Le “guerre sul genere” fra Ue e Polonia

Il primo ottobre, Varsavia ha assistito all’importante marcia in nome di una Polonia        “europea, aperta e tollerante “,la più grande dal 1989. Quasi un milione di persone ha partecipato all’evento che ha avuto luogo proprio due settimane prima delle elezioni parlamentari polacche, previste per il 15 ottobre 2023. Molti dal fronte dell’opposizione liberale ritengono che il paese dovrebbe fare una «scelta civilizzatrice» in questa sorta di duello col partito conservatore al governo PiS (Prawo i Sprawiedliwość, Diritto e Giustizia). Quest’ultimo – come dimostrato dall’ultimo sondaggio datato 4 ottobre della testata Politico – è ancora in testa con il 37% dei consensi. Il suo principale oppositore politico, la liberale Coalizione Civica (Koalicja Obywatelska, KO), detiene invece il 30%, ma spera di vincere la maggioranza dei seggi, a ragion veduta.

Nel frattempo, i sondaggi d’opinione indicano una graduale liberalizzazione nell’atteggiamento della società polacca verso la comunità LGBTQIA. Un sondaggio nazionale tenuto nel 2022 ha indicato che il tasso di omofobia in Polonia sta diminuendo: il 34% e il 28% degli intervistati hanno appoggiato rispettivamente l’unione civile e il matrimonio fra coppie omosessuali.

In questo contesto, la performance del matrimonio omosessuale fra Robert Biedroń, Europarlamentare e fondatore del partito Wiesna (Primavera), e il suo compagno Krzysztof Śmiszek, del 27 settembre, difficilmente può essere vista come un trucco grossolano per conquistare cuori e menti dell’elettorato. “Noi ci sentiamo socialmente accettati”, afferma Agnieszka Graff, scrittrice e attivista polacca per i diritti umani, quando si riferisce alla sua esperienza personale in quanto lesbica. E aggiunge: «La società polacca è molto meno omofobica di quanto suppongano i partiti politici». Nondimeno, all’interno della classifica Rainbow Europe dell’ILGA (International Lesbian and Gay Association), la Polonia occupa la 42esima posizione su 49 paesi, e l’ultima fra i paesi dell’Unione Europea.

La guerra sul genere tra Polonia e UE

In un mio recente articolo per The International Spectator, analizzo la logica e le strategie della guerra sul genere fra Polonia e UE e i possibili strumenti che l’UE potrebbe impiegare per contrastare la corrente polacca illiberale. Il conflitto fra il partito PiS in carica e l’Unione Europea in ambito di diritti LGBTQIA può essere definito come uno scontro fra due progetti biopolitici.

Il primo, sostenuto dalla visione dell’UE, segue principi democratici e si riferisce ai diritti LGBTQIA come diritti umani. Il secondo, invece, riguarda la prospettiva polacca la quale accetta il paradigma dell’UE sui diritti umani ma cerca di istituire una sua propria visione biopolitica della comunità LGBTQIA. Il conflitto fra questi due progetti biopolitici ha attraversato quattro fasi. Ad ogni fase, il PiS ha creato nuove aree di esclusione biopolitica: normative, in una sorta di conservatorismo biopolitico; spaziali, come nel caso della creazione di aree LGBTfree; legislative, come la promulgazione di Carte per i Diritti di Famiglia e l’apertura di procedimenti legali contro la comunità LGBTQIA.

L’Accordo di Partenariato 2021-2027

La battaglia fra Bruxelles e Varsavia, che ha avuto come risultato l’adozione dell’Accordo di Partenariato 2021-2027 fra la Commissione Europea e la Polonia, è una chiara dimostrazione del potere dell’Ue di respingere i contraccolpi illiberali. Tuttavia, la fine di questa guerra non è per nulla vicina. Attivisti polacchi per i diritti umani riportano che narrative omofobiche sono ampiamente impiegate dai membri del PiS e dai loro alleati, inclusi i rappresentanti delle municipalità polacche che hanno istituito aree LGBT-free nel 2019-2020.

Le critiche di Bruxelles alle politiche anti-LGBTQIA del PiS sembrano non avere avuto effetto sulla campagna elettorale del partito al governo della Polonia, che conserva simili sentimenti, seppur in maniera meno aspra. Aspettando i risultati delle elezioni, si può affermare a buon diritto che la teoria biopolitica è utile a comprendere gli effetti di ampia portata del populismo illiberale. Il 15 ottobre sarà chiaro a quale stadio della trasformazione illiberale si trova la Polonia.

L’articolo accademico di Alexandra Yatsyk è disponibile qui

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