Una proposta di iniziativa popolare che invita il governo a presentare domanda per l’adesione alla Nato sulla base dei diritti umani tutelati dalla Costituzione ha raggiunto in una sola settimana le 50mila firme richieste per la trasmissione al Parlamento per essere posta in discussione. Una precedente iniziativa, che chiede un referendum sulla questione, aveva raccolto il numero necessario di firme, essendo stata lanciata il 21 febbraio, ed attualmente ha il sostegno di oltre 76.000 persone.
In Finlandia chiedono più sicurezza
L’ultima iniziativa giustifica la necessità dell’adesione alla NATO sulla base dell’attuale situazione in Europa, sostenendo che la Finlandia non abbia garanzie di sicurezza. Nel contesto attuale, i firmatari ritengono che la NATO miri a prevenire conflitti nel Nord Atlantico attraverso la cooperazione per proteggere gli Stati membri da attacchi. In definitiva, si tratta di garantire lo stile di vita finlandese attraverso la difesa comune e garanzie di sicurezza. E per questi motivi, chiedono di presentare domanda per l’adesione a pieno titolo all’alleanza.
I sostenitori dell’iniziativa aggiungono inoltre che il Parlamento e il Presidente della Finlandia dovrebbero adempiere ai loro obblighi costituzionali di salvaguardare i diritti umani fondamentali attraverso la cooperazione internazionale, richiedendo l’adesione alla Nato. L’iniziativa prevede un semplice obbligo di adesione e non una vera e propria iniziativa legislativa, come la precedente iniziativa che chiedeva al Parlamento di organizzare un referendum sulla questione. Queste pressioni ed interventi dimostrano come il tema della questione adesione alla NATO sia tornato di attualità nel paese in connessione col conflitto russo-ucraino.
Finlandia – Nato mai così vicini
La tradizionale politica di neutralità e buon vicinato con la Russia ha radici storiche e geografiche, considerando il comune confine di circa 1340 km. Questa politica subì una certa evoluzione nel 1995, con l’adesione finlandese alla Ue ma si è poi mantenuta su binari di reciproco vantaggio sia politico che economico negli anni successivi e fino alla crisi attuale, che sta creando tensioni e malumori: basti pensare alle recenti dichiarazioni della portavoce del ministero russo degli esteri per cui una adesione alla NATO di Svezia e/o Finlandia potrebbe provocare una seria risposta russa.
In incontri con la stampa, il primo ministro finlandese Sanna Marin aveva affermato che era “improbabile” ma non escluso che la Finlandia potesse fare una domanda di adesione alla NATO durante questa legislatura, che terminerà all’inizio del 2023.
In realtà, da qualche tempo i rapporti Finlandia-Nato stanno intensificandosi. Lo scorso ottobre il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, ha visitato la Finlandia per la prima volta e, in una conferenza stampa successiva alle discussioni, aveva affermato che la porta resta aperta per l’adesione della Finlandia. La differenza fondamentale, secondo Stoltenberg, con l’essere membro o meno è che se uno Stato membro della Nato venisse attaccato, sarebbe interpretato come un attacco contro tutti gli Stati membri.
“Questa clausola di difesa collettiva non riguarda la Finlandia. Questa è la differenza tra un membro e un non membro”, aveva detto Stoltenberg in quella occasione. Nello stesso tempo, aveva descritto la Finlandia come uno dei partner Nato più vicini e importanti: “La Nato rispetta pienamente la politica di sicurezza forte e indipendente della Finlandia”. L’eventuale processo di adesione alla NATO potrebbe richiedere fino a due anni, il governo dovrebbe proporre l’adesione al Parlamento dove verrebbe discussa e infine decisa dal Presidente della Repubblica.
Poco prima della visita di Stoltenberg, il ministro della Difesa Antti Kaikkonen (del Centro) aveva partecipato a una riunione dei ministri della Difesa della Nato presso la sede dell’Alleanza a Bruxelles dichiarando che “la Nato è attore chiave nel promuovere la sicurezza e la stabilità transatlantica ed europea. È importante che la Finlandia abbia regolarmente l’opportunità di scambiare opinioni con la Nato e i suoi alleati“.
In ogni caso, la Finlandia non si affretterà a decidere se candidarsi per diventare membro a pieno titolo dell’alleanza militare Nato, ha precisato il primo ministro Marin (socialdemocratica), sottolineando che una decisione conclusiva sull’adesione richiederà tempo per essere raggiunta, e non con sondaggi di opinione o iniziative dei cittadini. “I leader dei partiti hanno convenuto che l’ambiente della politica estera è cambiato in modo significativo dopo l’attacco della Russia all’Ucraina. L’Europa è in guerra. Dobbiamo ammetterlo”, ha affermato Marin in un incontro con la stampa. Qualche giorno prima il Primo Ministro aveva annunciato che la Finlandia invierà armi all’Ucraina, decisione senza precedenti, firmata dal Presidente Sauli Niinistö sulla base di una proposta di gabinetto.
La posizione dei partiti
L’attuale governo finlandese è retto da una coalizione pentapartito di centrosinistra. Il ministro dell’Istruzione e presidente del partito Alleanza di sinistra, Li Andersson, ha fatto eco alla posizione di Marin, ma anche aggiunto che il suo partito non ha escluso l’adesione alla Nato. “Questa sarà sicuramente una questione importante nelle prossime elezioni parlamentari. Si tratta di decisioni importanti riguardanti la politica estera e di sicurezza della Finlandia. Come decisori è nostra responsabilità non prendere decisioni affrettate, in particolare quando non sappiamo a cosa porterà la guerra “.
Il partito della Coalizione Nazionale (conservatore) sostiene da tempo l’adesione alla Nato. Mentre il Partito popolare svedese ha sostenuto l’idea di aderire alla Nato, ma ora il presidente del partito, il ministro della giustizia Anna-Maja Henriksson, ha affermato che occorre prendere una decisione che protegga al meglio la sicurezza del Paese.
L’attuale presidente del partito Finlandese (destra), la deputata Riikka Purra, ha affermato che la decisione sull’adesione alla Nato deve essere presa con attenzione, nonostante la crisi in corso. Nel frattempo, il predecessore di Purra e l’attuale presidente della commissione per gli affari esteri del parlamento, Jussi Halla-aho, aveva suscitato scalpore su Twitter invitando la Nato, le Nazioni Unite e la Commissione europea a intraprendere un’azione militare per difendere l’Ucraina.
Il Presidente frena
Nel marzo 2021, il Presidente Niinistö ha convocato i presidenti dei partiti eletti al Parlamento, l’Ufficio di presidenza del Parlamento ed i presidenti delle Commissioni Affari Esteri e Difesa. Insieme al comandante delle forze di difesa, hanno discusso seriamente dell’invasione russa dell’Ucraina e degli effetti della guerra in corso sulla sicurezza della Finlandia e sulla politica estera e di sicurezza della Finlandia. “Il nostro ambiente di sicurezza sta ora subendo un cambiamento rapido e drastico. Comprendo appieno le preoccupazioni e la necessità per i finlandesi di reagire alla situazione. Tuttavia, nel mezzo di una crisi acuta, è particolarmente importante mantenere la calma e valutare attentamente l’impatto dei cambiamenti passati e futuri sulla nostra sicurezza, senza perdere tempo, ma con attenzione. Facciamo costantemente questo lavoro per la sicurezza della Finlandia e dei finlandesi”.
Finlandizzazione o pragmatismo
Durante l’epoca della cortina di ferro, e fino al 1991, la Finlandia si conformava ad una neutralità rigida che il blocco occidentale definiva, spregiativamente, “finlandizzazione”; esecutore abile e lungimirante di questa politica nei confronti del grande vicino sovietico, avviata nel dopoguerra dal Presidente Juho Kusti Paasikivi, fu il Presidente Urho Kekkonen. Ma se in Finlandia, l’uso del termine finlandizzazione veniva percepito come una pesante critica, derivante dall’incapacità di comprendere gli aspetti pratici di una situazione in cui una piccola nazione tenta di sopravvivere con un paese vicino grande e potente senza perdere la propria sovranità, per i finlandesi si trattò e si tratta di una “realpolitik” pragmatica e di reciproco vantaggio, apportatrice anche di notevoli benefici economici per reciproci investimenti e scambi commerciali.
Se una “finlandizzazione” dell’Ucraina sia possibile nell’attuale contesto, sarà verificabile con i prossimi sviluppi della crisi attuale.
Foto di copertina EPA/STEPHANIE LECOCQ