Elezioni politiche in Slovenia: Janša in cerca di conferme

Domenica 24 aprile in Slovenia i cittadini voteranno per rinnovare i 90 membri dell’Assemblea nazionale. In testa nei sondaggi fino a qualche settimana fa, il Partito Democratico Sloveno (SDS) del primo ministro di estrema destra Janez Janša dovrà fare i conti con l’emergere di nuove formazioni politiche che hanno rimescolato le carte in tavola in poco tempo. In particolare, l’ascesa del Partito della Libertà (GS) guidato dall’ex manager Robert Golob sta dando del filo da torcere a Janša e a tutto il centrodestra.

L’appuntamento per il rinnovo dell’Assemblea nazionale è la prima tappa di un anno elettorale che proseguirà con le elezioni presidenziali e amministrative. Nel giro di pochi mesi i cittadini sloveni dovranno decidere chi guiderà il Paese nel prossimo futuro.

Janša e la“via ungherese” sulla stampa

L’esecutivo uscente, formatosi nel 2020, è stato spesso criticato per la linea politica considerata populista e troppo vicina al nazionalismo di Viktor Orbán, da poco rieletto alla guida dell’Ungheria e in ottimi rapporti personali con Janša.

Proprio la vicinanza di Janša al leader ungherese, le sue posizioni dure su immigrazione e accoglienza e quella nei confronti della stampa hanno alimentato le critiche nei confronti dell’SDS e del governo. Il Primo ministro non ha mai nascosto la sua avversione per i media liberali, favorendo l’ingerenza ungherese proprio in questo settore. Negli ultimi anni, infatti, gli investimenti di aziende di Budapest si sono riversati unicamente nella rete televisiva Nova24Tv, fondata dallo stesso Janša nel 2015.

I continui attacchi ai media nazionali e internazionali e i tagli strutturali ai mezzi d’informazione pubblica a favore delle reti private vicine al governo hanno attirato l’attenzione del Parlamento europeo, il quale a marzo 2021 ha dedicato alla questione una sessione del Gruppo di monitoraggio della democrazia.

Per cercare di arginare l’ascesa della sinistra, il centrodestra (che supporterebbe Janša in caso di vittoria) ha adottato una strategia che fa leva sui punti deboli del Paese, dalla ripresa economica post-pandemia alla guerra in Ucraina. In quest’ottica, qualche settimana fa Janša e i ministri Tonin e Počivalšek hanno annunciato corposi investimenti in favore dei comuni per un valore complessivo di un miliardo e mezzo di euro.

I progetti riguardano soprattutto aziende e infrastrutture nel settore dell’energia (da tempo è in cantiere la realizzazione di un blocco 2 nella centrale nucleare di Krško), ma sono previsti 300 milioni anche per il settore agro-alimentare, colpito indirettamente dal conflitto ucraino.

L’ascesa di Golob: il modello aziendale per guidare la Slovenia

Come è già accaduto nelle elezioni del 2018, il centrosinistra punta su un volto nuovo per contrastare l’egemonia del Primo ministro uscente. In quest’occasione si tratta di Robert Golob, ex manager del colosso della distribuzione elettro energetica GEN-I che pare essere riuscito a spodestare l’SDS dalla testa dei sondaggi (stando agli ultimi dati di Politico, il suo partito GS ha superato l’avversario dell’1% attestandosi al 25%).

La formula del dirigente d’azienda che a gennaio non aveva ancora né un partito né un programma elettorale sembra essere vincente. Golob ha una personalità forte che riesce a catturare l’attenzione di un elettorato trasversale: la fetta che vuole fermare la via ungherese di Janša, ma anche quella stanca del clima di tensione tra le forze politiche slovene.

Inoltre, Golob è goriziano e ha a lungo guidato il Gruppo europeo di cooperazione territoriale GECT GO, che promuove la collaborazione transfrontaliera. La sua attenzione per i rapporti con l’Italia potrebbe far pendere l’ago della bilancia a suo favore, dal momento che la legge slovena riserva due seggi per i rappresentanti della minoranza italiana e due per quella ungherese.

La sfida europea

Analogamente agli altri appuntamenti elettorali previsti nel 2022, anche nelle prossime elezioni politiche in Slovenia c’è in gioco la tenuta dell’Unione europea e dei suoi valori. La vittoria di Janša e del centrodestra potrebbe portare all’affermarsi di un altro esecutivo euroscettico e sulla stessa lunghezza d’onda di Polonia e Ungheria.

La recente diatriba tra Budapest e Bruxelles sullo stato di diritto, che ha portato alla decisione di quest’ultima di congelare i 7,2 miliardi di euro del Recovery fund previsti per il Paese, potrebbe influenzare le scelte degli elettori chiamati alle urne. Sono infatti in arrivo 10 miliardi dallo stesso fondo previsti per la Slovenia, un aiuto importante per rimettere in moto la sua provata economia.

Un punto fondamentale sarà capire se l’inesperienza politica di Golob e la sua visione aziendale convinceranno i cittadini; l’operazione non riuscì, anni fa, a Zoran Janković, altro manager prestato alla politica che non riuscì a trovare gli alleati per formare un esecutivo. A sentire gli analisti questo non dovrebbe essere un problema per il carismatico Golob, che in caso di vittoria potrà contare sugli altri partiti del fronte “anti-Janša”, stando alle dichiarazioni dei vari portavoce.

Di Fiorella Spizzuoco, autrice della redazione Europa de Lo Spiegone.

***Lo Spiegone è una testata giornalistica formata da studenti universitari e giovani professionisti provenienti da tutta Italia e sparsi per il mondo con l’obiettivo di spiegare con chiarezza le dinamiche che l’informazione di massa tralascia quando riporta le notizie legate alle relazioni internazionali, della politica e dell’economia.

Foto di copertina EPA/JOHN THYS

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