L’agenda del G7 a guida italiana

Il G7 è un foro informale di consultazione, composto da un gruppo ristretto di Paesi economicamente più avanzati del mondo occidentale, che offre un’occasione di confronto e coordinamento su una serie di questioni d’interesse prioritario per la comunità internazionale. Raramente nel G7 si assumono decisioni vincolanti, ma esso costituisce un quadro di riferimento utile per la definizione di orientamenti condivisi su temi di interesse comune. L’agenda del G7 è quindi caratterizzata da temi ricorrenti che, tradizionalmente, figurano nelle conclusioni dei rispettivi vertici, da tematiche in qualche modo imposte dall’attualità del contesto internazionale e da specifiche questioni che riflettono maggiormente le priorità delle presidenze di turno.

Le priorità del G7 a guida italiana

La presidenza italiana coinciderà con un anno particolarmente complesso per le numerose incertezze e l’instabilità che caratterizzano la situazione internazionale, cui si aggiunge l’incognita delle scadenze elettorali in Europa e negli Usa. Inevitabilmente, quindi, nell’agenda del G7 a guida italiana figureranno le crisi che caratterizzano l’attualità internazionale: dalla guerra in Ucraina al riaccendersi del conflitto israelo-palestinese, dalla ripresa delle tensioni in Medio Oriente alle altre aree a rischio che caratterizzano la scena internazionale. Tutti temi che verranno declinati in funzione degli sviluppi nel corso dei prossimi mesi, ma per i quali il G7 offrirà il quadro di riferimento ideale per verificare e consolidare una posizione comune del mondo cosiddetto occidentale rispetto a queste crisi.

Tuttavia, al centro dell’agenda del G7 ci saranno anche le sfide con le quali il mondo deve confrontarsi per garantire una crescita sostenibile e inclusiva, stabilità finanziaria e riduzione dei divari di ricchezza. Sotto questo profilo figureranno nell’agenda temi come il coordinamento delle politiche macro-economiche, la finanza per lo sviluppo, il futuro del commercio internazionale, la sicurezza alimentare, la salute per tutti, la transizione energetica e il contrasto al cambiamento climatico (anche alla luce degli impegni assunti dalla comunità internazionale alla Cop28 e in vista della Cop29), la transizione digitale e la riduzione del digital divide.

Tra i temi destinati a caratterizzare l’agenda della presidenza italiana, il Governo ha anche già anticipato che una speciale attenzione sarà dedicata allo sviluppo delle relazioni con l’Africa, con l’obiettivo di stimolare rapporti più sistematici di cooperazione con questa parte del mondo, così importante per la disponibilità di materie prime e per la sua spettacolare crescita demografica.

Altro argomento di straordinaria attualità e interesse per tutta la comunità internazionale, su cui la presidenza italiana intende puntare, sarà poi quello dello sviluppo e della regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Sotto questo profilo, il G7 potrebbe fornire indicazioni mirate soprattutto ad individuare un quadro di riferimento per una regolamentazione condivisa dell’intelligenza artificiale che, senza bloccarne sviluppi e potenzialità, ne riduca i rischi di usi impropri, grazie anche alla cooperazione internazionale.

Il ruolo del G7 nell’attuale sistema di governance globale

Ma la Presidenza italiana dovrà anche tenere presente che, nel corso degli anni, con la modifica degli equilibri complessivi sulla scena internazionale, i Paesi che fanno parte del Gruppo dei sette hanno perso di peso specifico e quindi di rilevanza. Con la conseguenza che il G7 oggi deve fare i conti con un problema di rappresentatività, a sua volta conseguenza dell’emergere di nuovi protagonisti che si stanno affermando in ambito internazionale e che chiedono di svolgere un ruolo di primo piano nella gestione della governance globale. Non a caso, già a partire dal 2008, al G7 si è affiancato il G20, un foro di consultazione a partecipazione più ampia e quindi potenzialmente assai più rappresentativo.

Il G7 resta comunque indubbiamente un foro importante di concertazione, anche perché i suoi membri sono caratterizzati da posizioni sostanzialmente omogenee su molte questioni di interesse comune. Ma i Paesi che ne fanno parte dovranno assumere le loro decisioni nella consapevolezza che il loro peso specifico – misurato in termini di quota del PIL mondiale, di quota della popolazione mondiale e di quota del commercio internazionale – si è ridotto drasticamente rispetto a quando il Gruppo fu creato nel lontano 1975.

Per poter continuare a svolgere un ruolo nella governance globale, il G7 dovrà quindi sempre più più aprirsi ad altri Paesi e contribuire, con le sue decisioni, anche a colmare le distanze emerse di recente fra l’Occidente e il resto del mondo. Sotto questo profilo sarà importante che, anche nel 2024, il G7 tenga presente la necessità di coinvolgere nelle sue decisioni un più ampio spettro di stakeholders. E confermi la prassi di invitare anche altri Paesi a partecipare al processo di consultazione attraverso la formula dell’outreach, come segnale della disponibilità a coinvolgere Paesi non membri del gruppo ristretto nella preparazione delle decisioni di maggior rilievo, e ad ascoltare e a dare un seguito alle richieste del cosiddetto Sud globale.

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