Mosca vuole ritirarsi dal trattato che proibisce le esplosioni nucleari

Putin ha dato tempo fino al 18 ottobre alla Duma russa per esprimersi sull’opportunità e modalità di una denuncia del Trattato internazionale che proibisce gli esperimenti nucleari CTBT (Comprehensive Test Ban Treaty). È difficile pensare che il Parlamento di Mosca non approvi un provvedimento sul quale il leader massimo si è già espresso evocando il labile argomento che la Russia deve avere uno status analogo a quello degli Stati Uniti. In questo caso, visto che gli Stati Uniti hanno firmato ma non ratificato il trattato, Mosca, per pareggiare, dovrebbe denunciare il Trattato.

“Un colpo mortale al Trattato”

Il gesto russo darebbe un colpo mortale al CTBT pioché la Russia appartiene al gruppo di 42 paesi (tra cui l’ Italia) la cui ratifica è indispensabile per l’entrata in vigore del trattato. Il CTBT è uno dei pochissimi “grandi trattati” multilaterali nel campo del disarmo nucleare ancora in piedi. Il suo grande pregio è che è stato firmato o ratificato da un largo numero di stati nucleari ed è stato sinora applicato da tali paesi nonostante il fatto che non sia formalmente entrato in vigore. Dal 1998 in poi nessun Paese ha osato infrangere la moratoria di fatto sulla proibizione delle esplosioni nucleari. Si deve dunque a questo trattato se sono cessati i “botti nucleari” che avevano sino ad allora infestato l’atmosfera ,la terra, i mari ed il sottosuolo del nostro pianeta. Ne erano stati effettuati più di 2000. Soltanto la Corea del Nord si è distinta per aver effettuato a partire dal 2006 una serie di esplosioni, condannate e sanzionate al Consiglio di Sicurezza dell ONU anche con il consenso russo.
La ratifica di Mosca era stata sinora uno dei pochi fiori all’occhiello della sua politica favorevoli al disarmo. Affinché Mosca possa effettivamente abbandonare il trattato, dovrà spiegare gli “eventi straordinari che hanno messo in pericolo i propri supremi interessi”. Vi è da domandarsi quali pertinenti eventi straordinari Mosca possa inventare. Spetta poi ai giuristi valutare se la revoca del trattato annulla anche la sua firma. Se così fosse, verrebbe meno la tanto agognata “parità” con gli Stati Uniti.

Un altro passo indietro sul disarmo

Le reazioni dell’ amministrazione Biden sono di disappunto. Tutte le amministrazioni democratiche hanno voluto ratificare questo trattato ma non sono mai riuscite ad ottenere la richiesta maggioranza qualificata al Senato. Saranno invece soddisfatti gli ambienti della destra armamentistica repubblicana che ha sempre avuto in odio questo trattato ed aveva richiesto la revoca della sua firma. Sicuramente promuoverà il ritorno alle esplosioni anche da parte degli Stati Uniti.
Tutti gli stati europei, inclusi quelli militarmente nucleari, hanno firmato e ratificato il CTBT. L’Europa è pertanto altamente qualificata per esprimersi vigorosamente a favore della salvaguardia di questo trattato. Visto che la palla si trova ora in campo parlamentare, anche le istanze parlamentari nazionali ed europee hanno titolo per intervenire. Di tutto aveva bisogno la comunità internazionale fuorché di questo ulteriore passo indietro.

Foto di copertina EPA/PAVEL BEDNYAKOV / SPUTNIK / KREMLIN POOL MANDATORY CREDIT

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