Integrare l’Ucraina nell’Ue: riforme e ricostruzione

Il terremoto geopolitico generato dall’aggressione russa contro l’Ucraina è stato determinante per la storica decisione dell’Unione Europea di aprire le porte a Kyiv, insieme alla Moldavia e forse anche alla Georgia. Il ritorno della guerra sul continente europeo e la minaccia alla sicurezza europea proveniente da Mosca hanno contribuito a modificare l’approccio dell’Ue all’allargamento e hanno infuso nuovo dinamismo in questo ambito della politica estera europea. Infatti, nelle conclusioni del Consiglio Europeo del dicembre 2023, l’allargamento è stato definito come “un investimento geostrategico nella pace, nella sicurezza, nella stabilità e nella prosperità“.

Tuttavia, sebbene sia l’Ucraina che l’Ue siano determinate a garantire un processo di adesione di successo, il percorso dell’Ucraina verso l’Ue non sarà né semplice né rapido e richiederà un impegno politico costante da entrambe le parti. L’amministrazione ucraina deve dimostrare di essere in grado di attuare le riforme essenziali, in particolare per quanto riguarda le istituzioni democratiche efficaci e un solido Stato di diritto. L’Ue, da parte sua, deve essere in grado di supportare questo processo, attraverso interventi a livello politico, economico e di sicurezza.

Ostacoli all’avvio dei negoziati dei “fondamentali”

A seguito della concessione dello status di candidato nel giugno 2022, il Consiglio europeo del dicembre 2023 ha dato il via libera all’avvio dei negoziati di adesione, iniziati nel giugno 2024. Da allora, i negoziati sono progrediti senza intoppi a livello tecnico. L’ultimo Consiglio europeo ha elogiato l’Ucraina per il ritmo delle sue riforme legate all’adesione e ha accolto con favore i significativi progressi compiuti. La Commissione europea ha valutato che il primo cluster di negoziati relativo ai cosiddetti “fondamentali”, e cioè valori condivisi, Stato di diritto, indipendenza della magistratura e diritti umani, è pronto per essere avviato. Tuttavia, l’apertura del cluster è stata bloccata dall’opposizione dell’Ungheria, che denuncia la discriminazione nei confronti delle minoranze nazionali di etnia ungherese in Ucraina, e di recente ha indetto un referendum sull’adesione dell’Ucraina all’Ue, secondo cui il 95% dei cittadini intervistati – circa il 29% dell’elettorato effettivo del paese – sarebbe contrario. Ciò ha bloccato il processo a livello politico, vanificando l’iniziale ottimismo dell’Ue e dell’Ucraina nell’aprire tre dei sei capitoli – relativi a fondamentali, mercato interno e relazioni esterne – entro il primo semestre del 2025, durante la presidenza polacca di turno del Consiglio dell’Ue.

In Ucraina le riforme sono a 360°

Dal lato ucraino, sono in corso riforme in diversi ambiti per soddisfare i criteri dell’Ue e far progredire il processo di adesione. Nel settore dello Stato di diritto, gli sforzi si concentrano sul rafforzamento delle istituzioni giudiziarie, sull’ulteriore miglioramento del sistema giudiziario, sull’aumento dell’efficacia delle politiche anticorruzione, sul miglioramento della tutela dei diritti umani e sul rafforzamento della sicurezza e dell’applicazione della legge. Kyiv ha inoltre avviato un’ambiziosa riforma della pubblica amministrazione per un’ulteriore modernizzazione, digitalizzazione e una migliore accessibilità dei servizi pubblici. L’Ucraina si è inoltre adoperata per promuovere la transizione energetica al fine di allinearsi agli standard dell’Ue. Il Piano Nazionale per l’Energia e il Clima (NECP) dell’Ucraina mira a una completa decarbonizzazione entro il 2035. Kyiv ha inoltre finalizzato una Roadmap e dei Piani d’Azione per la ripresa e la trasformazione green dell’industria alimentare ucraina verso un modello più resiliente al clima, competitivo e allineato all’Ue. Ciononostante, il processo di riforma rimane irto di sfide, molte delle quali sono aggravate dalla guerra in corso.

L’Unione Europea può farcela da sola ad aiutare l’Ucraina, ma ci vuole una posizione unitaria

Garantire il percorso dell’Ucraina verso l’Ue significa innanzitutto aiutare Kyiv ad affrontare le sue più urgenti esigenze di sicurezza. Con l’inizio della seconda presidenza Trump, l’Ue è sottoposta a pressioni crescenti affinché fornisca un supporto adeguato alla resistenza dell’Ucraina all’invasione russa, in particolare attraverso sanzioni e fornendo equipaggiamento militare. Se l’Ue vuole rimanere un partner credibile per l’Ucraina – nonostante il disimpegno dichiarato degli Stati Uniti – deve mantenere una posizione unitaria. Questa unità è stata finora preservata, nonostante i tentativi di comprometterla provenienti principalmente da Budapest. Infatti, nelle ultime riunioni del Consiglio europeo, le conclusioni sull’Ucraina hanno dovuto essere adottate a 26. E anche se le sanzioni settoriali dell’UE contro la Russia sono state prorogate di altri sei mesi, Ungheria e Slovacchia hanno bloccato l’adozione del 18° pacchetto di misure restrittive, citando il rischio per la loro sicurezza energetica nazionale.

Inoltre, l’Ue deve mobilitare la capacità finanziaria aggiuntiva e collettiva per dotare Kyiv delle armi necessarie a contrastare l’offensiva russa in corso. Da marzo, i contributi europei (guidati dai Paesi nordici e dal Regno Unito) sono riusciti a compensare i mancati aiuti dagli Stati Uniti, ma permangono incertezze sul futuro. Tra le esigenze urgenti figurano, in particolare, la fornitura di sistemi di difesa aerea e anti-drone e di munizioni di grosso calibro.

A medio termine, la sfida più grande per l’Europa sarà quella di garantire la ricostruzione del Paese devastato dalla guerra. Si è calcolato che l’Ucraina avrà bisogno di 486 miliardi di dollari nel prossimo decennio per rimettersi in piedi. E la maggior parte dell’onere dovrebbe essere sostenuto dall’Ue. L’Ue è attualmente il principale donatore dell’Ucraina e si è impegnata a fornire all’Ucraina un sostegno finanziario regolare e prevedibile. Ma questo impegno richiede una mobilitazione di fondi ben oltre la capacità dei governi europei. Un modo per farlo è coinvolgere un’ampia gamma di parti interessate, tra cui organizzazioni internazionali e istituzioni finanziarie, soggetti imprenditoriali e della società civile, e fare affidamento su partenariati pubblico-privati. Questo è l’approccio alla base della Conferenza per la ripresa dell’Ucraina che si terrà a Roma il 10 e 11 luglio 2025.

Il futuro europeo dell’Ucraina è un elemento essenziale per la sicurezza europea. Per realizzarlo, saranno necessari un impegno costante, risorse adeguate e una visione a lungo termine.

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