Ripristinare la sicurezza a Zaporizhzhia

Rafael Mariano Grossi, direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) di Vienna ha comunicato il 28 agosto che, dopo mesi di trattative con la Russia e l’Ucraina, finalmente guiderà “una missione di esperti all’impianto nucleare di Zaporizhzhia per aiutare a garantire la sicurezza nucleare. La missione valuterà i danni fisici alle strutture dell’impianto, determinerà la funzionalità dei principali sistemi di sicurezza e protezione e valuterà le condizioni di lavoro del personale, oltre a svolgere le urgenti attività di salvaguardia sul sito”.

Una centrale in bilico

La centrale di Zaporizhzhia, situata a Enerhodar sul fiume Dnieper, è il maggiore complesso elettronucleare d’Europa con sei reattori di costruzione russa per una potenza totale di 5700 MWe. Il 4 marzo scorso, forze russe hanno occupato il sito della centrale, e dal 12 marzo la compagnia statale russa per l’energia atomica Rosatom ha preso il controllo della centrale, che continua a essere tenuta in funzione dal regolare personale ucraino in una situazione molto precaria e rischiosa che ha un impatto negativo sul morale e la serenità del personale.

Vari edifici e servizi hanno subito danni a causa delle operazioni militari e tre delle quattro linee elettriche ad alta tensione che collegano la centrale alla rete ucraina sono fuori uso. Attualmente solo due unità lavorano a piena potenza e le altre, in condizione di spegnimento controllato, non sono connesse alla rete.

La comunicazione istituzionale tra il sito e l’autorità atomica ucraina è severamente limitata e non è stato finora possibile effettuare ispezioni regolamentari ucraine o internazionali delle strutture in loco. L’Ucraina ha dato rassicurazioni all’Aiea sull’integrità fisica dei sei reattori e dei sistemi di sicurezza dell’impianto; i sistemi di monitoraggio delle radiazioni hanno continuato a funzionare regolarmente e non si è registrato alcun rilascio di materiale radioattivo. Le piscine del combustibile esausto funzionano normalmente e anche la struttura di stoccaggio a secco non ha subito alcun danno.

La controffensiva delle forze ucraine, che hanno raggiunto la riva opposta del fiume, ha però aggravato la situazione: le due parti si accusano a vicenda di attacchi e danni all’impianto; nei giorni scorsi anche l’unica linea da 750 kV si è interrotta e si è dovuto ricorrere alla linea a 330 kV che collega la centrale alla vicina centrale elettrotermica; il 25 agosto un incendio in questa centrale ha costretto al ricorso per alcune ore ai generatori diesel d’emergenza; hanno subito danni anche le tubature dell’impianto idraulico di raffreddamento. È fondamentale assicurare le connessioni elettriche e idriche che sono cruciali per la sicurezza dei reattori e, quindi, della popolazione e delle zone circostanti.

I principali fattori di rischio

Tutti i reattori della centrale sono ad acqua pressurizzata (PWR), che serve sia da moderatore dei neutroni che da refrigerante, e impiegano uranio leggermente arricchito (inferiore al 4,4%). L’edificio del reattore contiene, inoltre, una piscina di stoccaggio del materiale fissile esausto, che richiede anch’essa una continua refrigerazione.

Va osservato che questi reattori sono estremamente più sicuri dei reattori RBMK attivi a suo tempo a Chernobyl. Gli edifici in cemento rafforzato dell’impianto di Zaporizhzhia sono infatti in grado di sopportare anche proiettili e testate di alta potenza, purché non siano capaci di penetrazioni anti-bunker. Anche la rottura dell’edificio non provocherebbe necessariamente un danno al nocciolo del reattore, che è racchiuso in un contenitore a pressione di acciaio inossidabile incorporato in cemento.

Molto più esposti sono servizi cruciali quali i sistemi idraulici di refrigerazione (primario, secondario e di emergenza) e verso il pozzo di calore e le connessioni elettriche.

Appena vengono a mancare le condizioni operative ottimali, il reattore automaticamente interrompe la reazione di fissione a catena. Il maggior pericolo può venire dall’autodistruzione del reattore dovuta all’interruzione del raffreddamento a seguito della distruzione dell’impianto refrigerante o della mancata alimentazione delle pompe elettriche.

Va ricordato che allo spegnimento i reattori conservano una potenza residua, dovuta all’alta radioattività dei prodotti di reazione, che raggiunge tipicamente il 6% di quella d’esercizio (quasi 200 MW per impianti di 950 MWe), per ridursi nel giro di qualche giorno ai valori minimi della configurazione di “spegnimento freddo”, solo se la refrigerazione continua regolarmente.

Scenario Fukushima

Il disastro di Fukushima può illustrare le conseguenze dell’interruzione della refrigerazione del nocciolo e delle piscine del materiale spento: esplosioni di idrogeno, incendi locali, esplosioni di vapore acqueo, rottura delle barre di combustibile fino alla fusione del nocciolo nel corium e penetrazione del contenitore. Ogni danno alla struttura di contenimento comporta il rilascio di materiale radioattivo sotto forma di gas, aerosol, particelle solide. A Fukushima è stata emesso circa lo 0,16% della radioattività presente nei reattori (a Chernobyl fu il 5%) sufficiente a contaminare una vasta area sia a terra che in mare.

La gravità dei rischi, che la dispersione radioattiva comporta per la popolazione e l’ambiente, ha indotto la comunità internazionale a proibire gli attacchi militari agli impianti elettronucleari in quanto violazioni del diritto umanitario in guerra.

I sette pilastri dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica

La Aiea ha delineato sette pilastri indispensabili per garantire la sicurezza nucleare in Ucraina:

  1. L’integrità fisica degli impianti — che si tratti di reattori, bacini di combustibile o depositi di rifiuti radioattivi;
  2. Tutti i sistemi e le apparecchiature di sicurezza e protezione devono essere sempre perfettamente funzionanti;
  3. Il personale operativo deve essere in grado di adempiere ai propri doveri di sicurezza e protezione e avere la capacità di prendere decisioni libere da pressioni indebite;
  4. Deve esserci un’alimentazione elettrica sicura dalla rete esterna per tutti i siti nucleari;
  5. Devono esserci catene logistiche di approvvigionamento e trasporti ininterrotti da e per i siti;
  6. Devono esserci efficaci sistemi di monitoraggio delle radiazioni in loco e fuori sede e misure di preparazione e risposta alle emergenze;
  7. Devono esserci comunicazioni affidabili con l’autorità di regolamentazione e altri soggetti.

L’ispezione della Aiea potrà ora verificare la situazione all’impianto di Zaporizhzhia. È fondamentale che siano ripristinate le condizioni di sicurezza, a garanzia di Ucraina, Russia e di tutta l’Europa.

Foto di copertina EPA/MAXAR TECHNOLOGIES

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