L’impegno per la ricostruzione di Bucha

L’organizzazione non profit italiana Fondazione Cesvi collaborerà alla ricostruzione della città ucraina di Buča, diventata simbolo di una guerra che si sta consumando da quasi novanta giorni e che vede come principali vittime bambini, donne, anziani e disabili. L’intervento potrà contare su un primo fondo stanziato di 500 mila euro, ai quali si aggiungeranno altre donazioni che Cesvi sta raccogliendo tra donatori privati e pubblici. Tra questi anche il Comune di Bergamo che ha fatto recapitare al Primo cittadino Anatoliy Fedoruk l’impegno del proprio sindaco, Giorgio Gori, per un gemellaggio con la città di Bergamo. Questi primi fondi per la ricostruzione di Buča si vanno ad aggiungere agli oltre 1,5 milioni di euro che Cesvi ha destinato a progetti in Ucraina per far fronte all’emergenza umanitaria in atto.

Al fine di definire le priorità, accertare i bisogni umanitari della popolazione e pianificare gli interventi di ricostruzione la Fondazione ha già incontrato, in occasione di una missione in Ucraina, il sindaco di Buča.

L’incontro con il sindaco ha fatto emergere come bisogni più impellenti della città in questa fase siano ristabilire la sicurezza nelle aree liberate (dove è in corso la campagna di sminamento e rimozione dei residuati bellici) per permettere il rientro dei cittadini in completa sicurezza; ricostruire e/o recuperare le infrastrutture distrutte, sia quelle pubbliche, che quelle residenziali – anche con una fase intermedia di strutture temporanee; ricostruire le abitazioni, le attività economiche/produttive e le strutture per le attività sociali; riequipaggiare le flotte di mezzi dei servizi pubblici, come ambulanze, autopompe, mezzi pubblici; favorire la ripresa delle attività lavorative, il rispristino della produzione industriale; affiancare strutture come asili, ospedali e scuole con interventi sociali e materiali e in generale fornire assistenza psicosociale alla popolazione rimasta.

Il progetto partirà nelle prossime settimane e potrà contare sulla presenza di un ufficio di Cesvi direttamente nella città per la gestione logistica di tutte le operazioni. La Fondazione gestirà il progetto mettendo a disposizione la propria esperienza internazionale e il modello dinamico tipico di una ong italiana che da sempre ha agito in contesti emergenziali, non con modelli precostituiti, ma con soluzioni tailor-made per affrontare e risolvere problematiche specifiche. Un approccio che parte dai territori, dalla collaborazione con la società civile e le istituzioni locali che in tutti questi anni ci ha permesso di portare aiuti tempestivi, anche nelle situazioni più difficili come l’Afghanistan, Haiti, il Myanmar.

L’intervento di Buča si inserisce in un progetto di aiuto più ampio, che riguarda sia l’Ucraina che i confini. L’organizzazione umanitaria Cesvi si è, infatti, attivata per fronteggiare questa emergenza sin dalle prime ore dall’esplosione del conflitto. Inizialmente attraverso convogli umanitari in collaborazione con i partner della rete internazionale Alliance2015, poi attraverso progetti a supporto delle categorie più fragili e iniziative volte a sostenere gli sfollati interni e le persone in fuga verso i Paesi confinanti.

In particolare, Cesvi è presente in Romania a Sighet, dove in collaborazione con Sos Bambini Romania assiste le mamme con figli accolte nel centro Piccolo Principe e a Tulcea, Isaccea e Galati, dove è stato avviato un progetto che assiste circa 12.500 persone, soprattutto bambini con artisti del circo solidale che organizzano attività di prima accoglienza, spettacoli e laboratori di arte-terapia.

In Ungheria, Cesvi ha allestito a Zahony il primo Entry Point Hub della città, mentre in Polonia è in partenza un progetto di accoglienza per 100 mamme e bambini presso una struttura alberghiera del centro di Lublino. Per aiutare chi è rimasto all’interno dell’Ucraina, Cesvi ha inoltre attivato un aiuto per gli sfollati interni, le persone in movimento nell’Ucraina occidentale e centrale e le persone vulnerabili (famiglie con bambini piccoli, disabili, anziani) rimaste bloccate nelle aree di guerra ad Est con particolare attenzione ai bambini attraverso la fornitura di kit igienici, alimenti altamente nutritivi e programmi di sostegno psicosociale per il superamento dei disturbi da stress post traumatico.

Foto di copertina ANSA/ LAURENCE FIGA’- TALAMANCA

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