La guerra russo-ucraina entra nella fase del logoramento

I presunti segnali positivi che emanano dai colloqui russo-ucraini di Istanbul riflettono l’interesse di ciascuna parte ad accreditare la propria buona volontà, per poi attribuire all’altra la colpa per la continuazione della guerra; e sono amplificati dalla propensione di chi svolge i buoni uffici – in questo caso la Turchia – a dare importanza al proprio ruolo.

Ma quel cauto ottimismo è anche dovuto alla prematura rappresentazione di una Russia ormai sconfitta e quindi disposta a ridimensionare le proprie ambizioni.

Il Donbass nel mirino

Non c’è dubbio che è fallito il piano di una guerra lampo da concludere con la sottomissione dell’Ucraina, la sua smilitarizzazione e l’epurazione dei nazionalisti anti-russi – la “denazificazione” –  a un costo in vite umane trascurabile. Ma proprio perché questa guerra si è rivelata molto più costosa del previsto, e perché ha comportato errori e insuccessi militari da far dimenticare, Putin e i suoi generali non possono chiudere ora la partita.

Il successo di alcune contro-offensive ucraine è significativo ma non deve farci ignorare l’avanzata dei russi, sia pure rallentata, nell’Est del paese. Essi sembrano mollare la presa (temporaneamente?) sulla capitale, e dicono di concentrare gli sforzi sul Donbass. È segno che una volta completata la conquista di tale regione, raddoppiando largamente l’estensione delle pseudo-repubbliche di Donetsk e Luhansk, saranno disposti a fermarsi e ritirarsi dal resto delle zone occupate? Nulla di più aleatorio.

Mariupol e le altre

L’accanimento su Mariupol, che è situata nella oblast di Donetsk, è in effetti compatibile con quello scenario riduttivo. Così pure la rinuncia a sferrare l’attacco decisivo contro Kiev. Rinuncia chè stata presentata come un gesto di buona volontà per propiziare i negoziati di Istanbul, ma in realtà è dettata dalla riluttanza dell’esercito ad avventurarsi in una nuova Stalingrado (matura non est, disse la volpe dell’uva, appesa troppo in alto).

Per contro, la continuazione dei bombardamenti su Cernihiv, Kharkiv e altre città del Nord mal si concilia con la presunta intenzione di concentrarsi sul Donbass. E l’offensiva in corso contro Zaporizzja e Dnipro, oltre a minacciare di accerchiamento il grosso delle forze ucraine, evoca lo spettro di una conquista di tutta l’Ucraina orientale fino al corso del Dnepr.

L’incognita Odessa

Rimane poi l’incognita di Odessa e di tutta la fascia costiera del Mar Nero a Ovest della Crimea e della foce del grande fiume. Rinuncerà Putin a completarne la conquista, ora arenatasi intorno a Mykolaiv, e a privare così quanto rimarrà dello stato ucraino del suo sbocco al mare? Vorrebbe dire rinunciare al modo più efficace per assicurarsene l’obbedienza a lungo termine.

Se Mosca non vorrà ripetere a Odessa, su più vasta scala, l’orrore di Mariupol, avrà l’opzione di occupare il resto della costa e il suo hinterland, riducendo la grande città portuale a una exclave , un po’ come Kaliningrad: anche così metterebbe un cappio al collo dell’economia ucraina. Prescindendo da scenari così massimalistici, la conquista del corridoio dalla Crimea a Mariupol, cioè di tutta la costa lungo il Mar d’Azov, è ormai un fatto compiuto, e difficilmente reversibile.

Scenari e alleanze decisive

Ma ancora più difficile è che Zelensky possa firmare al tavolo dei negoziati la cessione di tale territorio, se non in caso di una disfatta. Perciò la guerra, ormai di logoramento, è destinata a durare. E quanto più i paesi Nato riusciranno a fare arrivare sostanziosi rifornimenti bellici agli ucraini, più durerà. Dato che la Russia punta a disarmare l’avversario, dovrà cercare di tagliare quelle vie di rifornimento, a costo di aumentare il rischio di colpire bersagli occidentali.

Sperare che sia la Russia ad esaurire le proprie risorse umane e materiali, al punto da trovarsi costretta a ritirarsi senza avere ottenuto nulla, a parte la neutralità dell’Ucraina, non appare realistico. Se necessario si rivolgerà alla Cina, che alcuni si illudono ancora sia un attore neutrale e potenziale mediatore, quando è chiaramente schierata, sia pure come non-belligerante. Pechino avrà tutto l’interesse a fornire all’alleato aiuti materiali e finanziari, ponendo così le basi per un futuro rapporto di vassallaggio, e migliorando le proprie carte nella partita con l’Occidente.

Foto di copertina EPA/VASILIY ZHLOBSKY

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