Honduras a un passo dalla svolta nelle urne

Il prossimo 28 novembre si terranno le elezioni generali in Honduras, dove 5,3 milioni di honduregni sono chiamati a scegliere il capo dello Stato, i tre vicepresidenti, i sindaci, i deputati del Congresso nazionale e del Parlamento centroamericano. Chi otterrà la maggioranza semplice dei voti salirà alla presidenza per quattro anni il 27 gennaio 2022. Nel mezzo di un’acuta crisi multidimensionale, la volontà di cambiamento è molto forte fra le forze di opposizione.

Dall’altro lato, le élite politiche ed economiche legate al Partido Nacional, lo storico schieramento di destra al potere da 12 anni, vogliono assicurare continuità al sistema.

Astensionismo non trascurabile
Oltre all’opposizione e ai sostenitori del governo, vi è un altro grande attore: l’astensionismo, che nelle ultime elezioni generali, ha raggiunto il 42%. Questo è il risultato di un assenteismo storico, di mancanza di trasparenza, di violenza politica e di ferite aperte nel processo democratico.

Tra le più recenti ci sono il golpe del 2009, i conteggi controversi che hanno portato nel 2017 alla rielezione di Juan Orlando Hernández (costituzionalmente vietata) e un bilancio di oltre trenta morti negli scontri conseguenti. Nel 2009, la destituzione del presidente Manuel Zelaya per mano militare e la conseguente esclusione delle fazioni di sinistra dal governo hanno fortemente polarizzato la società. Da allora, le campagne elettorali hanno acquisito toni ostili e non mancano gli attacchi verbali, e alle volte fisici, contro i candidati. Nelle ultime settimane, vi sono stati persino numerosi omicidi legati proprio alla contesa elettorale.

Radicato clientelismo
Negli anni, le vittorie del Partido Nacional sono state assicurate anche da complessi meccanismi clientelari messi in marcia dal governo stesso. Tra questi, e specialmente a ridosso delle elezioni, vi è la creazione di programmi assistenziali indirizzati a popolazioni vulnerabili da parte del Ministero dello sviluppo e dell’inclusione sociale. Tuttavia, diversamente da quanto dichiarato, la maggior parte dei beneficiari riceve gli aiuti solo purché aderisca al partito o sostenga i sindaci locali. In tal modo, per molti honduregni recarsi alle urne diventa una mera transazione immediata e non una scommessa sul governo successivo né sul benessere futuro. Questa volta potrebbe però non essere sufficiente.

Hernández, sempre più impopolare, consegna dopo otto anni uno Stato sull’orlo del fallimento. Inoltre, il suo futuro è nelle mani della giustizia statunitense per i suoi legami con il narcotraffico. Durante i suoi mandati, la povertà è aumentata di pari passo con un’emigrazione allarmante e con abusi dei diritti umani. Inoltre, il governo ha indebolito notevolmente la lotta alla corruzione.

Queste elezioni potrebbero determinare la fine dell’era del Partido Nacional, il cui futuro dipende dal candidato Nasry Asfura. Imprenditore edile di origini palestinesi, già sindaco di Tegucigalpa dal 2014. Asfura gode di grande popolarità per le opere pubbliche portate a termine durante i suoi mandati e perché si presenta come una persona umile e un gran lavoratore. È per questo che nonostante la sua estrazione politica, ha un’apparenza da “outsider”. Tuttavia, nel 2020 è stato incriminato per frode, mancata rendicontazione di fondi pubblici e riciclaggio di denaro. Le accuse sono cadute ma il suo nome è successivamente apparso nei Pandora Papers.

Nel programma elettorale di Asfura c’è la promessa di creare posti di lavoro per tutti e di aiutare i diversi settori dell’economia. Vuole inoltre decentralizzare lo Stato, realizzare e migliorare le infrastrutture stradali.

L’opposizione di sinistra
Dall’altro lato, Xiomara Castro, moglie dell’ex-presidente Zelaya, si presenta per la terza volta consecutiva con il partito fondato e gestito da suo marito, Libre (Libertad y Refundación). È la seconda candidata donna nella storia del Paese.

Castro propone in primis di convocare un’assemblea nazionale costituente per creare uno Stato socialista e democratico. Dopo di che, il suo piano di governo riformista include la lotta alla corruzione tramite l’instaurazione di una missione internazionale controllata dalle Nazioni Unite; la ristrutturazione della salute, della giustizia e delle forze dell’ordine; la promulgazione di politiche preventive riguardo al cambiamento climatico e di protezione dei difensori dei diritti umani. Per quel che riguarda le relazioni internazionali, Castro vuole instaurare relazioni con la Cina e romperle con Taiwan. Inoltre, il suo piano contempla di allentare le disposizioni sul divieto di aborto, punto sul quale è fortemente attaccata dal partito al governo.

Il 13 ottobre Libre ha firmato un’alleanza con il partito di centro-destra Salvador de Honduras guidato da Salvador Nasralla, sconfitto di neanche due punti da Hernández nelle controverse elezioni del 2017. Le due forze dell’opposizione, nonostante abbiano avuto disaccordi in passato, si sono unite per concentrare i loro sostenitori nella figura di Castro, così da provare a impedire la rielezione del Partido Nacional.

Le previsioni
Tra gli altri 14 candidati, a destra si presenta l’imprenditore Yani Rosenthal con un Partido Liberal diviso, avversario storico del Partido Nacional. Il candidato è stato ministro e deputato, prima di scontare tre anni di carcere negli Stati Uniti per riciclaggio di denaro. Le sue proposte di governo includono un reddito di base per tutti i cittadini maggiorenni, più sostegno al settore delle esportazioni agricole, e al settore manifatturiero.

Secondo un sondaggio del Cespad pubblicato il 27 ottobre, Castro sarebbe in cima alle preferenze con il 38%. Asfura si attesterebbe intorno al 21% e Rosenthal al 3%. Tuttavia, il 24% non avrebbe ancora deciso. Confrontando questi dati con i rilevamenti precedenti all’alleanza di sinistra, quest’ultima sembrerebbe, per ora, aver funzionato.

A cura di Antilla Fürst, autrice della redazione Centro e Sud America de Lo Spiegone

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