La missione navale Ue Aspides (scudo in greco) nel Mar Rosso a protezione del traffico marittimo internazionale dalla minaccia Houthi è un’importante novità per l’Europa della difesa e l’Italia, ma presenta sfide significative. Â
Nella regione vi erano già l’operazione Ue Atalanta, che contrasta la pirateria somala nel Golfo di Aden, e la missione di sorveglianza e sicurezza marittima Agenor nello Stretto di Hormuz, composta da una coalizione ad hoc con forte presenza franco-italiana.Â
Un triplice salto di qualità per l’Europa della difesa
Aspides rappresenta un salto di qualità . In primis perché risponde a una minaccia militare significativa per gli interessi europei: gli attacchi Houthi alle navi civili in transito per gli stretti di Bab el-Mandeb hanno messo a repentaglio vite, violato il principio della libertà di navigazione e danneggiato il commercio internazionale con gravi conseguenze per l’import-export e l’approvvigionamento energetico europeo – in particolare italiano. Qualcosa che l’Ue non può permettersi di subire senza rispondere.Â
In secondo luogo, Aspides costituisce un progresso per l’Europa della difesa perché impiega le forze armate al servizio di una politica estera volta a proteggere gli interessi europei senza contribuire a una escalation in Medio Oriente. Intercettare gli attacchi Houthi alle navi in transito senza colpire il territorio Yemenita concretizza la volontà di circoscrivere la risposta militare a una minaccia ben definita e ingiustificabile, senza accrescere le tensioni già esistenti.Â
Inoltre, la missione è un buon esempio di autonomia strategica europea in partnership con gli alleati anglosassoni e mondiali. L’intensificazione degli attacchi Houthi da novembre 2023 in poi contro decine di navi mercantili, tramite droni, missili e navigli, ha portato Usa, Regno Unito e una dozzina di altri Paesi ad avviare l’operazione Prosperity Guardian già dallo scorso dicembre. Nell’Ue la volontà di lanciare una missione di sicurezza marittima nell’area c’era già all’epoca, ma il veto della Spagna ne bloccò il processo. Lo sforzo congiunto di Italia, Francia e Germania ha portato al superamento del veto e al lancio di Aspides il 19 febbraio. La missione Ue ha un suo preciso mandato e regole di ingaggio, basato sulla risoluzione ONU 2722/2024, e ci sarà uno scambio di informazioni con Prosperity Guardian per sfruttare le sinergie tra le due missioni.Â
La logistica della missione Aspides e le sue principali sfide
A livello operativo, Aspides conta su quattro navi fornite da Italia, Francia, Germania e Belgio, e velivoli imbarcati quali elicotteri e droni, per un totale di circa un migliaio di uomini e donne in campo. Il quartier generale è a Larissa, Grecia, guidato dal commodoro Vasilios Griparis, mentre il comando operativo imbarcato è del contrammiraglio italiano Stefano Costantino, a bordo del cacciatorpediniere Caio Duilio. Il mandato di Aspides copre un’estesa area dal Mar Rosso al Golfo Persico compresa la parte nord-occidentale dell’Oceano Indiano, in cui i pochi assetti europei dovranno sfruttare al massimo la condivisione delle informazioni. A tal fine saranno importanti tutti gli assetti, compresi possibilmente velivoli come i Gulfstream G550 dell’aeronautica italiana, i satelliti e le attività nel campo cibernetico e dello spettro elettromagnetico.Â
Il rischio maggiore è un attacco Houthi che combini un elevato numero di droni con alcuni missili, in grado in alcuni casi di saturare le difese di una singola nave europea. Le forze europee dovranno attivare tutti i sistemi d’arma, dall’artiglieria a missili e siluri, alla guerra elettronica, per neutralizzare tutto ciò che gli Houthi potrebbero lanciare via aria o mare. Il fatto che si tratti di una missione difensiva non vuol dire che non si spari, specie se l’alternativa è venire affondati, e ciò va chiarito nelle regole di ingaggio e assicurato in termini di sistemi d’arma. Le navi italiane, francesi e tedesche hanno già abbattuto alcuni droni Houthi.Â
Negli Stretti di Bab el-Mandeb, considerato l’intenso traffico commerciale e la presenza simultanea di diverse missioni militari, non è da escludere il problema di fuoco amico, come sperimentato dal drone occidentale quasi abbattuto dalla fregata tedesca di Aspides a fine febbraio. La sfida, quindi, è assicurare sia un processo decisionale tempestivo ed efficace, sia un costante coordinamento con Prosperity Guardian e tutte le attività militari alleate nell’area.Â
La portata degli attacchi Houthi ha già messo in difficoltà la Royal Navy britannica, che si è trovata a corto di munizionamento adeguato in loco. Le navi italiane sono avanzate, ma la marina militare – come altre in Europa – sconta un focus sulle operazioni a bassa intensità che ha portato nel tempo a sottodimensionare la potenza di fuoco e le scorte di munizionamento. Se dovessero verificarsi massicci e ripetuti attacchi Houthi, si porrà la sfida di rifornire tempestivamente Aspides di munizioni adeguate, di schierare ulteriori assetti se necessario, e nell’ipotesi peggiore, di sostenere perdite. Ciò richiede forte volontà politica e rapido processo decisionale nelle capitali coinvolte, a Bruxelles e, a livello militare, a Larissa e da parte di Costantino e dei comandanti delle singole navi. Aspides non affronta come Atalanta pirati somali male equipaggiati e poco organizzati, ma un attore quasi statuale che ha preso il controllo di due terzi del territorio yemenita, compresi gli arsenali delle forze armate nazionali, e gode del sostegno economico e politico dell’Iran. Il mandato della missione è di durata annuale ma è chiaro che la presenza militare europea nel Mar Rosso va ben aldilà del 2024 ed è difficile prevedere cosa possa succedere in Medio Oriente in tale arco di tempo.
Per essere un vero scudo, ad Aspides serve una postura europea, militare e politica, chiara, decisa, e pronta ad affrontare l’evolversi della situazione. Solo così si può fermare la minaccia Houthi, ristabilire la libertà di navigazione nel Mar Rosso, proteggere il traffico civile in transito e gli interessi nazionali ed europei.