I limiti della ‘svolta a sinistra’ in Colombia

Al ballottaggio di domenica 19 giugno, la Colombia ha eletto come nuovo presidente Gustavo Petro. La sua vittoria porta la sinistra alla presidenza per la prima volta nella storia del Paese.

Petro, il candidato del Pacto Histórico, ha vinto le elezioni  con il 50,4% dei voti contro Rodolfo Hernández, un imprenditore rappresentante del populismo di destra che si è aggiudicato il 47% dei voti.

Chi è Gustavo Petro

Ex membro della guerriglia M-19, ex senatore ed ex sindaco di Bogotà, Petro è da sempre attivamente coinvolto nella politica colombiana.

Data la sua storia, non sorprende che il rispetto dei trattati di pace del 2016 svolga un ruolo centrale nel suo programma. Tuttavia, in un tentativo di ascoltare le nuove richieste che arrivano dalla popolazione, la campagna presidenziale di Petro ha dato molto spazio anche ad altri temi, quali l’ambientalismo e il femminismo. Centrale per Petro è poi il superamento dell’attuale sistema economico, ritenuto ingiusto dal punto di vista sociale ed eccessivamente dipendente dalle esportazioni di petrolio.

Le prime parole del nuovo presidente

Nel suo discorso di celebrazione della vittoria, Petro ha sottolineato la storicità di questo momento, ma si è detto pronto a favorire un nuovo dialogo nazionale, riconoscendo che al momento la società colombiana è fortemente polarizzata e impegnandosi a includere e rappresentare anche chi non lo ha votato.

Petro ha poi rivendicato che la sua vittoria rappresenta “la somma delle resistenze della Colombia (…) contro un mondo che non dovrebbe essere, di ribellioni contro la discriminazione e la disuguaglianza”.

La centralità dei sentimenti ‘antiestablishment’

Lo sfidante di Petro, Hernández, si era posizionato come il candidato presidenziale colombiano più dirompente degli ultimi decenni, affascinando gli elettori con un messaggio anticorruzione. Per i colombiani che ricercavano in queste elezioni una figura nuova, ma per i quali le proposte di sinistra continuano a suscitare timore e scetticismo, Hernández ha rappresentato il candidato perfetto.

Il fatto che a sfidarsi al secondo turno siano stati due personaggi che non appartengono alla politica tradizionale denota una netta prevalenza dei sentimenti antiestablishment in Colombia, diffusi sia tra gli elettori di sinistra che tra quelli di destra.

Vari fattori hanno favorito l’emergere di questo rifiuto della politica tradizionale. Da una parte, rimane centrale per i cittadini la necessità di pacificare la società colombiana, scossa da decenni di violenze: il fallimento dei governi ha in questo senso aperto la strada a proposte alternative. Dall’altra parte, per un’ampia fascia della popolazione, è cresciuto – soprattutto nell’ultimo anno – il desiderio di superare un modello economico considerato la causa del perdurare di povertà e disuguaglianza.

Le sfide per il futuro

Anche a causa di queste tensioni, quando Petro entrerà in carica ad agosto, dovrà affrontare problemi urgenti: la mancanza di opportunità sociali ed economiche per i giovani; l’aumento della violenza; gli alti livelli di deforestazione nell’Amazzonia colombiana.

I progetti economici di Petro – che comprendono, per esempio, la proposta di vietare nuove esplorazioni petrolifere – hanno già sollevato molte preoccupazioni tra economisti e imprenditori.

Petro ha infatti dichiarato di voler trasformare il sistema economico del Paese, per ridistribuire la ricchezza. Ha parlato di istruzione superiore gratuita e di un nuovo sistema sanitario pubblico universale, promettendo che aumenterà le tasse per i colombiani più ricchi.

Il ruolo del Congresso

A frenare questi ambiziosi progetti vi sarà però il Congresso, dove il nuovo presidente probabilmente non godrà di una maggioranza. Sicuramento Petro avrà l’appoggio del suo partito, il Pacto Histórico, e del partito Comunes, che insieme rappresentano circa il 35% del Congresso. Sarà però necessario capire se, grazie a una serie di alleanze, Petro otterrà l’appoggio di altre forze politiche.

Un Congresso dominato dall’opposizione limiterebbe di molto la libertà di azione di Petro. Sarà fondamentale aspettare la nomina del gabinetto di governo per capire cosa potrebbe accadere nei prossimi anni: al fine di ottenere un più ampio supporto congressuale, Petro potrebbe infatti decidere di moderare i suoi obiettivi, scegliendo figure apprezzate anche al di fuori del suo partito, proprio come ha fatto Boric in Cile.

A cura di Elena Schiera, autrice Centro e Sud America

***Lo Spiegone è una testata giornalistica formata da studenti universitari e giovani professionisti provenienti da tutta Italia e sparsi per il mondo con l’obiettivo si spiegare le dinamiche che l’informazione di massa tralascia quando riporta le notizie legate alle relazioni internazionali, della politica e dell’economia.

Foto di copertina EPA/Mauricio Duenas Castaneda

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