Il punto debole di “Bidenomics”

Il 21 novembre 2023 la città di Charleston, in South Carolina, ha eletto il primo Sindaco Repubblicano in circa 150 anni, William Cogswell. Sembra strano, considerando gli ottimi risultati che il Partito Democratico ha avuto nelle poche tornate svoltesi a novembre, ma non lo è: se in molte campagne i Democratici sono riusciti a legare il nome del loro oppositore a politiche estremiste e lesive dei diritti della persona, in questa Cogswell è riuscito ad allontanarsi dai temi nazionali e a parlare di problematiche locali, come il costo eccessivo delle case, la presenza sempre più massiccia di senzatetto e un livello di crimine sempre più visibile.

Negli stessi giorni Joe Biden andava in Colorado a fare un evento per l’apertura di una nuova fabbrica di energia pulita, CS Wind, rimarcando che tutti questi investimenti e miglioramenti della situazione della classe media americana erano possibili grazie ai suoi piani economici.

La controtendenza si nota subito: da un lato i Repubblicani riescono a erodere consenso ai Democratici puntando forte sul costo della vita eccessivo, dall’altro il Presidente decide scientemente di porre come pietra angolare della sua campagna proprio i risultati economici conseguiti sotto la sua amministrazione, prendendo anche a prestito un nome che ricorda il periodo di ottimismo reaganiano, “Bidenomics”.

Bidenomics e l’ombra di Trump

Come ha ricordato il New York Times nel suo sondaggio svolto insieme a Siena College, mentre la Casa Bianca decideva di veicolare al pubblico messaggi ottimisti sulla situazione economica, il 59% dei votanti di sei stati chiave dichiarava di preferire il modo di gestirla dell’ex-Presidente Trump. Bisogna evidenziare un punto: è vero che l’economia statunitense, dopo il colpo pandemico, si sta riprendendo, ed è altrettanto vero che l’abbassamento drastico della disoccupazione è incentivato dai piani di spesa pubblica del Presidente.

Tutto ciò però ha poco a che vedere con la percezione che la classe medio-bassa americana ha della situazione in cui vive: è difficile parlare di stabilità del mercato del lavoro, di crollo della disoccupazione, quando i salari non riescono ad aumentare di pari passo all’inflazione, facendo sì che la gente lavori sentendosi irrimediabilmente più povera. Allo stesso modo, i media locali danno molto più risalto alle cattive notizie rispetto alle buone: nella dieta mediatica di un cittadino è molto più semplice imbattersi nei licenziamenti e nel costo della vita più alto rispetto alla creazione di nuovi posti di lavoro.

Francesco D’Acunto, Professore a Georgetown, ha detto al New York Times che il problema principale di puntare sull’economia da parte del Presidente è che le persone non sopportano questo quadro economico, nonostante il miglioramento esponenziale dei dati; questo perché, ovviamente, non ragionano secondo i fondamenti della teoria macroeconomica, ma processano le informazioni che ricevono adattandole sul loro stile di vita individuale. Essi, infatti, non sono felici che il prezzo della benzina sia sceso rispetto all’anno scorso, perché l’obiettivo mentale è che la benzina torni a costare come nel mondo pre-pandemico, cosa oggettivamente impossibile al netto di chi guidi l’esecutivo.

È però snervante per i cittadini che un Presidente parli di un successo quando loro vedono un mondo che ritengono volatile e instabile, con un cappio posto da un aumento sconsiderato dei prezzi; evidenziare dati oggettivamente buoni non aiuta a migliorare la percezione di un sistema rotto e non aggiustabile.

Chi determina l’andamento economico

Jonathan Rothwell, di Gallup, ha detto al Washington Post che le persone comuni determinano l’andamento economico in base a quanto costano le loro bollette; queste sentono di stare spendendo sopra le loro possibilità, facendo rilevanti sforzi, per mantenere uno stile di vita che è solo simile a quello che avevano nel 2019, e si sentono ancora più presi in giro dalla comunicazione che evidenzia la forza del PIL del Paese.

Questo volo d’uccello sulla situazione percettiva della popolazione non deve, però, scoraggiare l’amministrazione: è difficile proporre un piano, soprattutto quando lo si fa demolendo gli assunti economici degli ultimi decenni, arrivando a ripudiare la fiducia nel mercato senza interventismo statale, che reggeva da quarant’anni.

Il team di comunicazione di Biden dovrebbe però riflettere su come raccontare questo cambiamento ai cittadini: di certo renderlo il punto focale di una campagna, mentre l’inflazione è alta e il prezzo degli immobili inaccessibile, è un grande assist ai Repubblicani che possono tornare a vendersi come il partito dei cittadini e delle loro istanze, puntando tutto sullo scollamento dell’establishment Democratico dai problemi delle persone.

Questo articolo è a cura di Marco Arvati, della redazione di Jefferson – Lettere sull’America

foto di copertina EPA/MICHAEL REYNOLDS / POOL

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