di Laura Gaspari
È passato poco più di un mese dall’inaugurazione del secondo mandato di Donald Trump e l’America First non si è fatto attendere. Da settimane assistiamo a uno tsunami di ordini esecutivi e azioni che hanno fatto parlare di sé. Nella valanga di decreti emanati dalla nuova amministrazione è compreso anche il DOGE, il Dipartimento – mai approvato dal Congresso – per l’Efficienza Governativa, il cui ruolo è scrutinare e decurtare tutte quelle spese federali considerate superflue per “risparmiare” fondi pubblici e ridurre il deficit. Tra licenziamenti improvvisi in quasi tutte le agenzie federali, comprese quelle strategiche, e congelamento di fondi e lavori, nella tagliola del DOGE è finita quasi immediatamente anche USAID (United States Agency for International Development, l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale). Un’azione drastica che ha fatto discutere non poco gli oppositori del quarantasettesimo Presidente, ma non solo.
Funzionari congedati in modo improvviso, licenziamenti, siti e profili social oscurati, programmi con fondi congelati, uffici chiusi in tutto il mondo e partnership sospese. Dal giorno alla notte, una delle più grandi agenzie umanitarie statunitensi ha letteralmente cessato di lavorare non solo sul territorio nazionale ma in ogni parte del mondo, con un blocco di novanta giorni, destando preoccupazioni, ansie e incertezze per ciò che avverrà in futuro.
La nascita di USAID
La storia di USAID inizia nel 1961, come agenzia istituita dal presidente dem. John Fitzgerald Kennedy durante gli anni più critici della guerra fredda, quando i due poli opposti combattevano usando anche l’arma del soft power, specialmente in quei Paesi che stavano affrontando la decolonizzazione. L’idea di Kennedy era quella di accorciare le lungaggini burocratiche del Dipartimento di Stato nell’elargire aiuti esteri, con un’agenzia indipendente e strutturata che riunisse tutti i programmi approvati dal Congresso e che operasse direttamente sotto la guida del Presidente, del Segretario di Stato e del Consiglio di Sicurezza Nazionale. L’Unione Sovietica è caduta nel 1991, ma USAID è sopravvissuta alla Guerra Fredda, concentrandosi per lo più su programmi riguardanti la salute, l’istruzione e l’ambiente ma anche la risposta alle calamità naturali, la democrazia e la crescita economica. Tra le sue missioni più note ci sono la risposta alla crisi umanitaria a seguito del terremoto di Haiti del 2010, piani di ricostruzione in Afghanistan e Iraq, l’elargizione di fondi per l’Ucraina e programmi di contrasto alla pandemia di HIV.
Tuttavia, USAID è da tempo un terreno di scontro tra repubblicani e democratici, ed è in questo quadro che va inserita la scure del DOGE e di Donald Trump. L’agenzia umanitaria è criticata per lo spreco di risorse in programmi che alimenterebbero la fantomatica “agenda liberal”. L’accusa è stata fatta dallo stesso Presidente, che ha definito l’agenzia come “gestita da un gruppo di pazzi radicali”, mettendo poi in chiaro che queste persone sarebbero state rimosse dal loro ruolo. La narrativa, portata avanti anche da Musk sul suo profilo X, è che USAID sia di parte e che stia esportando nel mondo politiche di sinistra radicale che sono antiamericane. USAID è anche accusata di essere corrotta e criminale, devota addirittura al riciclaggio di denaro, e di finanziare organizzazioni terroristiche come al-Qaeda. Nei giorni seguenti alla chiusura dei battenti dell’agenzia, numerosi esponenti repubblicani l’hanno attaccata. Il consigliere di Trump, Stephen Miller, ha dichiarato alla CNN che il 98 per cento del personale di USAID ha elargito donazioni a Kamala Harris e altri esponenti dem per le elezioni di novembre. Il diplomatico Richard Grenell, inviato del Presidente per gli affari speciali, ha affermato che l’ex direttrice di USAID, Samantha Power, avrebbe utilizzato il denaro per finanziare programmi e attivisti di estrema sinistra. Donald Trump e l’addetta stampa della Casa Bianca, Karoline Leavitt, avrebbero poi ripetutamente affermato che USAID avrebbe inviato a Gaza (e nello specifico, ad Hamas) 50 milioni di dollari in preservativi, cambiando poi cifra ogni volta che ne parlavano.
USAID nel mirino dei cospirazionisti
Secondo Forbes, le affermazioni su presunte donazioni ai democratici o ai programmi dell’agenda liberal sono vere e seguono la linea dura presa dall’amministrazione Trump sulle politiche DEI (Diversity, Equity and Inclusion) che riguardano principalmente il mondo LGBTQ+. Probabilmente, un terreno di aspro scontro tra GOP e lavori di USAID è nei programmi per contrastare la pandemia di HIV/AIDS. USAID è infatti la più grande sovvenzionatrice del programma PEPFAR, lanciato dal Presidente repubblicano George W. Bush nel 2003 per contrastare l’AIDS in tutto il mondo, specialmente nei Paesi dell’Africa sub-sahariana, finito pure questo nel congelamento di massa voluto da Trump. Inoltre, USAID ha finanziato numerosi programmi volti al mitigamento del cambiamento climatico, di cui Trump e sostenitori sono fermamente negazionisti.
USAID è nel mirino dei cospirazionisti vicini all’alt-right da molti anni. Tra questi, Mike Benz, già ufficiale del Dipartimento di Stato, che sostiene da anni che USAID sia dietro l’ormai famigerata fuga del virus SARS-CoV-2 dai laboratori di Wuhan. L’agenzia ha finanziato la ricerca di un’organizzazione medica indipendente, EcoHealth Alliance, sulle future minacce pandemiche. EcoHealth Alliance ha collaborato con il laboratorio di Wuhan nello studio di nuovi virus e viene presa di mira dai cospirazionisti dal 2021. La teoria del complotto di Benz è stata ripresa da Musk e fatta ricircolare su X, in un tam-tam fatto di post e condivisioni da parte di account falsi. Ovviamente, questa accusa non è risultata fondata.
L’accanimento contro USAID è figlio di più questioni. Da un lato, si persegue la politica America First, con una chiusura degli Stati Uniti verso l’interno, non una novità nella politica estera trumpiana. Le fanno eco la volontà di far uscire gli Stati Uniti dal WHO e dagli accordi di Parigi, la spinta verso la fine della guerra in Ucraina, strizzando l’occhio a Putin e alla sua propaganda, e le minacce agli alleati NATO. Dall’altro, la ricerca di un capro espiatorio per attaccare i democratici e lo spauracchio dell’agenda liberal sono modi per guadagnare consenso, prendendosela con minoranze e categorie svantaggiate. Tuttavia, i limiti messi a USAID rischiano di creare danni molto più grandi di così: sono a rischio, oltre che i programmi per la pandemia di HIV/AIDS, anche quelli per contenere le epidemie di ebola o altre malattie infettive, il cambiamento climatico e la promozione dei diritti in aree del mondo difficili e scosse da conflitti.
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