In Grecia, le elezioni europee del 2024 hanno portato all’elezione di 21 deputati scelti dal corpo elettorale. A contendersi i seggi sono stati 31 partiti: Nuova democrazia (Nd) ha ottenuto 7 seggi con il 28,31% dei voti; Syriza 4 seggi con il 14,9%; Pasok 3 seggi con il 12,8%; Elliniki Lysi, Kke e Niki hanno ottenuto tutti 2 seggi con rispettivamente il 9,3% dei voti per i primi due e il 3,4% per Niki; Plefsi Eleftherias 1 seggio con 3,4%; e la sorpresa di Foni Logikis che ha ottenuto 1 seggio con il 3% dei voti. I sondaggi pre-elettorali prevedevano un vantaggio per Nd con il 30% e un’involuzione di Syriza a favore Pasok. Invece, Nd si è attestata sul 28% e la sconfitta di Syriza non è stata così netta, confermandosi comunque come il secondo partito. Il partito degli astenuti continua però ad essere il più grande, con un tasso pari al 59%.
La vittoria di Nuova democrazia è, per stessa ammissione dei suoi militanti, una vittoria di Pirro. I dirigenti del partito si erano posti l’obiettivo di raggiungere il 33%, come accaduto nelle elezioni europee del 2019 sebbene ben lontano dal 41% ottenuto nelle elezioni politiche di un anno fa. “La nostra base ha mandato un messaggio chiaro tramite l’astensione o il voto all’estrema destra”, hanno dichiarato. Secondo un’analisi interna, riferita dalla stampa amica come Kathimerinì, i partiti di estrema destra raggiungono percentuali del 20% grazie al sostegno dei delusi di Nd, che non hanno votato né per Syriza né per Pasok. Il premier Kyriakos Mitsotàkis ha affermato che il messaggio è stato ricevuto e che i 7 eurodeputati di Nd saranno una garanzia nel Parlamento, dove entra un’estrema destra più forte. Una risposta politica astuta che reinterpreta la sconfitta vedendola come un tentativo di controllare l’estrema destra.
Per Syriza, queste sono state le prime elezioni senza Alexis Tsipras e con Stèfanos Kasellàkis come nuovo presidente del movimento. Da leader nuovo, Kasellàkis ha dichiarato che il 59% degli astenuti non può più essere l’alibi per la sconfitta della destra (una posizione non smentita da Nd). Tuttavia, ha espresso soddisfazione per aver ridotto il divario dal primo partito “dal 23% al 13%”, anche se ancora molto lontano dalla soglia psicologica del 20%. Con frasi che assomigliano molto a slogan, il leader di Syriza ha affermato che un altro governo è possibile. Ora si guarda al congresso di ottobre, con due sole considerazioni. Da un lato, il nuovo presidente non è riuscito a migliorare i risultati di Alexis Tsipras, che ha identificato con la sua persona il movimento negli ultimi anni. Dall’altro, il futuro ruolo della vecchia classe dirigente, ancora presente all’interno del partito, chiederà conto di questi risultati.
Nel Pasok – che ha nuovamente assunto connotati dinastici in quanto uno dei tre eletti è Nikos Papandreou, figlio minore del leggendario Andreas e fratello dell’ex premier Jorgos – siamo alla resa dei conti. Il risultato elettorale è stato insoddisfacente: l’obiettivo di diventare il secondo partito non è stato raggiunto. La leadership del giovane Nikos Androulàkis, che soltanto un anno fa voleva essere il punto di riferimento dell’opposizione, comincia a vacillare. Alla domanda se il ruolo del leader è in discussione, la deputata Nadia Giannakoupùlou ha risposto che “in democrazia, per definizione, tutto è in discussione”.
Nessuna novità a sinistra per i comunisti di Kke e gli ex Syriza di Plevsi Eleftherias. Un’attesa riconferma per Elliniki Lisi e Niki, le cui vittorie però sono viste più come una protesta contro Nd. Si stima infatti che i loro voti in più siano stati un travaso elettorale. La vera sorpresa è Foni Logikis della giovane Afrodìti Latinopoùlou, ex militante di Nd, e le cui idee sono ben chiare sul suo profilo: “Dio, Patria, Famiglia, per il bene della Grecia e contro il sistema degli intrallazzi”. Di lei non sono un mistero le posizioni molto conservatrici.
Ancora fuori dal Parlamento il DiEM25 di Yanis Varoufàkis, ex Ministro delle Finanze. In campagna elettorale ha parlato delle più importanti guerre in corso e in Germania gli è stato vietato l’ingresso per le sue dichiarazioni su Israele.
In definitiva, tanto il governo quanto le opposizioni hanno visto queste elezioni europee come un match che, sotto la bandiera europea, nasconde la competizione nazionale. Più o meno tutti concordano nel ritenere che da Bruxelles non ci sia la dovuta attenzione alle vere esigenze delle persone, intese come “individui” dalla destra e come “popolo” dalla sinistra.
Le europee a Cipro
A Cipro, dove si votava anche per le amministrative, sono stati eletti 6 deputati: Disy (centrodestra) ha ottenuto il 24,8% dei voti e 2 seggi; Akel (sinistra) il 21,5% e 1 seggio; il candidato indipendente Phidias Panagiotou il 19,3% e 1 seggio; Elam (destra) l’11,2% e 1 seggio. Ha votato poco meno del 60% degli aventi diritto.
Due sono gli elementi che fanno notizia: l’elezione di uno youtuber indipendente e la scarsa partecipazione dei turcociprioti, il cui voto non è stato compatto ma spalmato sugli altri partiti. Phidias Panagiotou, 24 anni figlio di un prete ortodosso, è arrivato terzo dopo i due partiti tradizionali. A gennaio aveva annunciato la sua candidatura sui suoi social preferiti, Youtube e TikTok, ammettendo di non avere la minima idea di che cosa fosse un parlamentare europeo ma dichiarando che la sua elezione porterà ad impegnarsi per il cambiamento anche se resta ancora un mistero quale cambiamento intenda portare. Cipro era nota per essere l’isola di Afrodite, chissà come verrà “rappresentata” da un social man come “Fidia”.