La sicurezza economica ha assunto una maggiore rilevanza per l’Ue, che sta adeguando la strumentazione per preservare la propria economia e salvaguardare i suoi interessi di sicurezza nella “dimensione esterna.” Fronteggiare le minacce in uno scenario di molteplici crisi e aggressivi attori internazionali, comporta l’adozione di un nuovo modello che integri competitività e resilienza, politica commerciale e tutela del Mercato Interno. Questa necessità è particolarmente sviluppata nel Rapporto Letta “Much-more-than-a-market”, dove la sicurezza economica è considerata una condizione per la stabilità economica e la resilienza, e fondamentale per il futuro del Mercato Interno. La “dimensione esterna” avrà un ruolo crescente per l’Ue, e per essere credibile dovrà disporre di politiche coordinate e misure efficaci. Parimenti il Rapporto Draghi “The future of European competitiveness” suggerisce l’istituzione di un meccanismo di monitoraggio sugli investimenti outbound nelle tecnologie pulite, per assicurare che le imprese Ue conservino i diritti di proprietà intellettuale e il know-how.
L’importanza della sicurezza economica è evidente nella Mission letter della Von der Leyen al Commissario designato Sefcovic, le cui competenze sono “Trade and economic security, interinstitutional relations and Transparency”. Considerate “priorità centrali” “trade and economic security”, viene chiesto al Commissario di elaborare una nuova dottrina per la sicurezza economica, con l’obiettivo di un’Europa più assertiva nel proteggere la propria economia. Tra le misure da sostenere si trovano il miglioramento della cooperazione tra UE e Paesi Membri sui controlli all’export e le modalità per gestire i rischi derivanti da alcuni investimenti outbound. Nella prospettiva di uno stretto coordinamento all’interno della Commissione, sembra probabile un coordinamento con la Commissaria Virkkunen che è anche competente per Tech Sovereignty and Security”.
Le iniziative comunitarie in merito alla Strategia di Sicurezza Economica sono recenti. Nel 2023 venne proposto un pacchetto di iniziative che includono gli investimenti esteri nella UE, un maggiore coordinamento europeo per il controllo dell’export di beni duali, una valutazione dei rischi da investimenti europei in uscita extra-UE (outbound). L’obiettivo, proposto dalla Commissione Europea e dal Servizio di Azione Esterna, è il miglioramento della cooperazione e l’armonizzazione della politica commerciale e della sicurezza economica, in un framework comune quale corpus juris di tutela.
Il controllo degli “outbond investments” riguarda, in questa fase iniziale, una lista ristretta di tecnologie strategiche di rilievo per il futuro dell’autonomia e della competitività europea. Alla base dell’iniziativa c’è il rischio che queste tecnologie siano potenzialmente in grado migliorare le capacità militari e intelligence da parte di soggetti che potrebbero utilizzarle contro l’UE o per minare la pace e la sicurezza internazionale. Si tratta di investimenti che sfuggono agli attuali meccanismi europei di controllo, mentre Giappone, Cina e USA dispongono o prevedono specifici frameworks.
Con il Libro Bianco sull’outbound Investment del gennaio 2024, la Commissione Europea ha riconosciuto che nella UE esiste un “knowledge gap”, un approccio asistematico da parte dei Paesi membri, l’assenza di una visione comune, un quadro d’insieme con implicazioni sensibili e complesse sia legali che economiche. Si ribadisce la validità dell’”open and rules-based”, ma si pone anche l’accento sui rischi che investimenti esteri da parte di società UE possono implicare la perdita (leakage) tecnologica e di know-how, specificatamente per un numero ristretto di tecnologie avanzate tra cui quelle duali. (ndr: in realtà il riferimento riguarderebbe le tecnologie suscettibili di applicazioni duali, come già definito dalla UE in base ai concetti di neutralità tecnologica e dualità nelle applicazioni).
Più recentemente la Commissione ha lanciato una Consultazione pubblica relativa agli investimenti all’estero (outbound) da parte di investitori UE, focalizzata su quattro specifiche aree tecnologiche: semiconduttori avanzati, intelligenza artificiale, tecnologie Quantum, biotecnologie. Le questioni poste circa il monitoraggio si sono incentrate su specifiche transazioni ripartite per categorie, quali mergers, trasferimento di assets, Joint Ventures e Venture Capitals, investimenti greenfield.
Le risposte degli stakeholders però non sono state considerate sufficienti, coese o dettagliate sui temi da affrontare e sulle relative modalità di attuazione dei controlli con gli strumenti attuali o aggiuntivi. Sono invece risultate a fattor comune la confidenzialità dei dati, il ruolo degli Stati per il risk assessment, l’esclusione dallo scope per la ricerca e la mobilità del personale. È emerso il riconoscimento dei potenziali rischi per la UE e l’interesse di adottare una possibile azione comunitaria, con cautela e progressività, con un monitoraggio di specifiche transazioni. Vista la complessità del tema, sarà necessario un approccio bilanciato, in linea con i principi di proporzionalità e gradualità, tra Open Strategic Autonomy e barriere al commercio, libertà di impresa, interessi commerciali dei Paesi, sicurezza nazionale ed europea. Il commissario Sefcoviv dovrà affrontare questo delicato e prioritario argomento con il necessario equilibrio e le opportune interazioni per avanzare soluzioni anche legislative che rafforzino la sicurezza economica europea.