Un anno di lavoro dell’Assemblea Costituente, voluta a furor di popolo, per cambiare la “Costituzione di Pinochet”, il documento approvato nel 1980 ma più volte rimaneggiato in senso evolutivo negli ultimi 40 anni e tuttavia ineluttabilmente incistato in quel regime, non è bastato a rendere condivisibile agli occhi degli elettori la nuova Carta, intrisa di multiculturalità, solidarietà, inclusività e ambientalismo. In un ordinamento che prevede l’obbligatorietà del voto, il No (Rechazo) ha ottenuto il 62% dei voti, distaccando di parecchie lunghezze il Si (Apruebo), nel referendum che si è tenuto domenica 4 settembre.
La vittoria del No sui ‘nuovi valori’
Ci sarà tempo per valutare le implicazioni politiche di un risultato che premia senza dubbio i conservatori del centro-destra, sostenitori del No, sconfiggendo l’area più radicale della politica cilena. L’indizione della “Convenzione” aveva assunto, oltre che un valore specifico di strumento volto al rinnovamento dei principi più ancora che della forma dello Stato-organizzazione, aveva avuto anche un significato di politica interna, quasi un suggello a chiusura di un lungo periodo di transizione che aveva visto protagonista la protesta sociale nelle piazze delle maggiori città dall’ottobre 2019 al marzo 2020.
Così, l’ingresso di valori tipici del costituzionalismo europeo del secondo novecento (pluralismo, welfare,diritti dei lavoratori) è stato accompagnato dai nuovi diritti legati alla sfera dell’ambientalismo, delle tematiche di genere, dell’accesso ad internet, della bioetica, delle generazioni a venire, con un’attenzione all’interculturalità che si rappresenta come un connotato originario della Repubblica cilena.
Il ‘potere costituente’ al popolo
Tuttavia, al di là dell’esito referendario, la bozza della nuova Costituzione cilena ha rappresentato un atto di rilevanza giuridica. Intanto per la modalità con cui si è giunti, nel maggio del 2021, ad eleggere con voto popolare la “Convenzione” che ha redatto il pletorico testo di 388 articoli e 57 disposizioni transitorie, prendendo le distanze dalle procedure disposte per le revisioni costituzionali dal capitolo XV della Costituzione di Pinochet. La scelta di far agire un’assemblea costituente in presenza del “potere costituito” rappresentato dal Congresso Nazionale in carica solo dal dicembre del 2021, ha rappresentato una sorta di aggancio ideale con l’esprit rivoluzionario francese del 1793, con la rimessione nelle mani del “popolo” del potere costituente.
Dunque una nuova Costituzione che, nel negare il catalogo delle norme-principio dell’impianto del 1980, emanato in un contesto valoriale percepito come antitetico rispetto al nuovo tempo della democrazia, rigetta le procedure indicate dagli artt. 127-128-129, in quanto ontologicamente connesse con l’idea del “potere costituito” che avrebbe agito da limite al nuovo impianto costituzionale. A differenza della Spagna, per restare nell’area linguistica e culturale di riferimento, che prevede con l’art.168 della Costituzione l’ipotesi della sua revisione totale attraverso una procedura complessa che implica anche lo scioglimento anticipato delle Cortes Generali dopo l’approvazione in via di principio, mantenendo almeno formalmente nelle mani del “potere costituito” il potere di “revisione totale”, il Parlamento cileno ha scelto, attraverso un referendum popolare che ha dato avvio alla “Convenzione”, di rifondare il potere costituente sulla base di una legittimazione popolare. Un’esperienza che, forse, sarebbe utile registrare anche nel dibattito,fortunatamente meno radicalizzato, sulle riforme costituzionali d’impianto nell’ordinamento italiano.
Un nuovo patto per la Costituzione?
Che succederà adesso in Cile? La Costituzione vigente, lo ha ricordato il presidente Boric che ha fortemente sostenuto le ragioni della “Convenzione” per il suo superamento, è compatibile con il programma presidenziale; d’altro canto la forte spinta popolare che portò all’elezione dell’Assemblea costituente, non può essere trascurata. E’ probabile, allora, che la politica cerchi un punto di convergenza per ripartire con una nuova Convenzione, su una base meno divisiva e per un documento finale meno pletorico.
Foto di copertina EPA/Juan Carlos Avendano/Aton Chile CHILE OUT