Le prospettive della cooperazione Nato nell’Indo-Pacifico

La sicurezza dell’Atlantico settentrionale passa ormai anche dall’Indo-Pacifico. Il recente Summit di Madrid ha rappresentato l’occasione per ridefinire, attraverso l’approvazione del nuovo Concetto strategico, le priorità strategiche e la posizione dell’Alleanza Atlantica di fronte alle sfide attuali. Accanto a conferme attese, quale il rafforzamento della postura Nato nei confronti della Federazione Russa, si registrano importanti elementi di novità

Fra questi, l’interesse verso l’Indo-Pacifico appare certamente rilevante, come dimostra l’invito rivolto ai leader di Australia, Giappone, Repubblica di Corea e Nuova Zelanda – i cosiddetti Paesi “Asia-Pacific 4” (AP4) – di prendere parte per la prima volta ai lavori del Summit. Nella prospettiva Nato, l’Indo-Pacifico rappresenta infatti una regione che “può avere un impatto diretto sulla sicurezza euro-atlantica” e, in tale quadro, le attività condotte dalla Repubblica Popolare Cinese (Rpc) assumono riflessi considerevoli in termini di sicurezza per l’Alleanza. 

La sfida cinese

Per la prima volta il Concetto strategico menziona la Rpc quale elemento cui porre attenzione nel nuovo quadro strategico in cui l’Alleanza si trova ad operare, collocandola subito dopo la Federazione russa, il terrorismo e l’area del Medio Oriente e Nord Africa. Le “sfide sistemiche” poste dalla Rpc agli “interessi, [alla] sicurezza e [ai] valori” della Nato vengono lette nell’ottica di una sua progressiva affermazione sulla scena internazionale, resa possibile dall’impiego congiunto di strumenti politici, economici e militari per il raggiungimento di obiettivi specifici che, però, rimangono in ultima analisi “opachi”. 

A tal proposito, il Concetto strategico sottolinea le operazioni cibernetiche e ibride, la retorica conflittuale e le campagne di disinformazione, nonché il tentativo di “sovvertire” l’ordine internazionale. Un altro fattore di preoccupazione riguarda l’impiego della leva economica per il controllo di settori industriali con l’obiettivo di creare “dipendenze strategiche”. Il documento evidenzia, inoltre, la rapida espansione dell’arsenale nucleare e delle infrastrutture ad esso connesse. In tale contesto, l’approfondimento da parte di Pechino del partenariato strategico con la Federazione Russa aggiunge ulteriori elementi di complessità ad un quadro già di per sé composito. 

È interessante notare come tali scelte di contenuto e linguaggio del Concetto Strategico, rispetto alle quali le autorità cinesi hanno preso posizioni critiche, siano state condivise da tutti gli Alleati, ivi compresi i Paesi che avevano adottato fino ad ora una postura meno risoluta nei confronti della Rpc. In ogni caso, è importante sottolineare la disponibilità della Nato ad un impegno costruttivo con la Cina. Ciò non può però prescindere dalla ferma tutela degli interessi di sicurezza dell’Alleanza, e in questo senso deve essere letta l’apertura Nato ai Paesi AP4. 

La posizione di Australia e Nuova Zelanda 

La partecipazione dell’Australia al Summit di Madrid si inserisce nell’ambito del progressivo rafforzamento della cooperazione con la Nato, che ha avuto origine nel 2005. La visita del premier australiano Antony Albanese in Europa è stata l’occasione per ribadire il sostegno di Canberra all’ordine internazionale basato su regole. Tuttavia, da una prospettiva di politica estera, l’Australia dovrà riuscire a contemperare il progressivo rafforzamento delle sue cooperazioni nel campo occidentale, testimoniato dall’Accordo AUKUS e dal sostegno all’Ucraina, con le preoccupazioni di importanti attori nell’area – quali Indonesia e Malesia – che temono una militarizzazione della regione indo-pacifica. La contestuale visita del Ministro degli Esteri australiano Wong a Kuala Lumpur appare significativa a tal proposito.

Con riferimento invece alla Nuova Zelanda, nel suo discorso di indirizzo il Primo Ministro Andern ha sottolineato l’importanza dell’invito al Summit NATO, evidenziando nel contempo come la Nuova Zelanda non intenda “espandere le [proprie] alleanze militari. La posizione della Nuova Zelanda si inserisce nell’ottica di una ferma condanna delle azioni russe, nella convinzione tuttavia che la guerra in Ucraina non debba condurre ad “una corsa alle armi” o “ad un mondo più polarizzato e pericoloso”. Particolare importanza assume anche il richiamo alla Rpc, che è diventata “maggiormente assertiva e tendente a mettere in discussione regole e norme internazionali”. Il riferimento non può che essere qui anche al recente Accordo di sicurezza firmato dalla Cina stessa con le Isole Salomone. 

Qui Tokyo e Seoul

Secondo la prospettiva giapponese, “la sicurezza dell’Europa e quella dell’Indo-Pacifico sono inseparabili”. Così si è espresso al Summit Nato il Primo Ministro Kishida, che ha aggiunto peraltro la volontà di rafforzare la cooperazione con l’Alleanza Atlantica, risalente agli anni Novanta, con riferimento specifico ai campi cyber, tecnologie emergenti, sicurezza marittima e disarmo nucleare. Particolarmente rilevante è risultato anche l’invito della NATO alla Repubblica di Corea, che è recentemente divenuto il primo Paese asiatico ad accedere alla Cyber Defence Unit della Nato. Il Presidente Yoon Suk Yeol ha inoltre annunciato la prossima apertura di una missione diplomatica sudcoreana presso l’Alleanza Atlantica. 

La partecipazione del Giappone e della Corea del Sud deve essere inserita all’interno della risposta Nato alla Rpc, ma anche in un’ottica di deterrenza nei confronti della Corea del Nord, come dimostrato dal trilaterale Biden-Kishida-Yoon tenuto a margine del Summit. Tuttavia, è auspicabile per il prossimo futuro un ulteriore miglioramento del rapporto fra i due Paesi asiatici, ancora gravato da dispute storiche, affinché si possa giungere ad una piena unità di intenti.

Un cambio di paradigma, ma nessuna “Nato asiatica”

Il riconoscimento dell’importanza dell’Indo-Pacifico rappresenta un indubbio cambio di paradigma in termini di percezione dei rischi e quindi di strategia Nato. La nuova valutazione operata dall’Alleanza riflette infatti la progressiva interdipendenza delle dinamiche intercorrenti fra il quadrante euro-atlantico e quello indo-pacifico, ingenerata sia dal crescente peso assunto dal secondo nelle relazioni internazionali – come dimostrato dalle recenti tensioni seguite alla visita della Speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti Nancy Pelosi a Taiwan – sia dagli investimenti di attori asiatici in Europa e America settentrionale, nonché nella regione del Mediterraneo allargato. 

Di fronte a tale scenario, la definizione di precise modalità di attuazione delle decisioni assunte a Madrid costituirà l’elemento-chiave per fornire credibilità alla postura dell’Alleanza, anche considerando che il Trattato di Washington esclude un impegno diretto della Nato nel teatro asiatico e che il vertice di Madrid punta ad un approccio diverso e più indiretto. Il recente Nato Strategic Foresight Perspectives Report on the Indo-Pacific, elaborato dal Nato Allied Command Transformation (ACT) di Norfolk, conferma tale approccio incentrato sui partenariati sottolineando al contempo che la capacità dell’Alleanza di trasformare tali partnership in “deliberative and proactive cooperation” avrà inevitabili ripercussioni anche sul ruolo della stessa “in promoting its goals to support possible future missions in the IndoPacific”. 

Ciò non potrà che riguardare in primo luogo il partenariato con i Paesi AP4, anche attraverso il possibile aggiornamento dei rispettivi Individual Partnership and Cooperation Programme con la Nato alla luce delle sfide attuali. Specifica attenzione dovrà però essere dedicata anche alla ricerca di puntuali sinergie con l’Unione europea, la cui strategia per l’Indo-Pacifico presenta un’articolata componente Sicurezza e Difesa, e con le politiche dei singoli Alleati nell’area

Un significativo segnale a tal proposito arriva dalla partecipazione di Canada, Francia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti all’esercitazione Pitch Black 2022 organizzata dalla Royal Australian Air Force dal 21 agosto al 9 settembre nella zona settentrionale del Paese, alla quale prendono parte fra l’altro Nuova Zelanda, Repubblica di Corea e Giappone. Tale dispiegamento di assetti aerei nell’area si pone in un’ottica di continuità con la prima visita dell’Ammiraglio Rob Bauer, Presidente del Comitato Militare NATO, alla 24° Conferenza dei Capi di Stato Maggiore della Difesa dell’Indo-Pacifico, avvenuta dal 25 al 27 luglio 2022.

Foto di copertina ANSA/ CHIGI PALACE PRESS OFFICE/ FILIPPO ATTILI

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