A Elmau in scena la solitudine del G7

Il vertice del G7, che si è svolto sull’arco di tre giorni nella cornice delle alpi bavaresi, ha rispettato alla lettera le previsioni della vigilia e il copione che caratterizza questi eventi secondo un rituale ormai  ben sperimentato. Atmosfera informale, leaders in maniche di camicia, grande intesa e massima cordialità fra i protagonisti. Conclusioni solenni e condivise, ma molto generiche.

Le conclusioni (attese) del vertice

A Elmau, il  G7 ha confermato la condanna dell’invasione russa dell’Ucraina, il sostegno all’Ucraina con aiuti economici, finanziari, umanitari e con la prosecuzione della fornitura di armi, e l’intenzione di rafforzare l’impianto sanzionatorio nei confronti della Russia con l’obiettivo di far pagare costi crescenti alla Russia anche per indurre il Cremlino a cessare le operazioni sul terreno. Ha anticipato il proprio impegno per la ricostruzione dell’Ucraina dopo la conclusione del conflitto.

Più in generale ha preso atto delle conseguenze della guerra in Ucraina sull’economia mondiale ed in particolare sulla sicurezza energetica e sull’accesso ad alcune materie prime alimentari. Ha ribadito l’impegno a ridurre la dipendenza dalle forniture russe di energia fino alla completa eliminazione di questa dipendenza. E ha concordato sulla necessità di misure addizionali necessarie per garantire la sicurezza energetica e per ridurre il prezzo dell’energia, con una cauta apertura sulla opportunità di approfondire l’idea di un tetto sui prezzi di greggio e gas russi.

Il G7 ha poi confermato la disponibilità a mettere a disposizione dei paesi più poveri fino a 100 miliardi di dollari, utilizzando in parte nuove emissioni di Diritti Speciali di Prelievo. Ha confermato gli impegni già assunti in materia di transizione energetica e di contrasto del cambiamento climatico. Ha rilanciato la proposta per un partenariato globale per promuovere infrastrutture e relativi investimenti (con l’impegno a mobilitare fino a 600 miliardi di dollari).

A Elmau nessuna sorpresa quindi, anche perché, da quando Donald Trump non è più membro di questo esclusivo club, l’atmosfera che caratterizza i lavori del G7 è quella di una ritrovata intesa e convergenza. Ma piuttosto la conferma che la guerra in Ucraina e la condanna dell’aggressione russa hanno di fatto rafforzato questa ritrovata unità di intenti, e che in queste circostanze la reazione condivisa all’invasione della Russia ha cementato compattezza dell’Occidente.

Da Elmau nessun embargo

Fin qui le note positive. Ma dal Vertice del G7 sono emerse anche altre verità. Gli impegni assunti per quanto importanti e solenni non hanno costituito novità. E per di più sono stati formulati in termini assai generici. Ad esempio sull’ipotesi di nuove sanzioni alla Russia al di là di una disponibilità a coordinarsi nessun accenno a quali misure in concreto avrebbero in mente i Paesi del G7. Nessuna menzione di un embargo sull’oro russo che pure era stata evocato alla vigilia.

Analogamente sulla sicurezza energetica e sul problema dei prezzi dell’energia solo indicazioni molto generali e poco impegnative sulla necessità di misure addizionali. La stessa idea di un tetto sul prezzo di greggio e gas solo ha fatto oggetto solo di un vago accenno alla necessità di approfondirne gli aspetti tecnici. E questo malgrado la disponibilità di Biden ad adottare misure che consentano di imporre una qualche forma di limitazione almeno del prezzo del greggio.

L’annuncio solenne della Partnership for Global Infrastructure and Investments è sembrato più un assemblaggio di due proposte già annunciate da qualche tempo da Usa e Ue che una novità, anche perché niente é stato detto su come reperire le risorse finanziarie necessarie per la sua realizzazione. Nessuna indicazione infine sembra poi  essersi concretizzata a Elmau su come affrontare il tema delle prospettive del conflitto in corso, su come creare le condizioni per una cessazione delle ostilità e per un avvio di una qualche forma di dialogo fra le parti in causa.

La solitudine dell’Occidente

Ma a Elmau è poi soprattutto emersa in tutta la sua evidenza la solitudine del G7 e dell’Occidente. Sicuramente compatto al suo interno e solidale con l’Ucraina aggredita. Ma di fatto sostanzialmente isolato dal resto del mondo.  E non è stata sufficiente la presenza al Vertice dei leaders di Argentina, India, Indonesia, Sud Africa e Senegal a contrastare la sensazione che il G7 sia ormai diventato un club troppo esclusivo per potere ambire a svolgere un ruolo determinante nel rilancio di una governance globale.

A Elmau quindi è apparso ulteriormente evidente che l’Occidente (plasticamente rappresentato dal G7) è riuscito a reagire in maniera compatta e unitaria alla guerra in Ucraina. Ma anche che questo stesso Occidente ha invece fallito clamorosamente nel tentativo di coinvolgere sulla sua linea (di condanna della Russia, di assistenza all’Ucraina e delle sanzioni) una platea più ampia di protagonisti sulla scena internazionale. Troppi e troppo importanti i Paesi (a partire dalla Cina) che  si sono sottratti sulla condanna della aggressione russa, sulle sanzioni, sugli aiuti all’Ucraina.

E questa realtà é ancor più grave se si pensa che in questa circostanza erano in gioco violazioni flagranti e gravissime di principi e regole fondamentali delle relazioni fra Stati e alla base fra l’altro della Carta delle Nazioni unite (principio di non aggressione, rispetto dell’integrità territoriale degli Stati ecc.). Principi e regole che dovrebbero essere considerati come sacrosanti  da tutti gli Stati indipendentemente dalla loro collocazione geografica e politica.

La necessità nuovo corso strategico e inclusivo

Se il G7 vorrà continuare a svolgere un ruolo dovrà evitare la tentazione della autoreferenzialità e lo scenario di un “Occidente contro il resto del mondo“. Uno scenario che forse nel breve medio periodo potrebbe non avere conseguenze immediate, ma che rischia di scavare un solco che alla lunga potrebbe indebolire anche l’Occidente stesso e le sue legittime aspirazioni a ricreare le condizioni di una governance globale condivisa.

Il rischio per il G7, ormai un gruppo minoritario di Paesi che di fatto hanno perso di peso rispetto alle grandi economie emergenti, è quello di rimanere un club esclusivo ma sempre meno rappresentativo. La sfida per il futuro per il G7 è quella di diventare più inclusivo senza rinnegare il proprio dna, e di coinvolgere altri grandi stakeholders sulla scena internazionale. E non sarà sufficiente invitare come convitati dell’ultima ora altri commensali al pranzo di gala dei Paesi più ricchi.

Foto di copertina EPA/Thomas Lohnes / POOL

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