Le elezioni polacche, il “thriller” sul grano e il futuro della democrazia

Domenica 15 ottobre le polacche e i polacchi andranno alle urne per eleggere i propri rappresentanti al Parlamento (Sejm) e al Senato (Senat). Le elezioni politiche si svolgono in un clima di grande polarizzazione interna che caratterizza il panorama politico polacco oramai da oltre due legislature. A ciò si è aggiunto il deterioramento delle relazioni con Kyiv per via della débacle sul grano, la quale getta ombra su quello che è un pilastro della politica estera e di sicurezza di Varsavia dal 24 febbraio 2022, ovvero il sostegno militare, economico e umanitario all’Ucraina.

Nello sforzo sistematico di sostegno a Kyiv, la Polonia si è dimostrata un hub logistico fondamentale per garantire il flusso di armamenti, l’addestramento delle forze ucraine da parte dei paesi NATO. Varsavia ha promosso attivamente l’adesione dell’Ucraina all’UE e alla NATO e ha fatto apertamente pressioni su altri paesi, più reticenti nel garantire sistemi d’arma avanzati. Questo è successo in alcuni casi in una modalità molto mediatica, come è stato ad esempio il naming and shaming della Germania per la riluttanza iniziale nella fornitura dei carri armati Leopard.

Gli equilibri politici alla vigilia del voto

Le elezioni politiche vedranno sfidarsi vari partiti. Quello a guida del governo uscente, Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwosc, PiS), è al governo ininterrottamente da 8 anni, tenendo saldamente le redini del potere a Varsavia da due legislature. I sondaggi lo danno in vantaggio al 33-35%, risultato che tuttavia non gli permetterebbe di governare in autonomia e costringerebbe il PiS a formare una coalizione. Al PiS si contrappone il maggiore partito dell’opposizione, Piattaforma Civica (Platforma Obywatelska, PO) guidato dall’ex Presidente del Consiglio Europeo e ex Premier Donald Tusk.

PO ha organizzato una manifestazione a Varsavia domenica scorsa, chiamata la Marcia di un milione di cuori (Marsz Miliona Serc) che ha avuto un grande successo e ha dato slancio alla campagna elettorale dell’opposizione. Si stima che abbiano partecipato da centinaia di migliaia, ad (addirittura) un milione di persone. PO ha costruito intorno alla marcia una narrazione positiva e di unità nazionale, che si vuole contrapporre alla polarizzazione del paese e alla retorica negativa anti-UE, anti-tedesca e anti-migranti del PiS. Sulla sua scia, il partito sta riguadagnando punti e riducendo il vantaggio del PiS. Pur nell’eventualità di un buon esito elettorale, anche PO dovrà cercare alleati per governare. E’ qui che entrano in gioco i due partiti di opposizione, il partito conservatore di centro la Terza Via (Trzecia Droga) di Szymon Hołownia e l’unico partito di sinistra, Nuova Sinistra (Nowa Lewica), dati entrambi intorno al 10%. Si stima la stessa percentuale di voti anche per il partito di estrema destra Confederazione (Konfederacja).

Il “thriller” del grano e le tensioni con l’Ucraina

Le tensioni con l’Ucraina si inseriscono in questo contesto pre-elettorale e nascono dalla decisione della Polonia di prolungare l’embargo sull’import di alcuni prodotti agricoli ucraini, tra cui i cereali, stabilito a livello UE fino al 15 settembre. La posizione del governo polacco è che, non avendo l’UE prolungato l’embargo, Varsavia si è mossa per evitare che questi prodotti (in particolare il grano) provenienti dall’Ucraina entrassero sul mercato polacco e facessero concorrenza agli agricoltori polacchi, pur garantendone il trasporto attraverso il territorio nazionale verso altri paesi.

L’Ucraina ha reagito richiedendo all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) di avviare delle consultazioni su questo tema, mossa che avvia formalmente una controversia in ambito OMC e che ha riguardato anche due alleati della Polonia del gruppo Visegrad – Ungheria e Slovacchia. Inoltre, il presidente ucraino Zelensky ha fatto un discorso alle Nazioni Unite che alludeva alla Polonia (non solo) come paese che volesse fare un “thriller” sulla questione del grano. La richiesta di consultazioni presso l’OMC è stata ora ritirata da Kyiv, tuttavia la controversia ha contribuito a raffreddare molto i rapporti polacco-ucraini che dal 24 febbraio dell’anno scorso sono stati molto stretti. Il premier Morawiecki in un’intervista che ha fatto il giro del mondo ha anche detto che la Polonia non invierà più armi all’Ucraina, ma si concentrerà sull’armarsi lei stessa e sul modernizzare i propri sistemi d’arma.

I temi della campagna elettorale

Ci sono più livelli di lettura di questa situazione che si sovrappongono. In primis, una, anche legittima, protezione degli interessi economici polacchi di fronte ad un comportamento ucraino molto assertivo. In secondo luogo tuttavia, la debacle inizia a poche settimane dalle elezioni e dunque la tensione con Kyiv viene sfruttata anche a fini elettorali. Il PiS ne approfitta per fare una dimostrazione di forza attraverso una difesa rumorosa degli interessi degli agricoltori (oltre che degli abitanti delle campagne in generale), che sono la sua base elettorale per eccellenza, nonché storicamente una categoria professionale con un importante potere corporativo in Polonia, che specialmente i partiti di destra cercano di non scontentare.

Nel paese è presente inoltre una certa fatica interna legata all’accoglienza di oltre un milione di rifugiati ucraini nell’ultimo anno e mezzo e serpeggia quindi un certo sentimento, diffuso in alcune frange dell’elettorato, che potremmo definire come Polish first (prima i polacchi). Questo sentimento viene cavalcato dal partito di estrema destra Konfederacja, intenzionato a rubare voti a destra al PiS. Uno dei suoi leader, Krzysztof Bosak, ha dichiarato in una recente intervista alla Radio polacca RMF FM che a tutte le persone con il passaporto ucraino andrebbero tagliati i sussidi sociali.

PiS si è trovato quindi in una situazione un po’ scomoda in cui, per non sfigurare su questo punto davanti al proprio elettorato, ha dovuto mostrare il pugno di ferro nella gestione della questione, da qui una ragione in più per alzare i toni con Kyiv. Elemento interessante della narrazione creata intorno all’affaire del grano è che il premier Morawiecki, nello spiegare la relazione “difficile” con Kiev, fece riferimento al fatto che questo settore agricolo è controllato da oligarchi ucraini. Quello degli oligarchi è un classico cavallo di battaglia della narrazione del PiS, in questo caso applicato in maniera creativa all’Ucraina.

Come prevedibile le tensioni con l’Ucraina sono già in parte rientrate. Gli interessi vitali di sicurezza di entrambi i paesi non permettono né a Kyiv né a Varsavia di fare strappi o peggiorare le relazioni oltre una certa soglia, e ne sono ben consapevoli entrambe le parti. Dopotutto, per la Polonia minare la continuità del sostegno all’Ucraina vorrebbe dire minare la propria sicurezza.

Rimane da vedere se l’innalzamento dei toni influenzerà il voto degli elettori. Tra gli osservatori ed esperti internazionali è presente il timore che le istituzioni democratiche polacche, la stampa libera, i già radicalmente ridotti diritti civili, delle donne e della minoranza LGBTQ+, non reggano una terza legislatura del PiS. Nel frattempo, l’elezione del presidente filorusso Robert Fico in Slovacchia rende il gruppo dei paesi Visegrad e il quadro politico europeo in generale più ambiguo che mai, anche in vista delle europee del 2024.

Foto di copertina EPA/Zbigniew Meissner POLAND OUT

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