Caos al Pentagono: il Signal-gate colpisce Trump più del previsto

di Laura Gaspari

Gli ultimi due mesi non sono stati decisamente i migliori per il Dipartimento della Difesa statunitense e il suo Segretario Pete Hegseth, ex conduttore di Fox & Friends e fedelissimo di Donald Trump. L’ormai noto caso Signal-gate sta continuando a travolgere l’amministrazione Trump come una bufera ed emergono sempre più dettagli, nell’imbarazzo più totale del Pentagono.

Tutto parte il 24 marzo scorso, quando Jeffrey Goldberg, direttore del magazine The Atlantic, pubblica un articolo esclusivo intitolato The Trump Administration Accidentally Texted Me Its War Plans. Nell’articolo, il giornalista raccontava dettagliatamente, con tanto di screenshot, di essere stato inserito il 13 marzo in una chat di Signal – una app di messaggistica istantanea – con altri diciannove membri appartenenti al gabinetto del presidente Trump direttamente da Michael Waltz, Consigliere per la Sicurezza Nazionale. Il gruppo, rinominato Houthi PC small group, contava al suo interno il Vicepresidente JD Vance, il Segretario di Stato Marco Rubio, il Segretario della Difesa Pete Hegseth, il Direttore della CIA John Ratcliffe, la Direttrice dell’intelligence nazionale Tulsi Gabbard, il Segretario del Tesoro Scott Bessent, il Vicecapo del personale della Casa Bianca Stephen Miller, il suo superiore, Susie Wiles e l’inviato speciale per il Medio Oriente Steve Witkoff. Nessuno di loro si è accorto della presenza di un estraneo nella chat. Lì, ha riportato Goldberg, si stava coordinando un attacco aereo, con tanto di dettagli, su alcuni bersagli Houthi in Yemen. Senza ripercorrere i dettagli della vicenda e della conversazione, quello che colpisce è che si tratta di informazioni estremamente importanti e classificate, che di norma dovrebbero stare blindate dietro strati e strati di sicurezza, soprattutto informatica. Signal invece, a opinione di molti esperti, non è una app abbastanza sicura per garantire questo grado di protezione: informazioni simili, se finite nelle mani sbagliate, possono risultare estremamente pericolose. Hegseth, infatti, aveva riportato dettagli sulla posizione dei piloti in volo che, se intercettati, avrebbero potuto essere facilmente colpiti da un banalissimo missile terra-aria. La paura, dunque, è ci sia stata da parte dell’amministrazione una violazione dell’Espionage Act del 1917 in quanto Signal non risulterebbe un’applicazione approvata a livello governativo per la condivisione di informazioni classificate.

La reazione generale si è divisa tra imbarazzo e ilarità, specialmente per le reazioni con emoji di Waltz e Witkoff. L’amministrazione Trump si è difesa screditando Goldberg, tenendo conto che il Presidente ha già avuto in passato problemi con il The Atlantic. Lo stesso Hegseth ha negato di aver condiviso dettagli sui piani di guerra in Yemen, dando a Goldberg del bugiardo. Subito dopo il giornalista ha pubblicato gli screenshot della chat su un altro articolo del 26 marzo, sbugiardando completamente il numero uno del Pentagono. Ovviamente la questione ha fatto scattare subito delle indagini, sia interne al Dipartimento della Difesa sia a livello di Congresso. Il terremoto è stato talmente forte che si vociferava di un licenziamento di Waltz da parte di Trump, cosa poi avvenuta il 1° maggio quasi nel silenzio, con il Presidente fortemente dalla parte della sua squadra di governo.

La vicenda però non si conclude qui. In un articolo del Guardian dello scorso 6 aprile, viene spiegato perché – probabilmente – Waltz avesse aggiunto Goldberg a quella chat. Secondo un’indagine dell’ufficio informatico della Casa Bianca, l’incidente sarebbe stato causato da una serie di coincidenze e sfortunati eventi, partiti proprio da un’e-mail di Goldberg alla campagna Trump a ottobre 2024 relativo a un articolo sui veterani feriti. In poche parole, l’iPhone di Waltz avrebbe salvato il numero del giornalista automaticamente a causa dell’inoltro di una mail.

Qualche settimana dopo Hegseth è di nuovo finito nell’occhio del ciclone, questa volta per un articolo del New York Times, in cui si sostiene che sia stata creata una seconda chat su Signal, tra i cui membri si contavano la moglie e il fratello. In questa seconda chat il Segretario della Difesa avrebbe condiviso dettagli su altri attacchi aerei e questioni di difesa. Anche in questo secondo caso è stato tutto categoricamente negato, ma il caos che si è generato al Pentagono non ha lasciato indifferente la stampa. Nel frattempo, Trump ha continuato ad attaccare i giornalisti e i media, screditando la credibilità delle informazioni e bollando tutto come un tentativo di gettare zizzania e ombre sulla bontà del suo circolo. Tuttavia, i dettagli che continuano a uscire sulla scarsità della sicurezza dei dispositivi elettronici o il lassismo dei membri del Gabinetto stanno facendo preoccupare per la sicurezza nazionale e internazionale degli Stati Uniti. Dalla linea internet non protetta dell’ufficio di Hegseth, al furto della borsetta contenente documenti e badge della Segretaria della Sicurezza Interna Kristi Noem, all’abitudine di Waltz di usare Signal per qualsiasi operazione, anche internazionale. Avvenimenti che hanno iniziato a far storcere il naso anche ad alcuni repubblicani, come Mitch McConnell e Don Bacon. Senza contare l’allontanamento di Joe Kasper, ex capo del personale al Pentagono, dopo aver richiesto un’indagine sui leak. Il consigliere senior Dan Caldwell, il Vicecapo di gabinetto di Hegseth Darin Selnick e Colin Carroll, capo di gabinetto del Vicesegretario alla Difesa Stephen Feinberg, sono stati sospesi proprio a causa delle indagini sulle fughe di notizie sul Canale di Panama. L’ ex portavoce del Pentagono John Ullyot, in un’opinione su Politico, ha definito la situazione nell’agenzia “un inferno”. Una situazione che non dovrebbe verificarsi in un Paese come gli Stati Uniti, i cui segreti militari, se svelati o acquisiti da mani sbagliate, possono diventare estremamente pericolosi a livello globale. E risulta abbastanza comica la possibilità che il Segretario della Difesa, che dovrebbe essere l’incaricato presidenziale a coordinare l’esercito, diventi il target preferito – o comunque più facile da prendere di mira – dello spionaggio e controspionaggio internazionale. Anche in questo caso, alcune voci vogliono che Trump sia infuriato con Hegseth e da qualche giorno si vocifera di un licenziamento imminente. Staremo a vedere se il Presidente deciderà di scoprire un fianco – di fatto già scoperto – o di tenere saldamente le redini, lasciando però che il caos infuri e sperando che si fermi in fretta.

Jefferson-Lettere sull'America è un portale d'informazione interamente dedicato agli Stati Uniti d'America, fondato e diretto da Matteo Muzio, giornalista e americanista.

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