Il pendolo polacco oscilla verso Bruxelles

Una vittoria per gli europeisti e per l’Unione europea. Una sconfitta dei sovranisti. Se mai ci fosse un dubbio sulla correttezza della lettura dei risultati delle elezioni di domenica in Polonia, basterebbe a dissiparlo questo dispaccio dell’ANSA da Budapest: “L’affermazione della coalizione filo-Ue in Polonia viene tenuta in sordina in Ungheria: l’agenzia ufficiale Mti dà solo la notizia che il partito al potere Diritto e Giustizia ‘è risultato il più votato’… Giornali e siti governativi tacciono o al più accennano a ‘un eventuale cambio di governo'”.

Il giornale di sinistra Nepszava, invece, commenta: “Varsavia vota per l’Europa. Il risultato è un disastro per il governo di Viktor Orban, che perde l’unico alleato nell’Ue e rimane solo con la sua politica di ricatti e veti. L’Ungheria potrà presto trovarsi fuori dall’Europa”. E, infatti, nel Parlamento europeo a Bruxelles, c’è chi comincia ad avanzare dubbi sul semestre di presidenza di turno ungherese del Consiglio dei Ministri dell’Ue, nella seconda metà dell’anno prossimo. Polonia e Ungheria facevano spesso comunella nei Vertici dell’Ue.

Polonia: i risultati elettorali, chi vince perde (come in Spagna)

Dopo la Spagna, anche la Polonia sceglie l’Europa e boccia i populisti sovranisti e xenofobi: il voto di Varsavia relega all’opposizione i conservatori che governavano da otto anni. Il partito al potere, Diritto e Giustizia (Pis), nazionalista e populista, di Jaroslaw Kaczynski è primo con il 35,4% voti, in calo di otto punti rispetto al 43,6 del 2019, ma non ha la maggioranza dei seggi in Parlamento: si ferma a 194, 29 in meno. Non gli basterebbe neppure l’alleanza con il partito di estrema destra Confederazione (in lieve crescita al 7,2%, con 18 seggi, sette in più), razzista, omofobo e intenzionato a tagliare gli aiuti militari all’Ucraina.

Invece, l’alleanza centrista e europeista Coalizione Civica, dell’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, seconda con il 30,7%, meglio di quanto prevedevano i sondaggi, e 157 seggi, può mettere insieme una maggioranza, con l’alleanza di centro-destra a parziale connotazione agricola Terza Via, al 14,4% (+5,9%), con 65 seggi (20 in più), e l’alleanza di centro-sinistra La Sinistra, all’8,6% con 26 seggi (in calo del 4% e con 20 seggi in meno). I dati si riferiscono alla Sejm, che è la Camera bassa.

Guardando ai seggi, sempre secondo i dati definitivi, i tre movimenti coalizzati sotto la leadership di Tusk ne hanno 248 – 17 in più della soglia di maggioranza -, contro i 212 di Pis e Confederazione insieme. Ora, bisognerà vedere a chi il presidente della Repubblica Andrzej Duda affiderà inizialmente l’incarico di formare al governo: l’analogia con la Spagna potrebbe andare avanti, poiché a Madrid l’incarico di formare il governo è stato affidato prima al leader della formazione più votata, Alberto Nunez Feijoo, del Partito popolare, e solo dopo al leader del partito che può sperare di mettere insieme una maggioranza, Pedro Sanchez, del Partito socialista.

Polonia: reazioni e commenti

Tusk ha dichiarato che il regno del Pis  «è finito»:  «La Polonia ha vinto, la democrazia ha vinto», ha detto. Il Partito popolare europeo, il Ppe, di cui Tusk fa parte, commenta: «La maggioranza dei polacchi ha votato per il cambiamento… Vogliono una Polonia forte, stabile e orientata al futuro dentro l’Ue… I polacchi hanno scelto lo stato di diritto, tribunali e media liberi, un esercito apolitico e la democrazia. Hanno scelto l’Europa».

Anche i liberali di Renew la vedono così: «In Polonia sta emergendo una maggioranza europeista con popolari, centristi e sinistra». E i socialisti europei parlano di vittoria della democrazia e dell’Europa.

I risultati polacchi sono letti come un’ottima notizia, dal punto di vista della coesione dell’Unione e nell’attesa del voto europeo del giugno prossimo. E c’è chi rileva la seconda sconfitta europea consecutiva per Giorgia Meloni: dopo la batosta di Vox in Spagna a luglio, la perdita del governo da parte del Pis in Polonia. Al Parlamento europeo, Vox e Pis sono con Fratelli d’Italia nel gruppo dei conservatori.

La posta in palio

Il voto in Slovacchia che, a fine settembre, aveva premiato i nazionalisti populisti di Robert Fico, filo-russi, pare non fare tendenza. I polacchi erano consci dell’importanza della posta in palio, dentro o ai margini dell’Unione europea: l’affluenza alle urne è stata nettamente superiore al 2019, quando s’attestò al 61,7%, la seconda più alta dopo il 62,7% delle prime elezioni democratiche del 1989. Record battuto, con una partecipazione intorno al 73%, in quella che era la tornata elettorale 2023 politicamente più significativa per l’Unione.

Circa 29 milioni di elettori erano chiamati alle urne, in un Paese grande quanto l’Italia, ma con poco più di 38 milioni di abitanti. La scelta di fondo era tra il partito sovranista Diritto e Giustizia (Pis), di Jarosław Kaczynski, e l’alleanza europeista Coalizione Civica (Ko) di Donald Tusk.

“È un voto molto importante per il futuro della democrazia in Polonia, per la sicurezza europea e per l’Ucraina”, notava alla vigilia del voto Constanze Stelzenmueller, analista della Brookings, un think tank di Washington. C’erano da scegliere per i prossimi quattro anni 460 deputati della Camera bassa e 100 senatori.

Con un avvicendamento al governo, la Polonia supererà probabilmente gli attriti con l’Ue che hanno caratterizzato gli anni dal 2015 a oggi, per le violazioni dello stato di diritto, con la politicizzazione della magistratura e l’asservimento dei media al potere, e su politiche specifiche, come quelle migratorie.

Polonia: elezioni, i temi della campagna

Unione, Ucraina, migranti, e pure aborto, libertà di stampa, rispetto dello stato di diritto sono stati temi della campagna elettorale polacca, dove, domenica 1 ottobre, la ‘marcia di un milione di cuori’ dell’opposizione aveva mobilitato centinaia di migliaia di persone. Per Tusk, stava arrivando l’ora “della svolta nella storia del nostro Paese », perché “il gigante si è svegliato, vinceremo le elezioni ».

“La Polonia sarà dialogante con l’Europa e il Mondo, tollerante, sensibile ai problemi climatici e rispettosa dello stato di diritto”, prometteva Tusk: “Siamo pronti a vincere e a formare un governo democratico, europeo aperto e tollerante”, facevano eco i suoi alleati. Diritto e Giustizia accusava l’opposizione di volere “far entrare in Polonia immigrati clandestini » e di prepararsi a creare «una seconda Lampedusa”, contrapponendo la sua visione patriottica a quella tedesca dei rivali. E, poi, una promessa concreta e accattivante: «Se vinciamo, lo stipendio medio salirà » all’equivalente di circa 2000 euro, cifra molto alta in un Paese che non ha l’euro.

“Nonostante il Pis resti il maggiore partito, i sondaggi indicano una graduale liberalizzazione nell’atteggiamento della società polacca verso la comunità LGBTQIA” , scriveva su EurActiv Alexandra Yatsyk, riflettendo sulla guerra di genere tra Ue e Polonia. “Un sondaggio nazionale tenuto nel 2022 indica che il tasso di omofobia sta diminuendo: il 34% e il 28% degli intervistati hanno appoggiato rispettivamente l’unione civile e il matrimonio fra coppie omosessuali”.

Il pendolo polacco oscilla verso Bruxelles e la sua inerzia potrebbe essere determinante nell’orientare il voto europeo del giugno 2024, meno sovranista e più europeista.

foto di copertina EPA/Pawel Supernak POLAND OUT

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