Il Giappone unisce gli alleati del G7

Il tour europeo e nord-americano del primo Ministro giapponese Kishida conclusosi da poco ha fatto tappa in quasi tutte le capitali dei paesi del G7, fatta eccezione per Berlino e Bruxelles (al netto del nome, l’Ue è membro del G7). Se si tengono a mente la visita di Olaf Scholz in Giappone ad aprile 2022, la prima in Asia per il neo-Cancelliere, quindi la visita del Presidente Steinmeier a ottobre 2022 e il bilaterale Kishida-Scholz a latere del G20 in Indonesia, l’attiva diplomazia giapponese sta accuratamente preparando il terreno per il G-7 a guida Giappone nella Primavera 2023.

Tokyo guarda ai partner occidentali

Al di là dei diversi dossier economici e degli importanti sviluppi strategici in seno al Giappone e all’alleanza nippo-americana –”l’ancora della politica estera e di sicurezza di Tokyo”, per usare l’espressione di Kishida in un recente discorso i Paesi europei in seno al G7 sono quindi i partner privilegiati di Tokyo.

Tokyo ha condannato con fermezza l’aggressione della Russia, unendosi alle sanzioni coordinate in seno al G7 (al netto degli investimenti ancora presenti nei gasdotti e oleodotti Sakhalin 1 e Sakhalin 2), e fornendo all’Ucraina e ai Paesi limitrofi circa 700 milioni di dollari statunitensi come assistenza umanitaria e 600 milioni di dollari in assistenza finanziaria. Testimonianze dirette, raccolte a Tokyo da chi scrive, suggeriscono che il Giappone abbia sorpreso le controparti europee per la rapidità nel decidere dell’invio di aiuti militari all’Ucraina. Se la maggior parte di questi siano aiuti militari non letali, quali elmetti, giubbotti antiproiettile e droni civili, la decisione non ha mancato di controversie a causa del retaggio storico e dell’impianto legale ancora fortemente anti-militarista. L’amministrazione Kishida si è inoltre prodigata sul fronte diplomatico per convincere quanti più stati del sud-est asiatico e, senza successo, l’India a condannare l’aggressione russa. Insomma, il governo giapponese si è mosso sia a parole che a fatti.

Il 2022 ha testimoniato la proattività della diplomazia giapponese a livello bilaterale e c.d. “mini-laterale”. Attraverso iniziative funzionali in materia di sicurezza ed economia, il governo giapponese ha colmato il divario tra i cosiddetti attori like-minded nei teatri euro-atlantico e indo-pacifico. Queste iniziative sono perfettamente in linea con la volontà del governo statunitense di aggirare le disfunzionalità del sistema multilaterale basato sulle Nazioni Unite cementando coalizioni ad hoc tra alleati e partner strategici, democrazie in primis, come esemplificato da AUKUS, dal Quad e dalla cooperazione tra i partner del G7 – con l’aggiunta occasionale di India, Australia e Corea del Sud (alias Democratic10, D-10). Poiché il multilateralismo efficace, il più aperto e ampio possibile, ha sofferto nei suoi risultati a causa della competizione tra grandi potenze, la cooperazione funzionalista mini-laterale si è maggiormente diffusa nel corso del 2022.

Il “pericolo cinese”

I governi del Giappone e degli Stati Uniti – a partire dall’establishment della sicurezza nazionale USA – si sono adoperati per rimarcare il pericolo di un’aggressione cinese a Taiwan nei passati due anni. Decisori politici giapponesi hanno esplicitamente collegato l’aggressione della Russia all’Ucraina con la politica estera e di sicurezza più assertiva della Cina – insieme a paragoni tra Xi Jinping, sempre più uomo solo al potere, con Vladimir Putin – con una maggiore attenzione pubblica dedicata alla sicurezza militare in generale e alle contingenze militari attraverso lo stretto di Taiwan.

Anche l’Europa si sta schierando su quel fronte. La dichiarazione congiunta dei ministri degli Esteri del G7 del 3 agosto 2022, dichiarazione successiva alla visita di Pelosi a Taiwan, ne è la riprova. Il linguaggio ha criticato le misure coercitive annunciate dalla Cina contro l’isola, ma ha minimizzato l’importanza della visita di Nancy Pelosi. In realtà, questa dichiarazione ha dimostrato che l’Europa e l’Unione europea nel suo complesso sono più chiaramente avverse a Pechino. La guerra in Ucraina ha quindi portato a semplificatorie comparazioni tra Russia e Cina, se non a conclusioni affrettate che i due attori siano protagonisti di un’ alleanza a tutti gli effetti.

Le ragioni principali hanno a che fare con il crescendo di crisi cinesi che hanno attirato l’attenzione in Europa: la pandemia Covid-19, la soppressione dei diritti umani nello Xinjiang e l’autonomia di Hong Kong. Questi eventi hanno serie implicazioni sul comportamento futuro della Cina, poiché il caso di Hong Kong ha dimostrato la volontà di Pechino di rinnegare gli impegni presi in un trattato internazionale, la Dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984. Queste azioni, insieme alla prepotenza coercitiva del governo cinese nei confronti delle sanzioni europee sulle violazioni dei diritti umani nello Xinjiang, al bullismo economico nei confronti della Lituania e, nella primavera del 2022, all’ambiguo posizionamento della Cina sulla guerra in Ucraina, che riguarda direttamente gli interessi europei, hanno chiaramente avvicinato la posizione dei paesi Europei, paesi G7 in testa, a quella del Giappone.

G7 verso l’Indo-Pacifico

Altri segnali di una convergenza tra Europa e Giappone erano rinvenibili lungo tutto il 2022. Ad esempio, la dichiarazione congiunta del bilaterale Ue-Giappone a maggio 2022 enfatizza il supporto di Tokyo alla luce della guerra in Ucraina e quindi ripreso il linguaggio di Tokyo nel condannare attività coercitive intorno alle isole Senkaku (e non Senkaku/Diaoyu), quindi il supporto a un Indo-Pacifico libero e aperto (e non semplicemente Indo-Pacifico). Similmente, una convergenza degli interessi attraverso il quadrante Atlantico e Pacifico è testimoniata dal nuovo concetto strategico della Nato e dal summit di Madrid, che ha visto la partecipazione di Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud come partner dell’Indo-Pacifico.

Quindi, la visita di Kishida e la decisione del governo italiano di inaugurare una partnership strategica col Giappone si inserisce appieno nel solco del crescente affiatamento in seno al G7, un affiatamento reso possibile anche grazie alla nuova “dipendenza strategica” dell’Europa, sia sul fronte militare che energetico, nei confronti degli Stati Uniti. Per rimarcare la volontà di difendere il c.d. “ordine internazionale basato sulle regole” tutto lascia intendere che gli Stati del G7 si proietteranno maggiormente sul quadrante Pacifico nell’anno a venire, e con la capacità di avvalersi di approdi logistici provvisti da attori regionali quali Francia, Usa (con Guam), Australia, e Giappone. Come rimarcato dal soprammenzionato attivismo diplomatico, attivismo che ha permesso a Tokyo di esportare una vera e propria re-invenzione della geografia regionale sotto il nome di “Indo-Pacifico”, il Giappone ha assunto un ruolo di potenza “aggregativa” a tutti gli effetti.

EPA/Thibault Camus / POOL MAXPPP OUT

Ultime pubblicazioni