questo più volte assentato dalla scena politica. Secondo alcuni esperti, questo potrebbe influire sul supporto popolare all’APC.

Sei volte candidato e secondo classificato dietro Buhari nel 2019, Atiku Abubakar è il leader del Partito democratico popolare (PDP). Proviene dallo Stato del Borno, nella regione nordorientale. Eterno secondo, vedremo se sarà così anche quest’anno. Da più di trent’anni frequenta i vertici della vita pubblica: è stato alto funzionario statale, vicepresidente e importante uomo d’affari, facendo fortuna nel settore petrolifero.

La sua campagna si basa sui suoi successi come vicepresidente (1999-2007), quando, a capo del team economico del governo, aveva supervisionato riforme con esito positivo nei settori delle telecomunicazioni, delle pensioni e delle banche, favorendo l’occupazione e la crescita del Pil. Tuttavia, come Tinubu, anche Abubakar ha settant’anni e rappresenta una continuità nelle strutture consolidate del partito, pur non essendo mai stato presidente del Paese.

Il fattore sorpresa del partito laburista

Un nuovo sviluppo nel ciclo elettorale del 2023 è l’emergere di un altro serio sfidante: Peter Obi, imprenditore di successo ed ex governatore dello Stato di Anambra (regione del Sud-Est), candidato alla presidenza per il Partito laburista.

Lui può essere davvero la novità tra i vecchi partiti, con un bacino di sostenitori rappresentato principalmente da quel pubblico under-30 e nativo digitale che ha portato avanti le proteste #EndSARS e che usa Twitter e Instagram come principali canali per diffondere il proprio dissenso. Obi riscuote successo in questa generazione di protesta perché incensurato e, a differenza degli altri due, non indagato per corruzione o travolto da scandali politici.

La popolarità di Obi ha anche una chiave etnico-religiosa: è di etnia Igbo (come soli altri due presidenti nella storia della Nigeria indipendente), il terzo gruppo del Paese, dopo Hausa e Yoruba. Inoltre, è di fede cristiana, a differenza degli altri due candidati e dell’ex presidente Buhari, tutti musulmani: se dovessero vincere Tinubu o Abubakar, per altri quattro anni, il governo sarebbe guidato da un musulmano in un Paese dove metà popolazione è cristiana.

Peter Obi può essere la sorpresa, anche se probabilmente gli manca la popolarità nazionale per vincere le elezioni. In particolare, non è molto apprezzato negli Stati del Nord, musulmani e di etnia Hausa-Fulani, spesso considerati l’ago della bilancia elettorale.

Cosa aspettarsi il 25 febbraio

I candidati alla presidenza devono ottenere il 50% dei voti a livello nazionale e il 25% dei consensi in almeno 24 dei 36 Stati nigeriani per assicurarsi la vittoria. Qualora nessuno raggiunga la maggioranza al primo turno, i primi due classificati si affronteranno in un secondo turno di ballottaggio. Data la competitività della gara di quest’anno, è una possibilità reale e sarebbe la prima volta per la Nigeria.

Anche se l’APC e il PDP sono avvantaggiati da esperienza e infrastrutture di mobilitazione dei votanti consolidate, l’elezione sarà competitiva e il risultato imprevedibile: un’ulteriore dimostrazione del progresso democratico del Paese. In più, il fatto che ci siano in gioco tutti i seggi parlamentari e quasi tutti i governi statali fa presagire cambiamenti potenzialmente significativi nella leadership a tutti i livelli.

Secondo la Commissione elettorale nazionale, negli ultimi mesi si sono aggiunti al registro elettorale 10 milioni di nuovi votanti, il 75% dei quali giovani. In un Paese dove l’età media è di 18 anni e oltre il 40% degli elettori registrati ha meno di 35 anni, i giovani rappresenteranno una spinta importante.

A fine 2020, avevano mobilitato le proteste #EndSARS, chiedendo una riforma del sistema di polizia, e oggi sono motivati ​​affinché le elezioni rappresentino un cambiamento. Sono i più ricettivi agli appelli, soprattutto di Peter Obi, per una maggiore trasparenza e reattività del governo davanti alle priorità dei cittadini.

La partecipazione alle elezioni nigeriane è generalmente bassa, ma gli analisti affermano che i problemi economici del Paese, così come la crescente insicurezza, potrebbero spingere più persone a votare, soprattutto i giovani, con la speranza di un cambiamento.

Le elezioni, insomma, saranno un importante banco di prova su più livelli e obiettivi. Inoltre, esse dovranno permettere di identificare e conferire al nuovo leader nigeriano la legittimità politica e la visione ideologica necessarie per consentire a uno dei Paesi più vitali d’Africa di tracciare un nuovo corso e affrontare le sfide economiche e di sicurezza del prossimo futuro.

*Articolo a cura di Armando D’Amaro, autore Africa de Lo Spiegone

Foto di copertina EPA/Akintunde Akinleye

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