Il 22 ottobre l’Argentina si recherà alle urne per il primo turno delle elezioni presidenziali e amministrative. Qualora nessuno dei candidati dovesse raggiungere la soglia del 45%, o in caso in cui lo scarto tra il vincitore (posizionato almeno al 40%) e il secondo candidato non superi i dieci punti percentuali, avrà luogo un secondo turno il 19 novembre.
Ad oggi, i principali sondaggi dicono che sono Javier Milei e Sergio Massa i due papabili candidati per il ballottaggio, rispettivamente con il 34/36% e il 32/34%, mentre Patricia Bullrich rimane sfavorita con un 24/25%.
Il punto dopo le PASO
Una importante indicazione sulle proiezioni dei risultati proviene dalle PASO (primarie aperte, simultanee e obbligatorie) del 13 agosto scorso, ancor più che dalle inchieste elettorali.
Le PASO consistono in un appuntamento elettorale obbligatorio in cui si definiscono i candidati presidenziali per ogni coalizione, valutando allo stesso tempo il peso relativo di ciascuna forza politica in base al numero di partecipanti in ciascuna primaria. Sono tre i candidati che il 22 ottobre si giocheranno l’accesso al secondo turno: sembra infatti improbabile che uno di loro possa imporsi senza arrivare al ballottaggio.
Il nome più sorprendente emerso dalle PASO è quello di Javier Milei, alla guida di La Libertad Avanza. Avendo ottenuto il maggior numero di preferenze in agosto, sarà il candidato che più agevolmente avrà accesso al secondo turno.
Contro l’establishment: il progetto di Milei
Il progetto politico e il discorso anti-establishment di Milei rappresenta la grande novità di queste elezioni, sebbene la sua figura si sia ormai inserita nei dibattiti nazionali e nelle campagne elettorali di tutti i candidati.
Le elezioni argentine 2023, che lo si voglia o meno, girano attorno alla sua figura, sia nel caso di chi lo supporta sia in quello di chi si oppone alle sue proposte radicali. L’unico nome virtualmente in grado di generare la mobilitazione necessaria per vincere al primo turno è il suo. Ad ogni modo, una vittoria al primo turno rimane effettivamente uno scenario remoto e irrealistico.
Cinquantadue anni, economista, eletto al Congresso nel 2021, Milei si autodefinisce “anarco-capitalista”. Propone una riduzione drastica del ruolo dello Stato, che secondo questa ideologia dovrebbe occuparsi solamente di sicurezza, istruzione di base e giustizia, ottenendo così una riduzione della spesa pubblica del 15% del pil.
Dal punto di vista economico, Milei propone la sostituzione del peso con il dollaro statunitense (nonostante la dollarizzazione non figuri ufficialmente nel suo programma elettorale) e la chiusura della Banca Centrale. Secondo alcuni, il successo di Milei e le sue promesse di dollarizzare l’economia starebbero provocando il forte deprezzamento del peso che si è verificato nelle ultime settimane. In effetti, Milei – nel corso della campagna elettorale – ha più volte sconsigliato ai suoi concittadini di fidarsi del peso in quanto “moneta emessa dai politici argentini” che proprio per questo motivo non sarebbe “nemmeno buona come concime”.
La sorprendente ascesa di Milei è stata in parte resa possibile dalla sua accesa critica dell’establishment politico, che ha fatto breccia rapidamente in un’Argentina attraversata da una grave crisi economica e ancora colpita dagli effetti sociali della pandemia.
Insieme alla feroce critica della “casta politica”, Milei porta avanti – con alcune contraddizioni – i suoi ideali di “vita, libertà e proprietà”. Si oppone all’aborto e ha sostenuto che i dati riguardo al numero di vittime della dittatura militare siano falsi, ma allo stesso tempo difende il diritto individuale di scegliere il sesso, il matrimonio omosessuale e la legalizzazione delle droghe.
La voce del peronismo: Sergio Massa
Il principale oppositore di Milei è il candidato del partito governativo peronista, Sergio Massa, l’attuale ministro dell’Economia, alla guida di Unión por la Patria. Massa promette di portare avanti un governo di unità nazionale coinvolgendo personalità di diversi partiti, con l’obiettivo di semplificare le norme fiscali e ridurre il deficit fiscale. La candidatura di Massa è il tentativo del peronismo di presentarsi come unica forza politica in grado di tenere unito il Paese nella situazione di crisi che sta vivendo e di opporsi a Milei.
Massa si è impegnato a rispettare gli impegni presi con il FMI in seguito alla ristrutturazione del debito e gode di una buona reputazione internazionale, specialmente negli Stati Uniti. Allo stesso tempo, deve però rispondere di una gestione economica disastrosa, paralizzata da una dilagante inflazione che è aumentata di quasi il 140% nell’ultimo anno.
Per raggiungere i suoi obiettivi di equilibrio fiscale, surplus commerciale e tasso di cambio competitivo, Massa propone di sfruttare al meglio le risorse argentine: “Il nostro litio, il nostro gas, il nostro petrolio, ciò che produce la campagna, ciò che producono le industrie (…) ci daranno i dollari per essere liberi, per essere sovrani”.
Su questa linea, Massa ha presentato l’inaugurazione del gasdotto Néstor Kirchner come un esempio dell’impegno peronista per un futuro prospero. Tale opera ha l’obiettivo di sfruttare le risorse di petrolio e gas della formazione geologica Vaca Muerta, nell’Argentina centro-occidentale. Per Massa, riportare l’Argentina a esportare risorse naturali (soprattutto in un fase in cui le esportazioni agricole soffrono per la siccità) potrebbe migliorare notevolmente la bilancia commerciale argentina, favorendo la stabilità economica e lo sviluppo del Paese.
Il programma conservatore di Bullrich
Al terzo posto nelle PASO si è posizionata la candidata di Juntos por el Cambio, Patricia Bullrich, già ministro della Sicurezza durante il mandato di Mauricio Macri. Bullrich, che rappresenta l’ala più conservatrice del suo partito, ha fatto della promessa di restaurare l’ordine il suo cavallo di battaglia. La candidata promette di porre fine a scioperi, proteste e confische di terreni, ma anche di costruire un carcere di massima sicurezza per i politici condannati per reati di corruzione.
In economia propone di limitare l’emissione di denaro per combattere l’inflazione e di rimuovere i rigidi controlli sui capitali attualmente in vigore che ha definito uno “strumento di tortura“. Bullrich si è impegnata a smantellare i controlli, conosciuti localmente come “cepo cambiario“, che hanno rallentato la caduta del peso ma hanno dato vita a fiorenti mercati neri di valuta internazionale.
Bregman e Schiaretti: fine corsa?
Infine, alle elezioni di domenica si presenteranno Myriam Bregman (Frente de Izquierda y de los Trabajadores – Unidad) e Juan Schiaretti (Hacemos por Nuestro País), che non sembrano avere possibilità di accedere al secondo turno, sulla base dei risultati delle PASO.
Bregman propone un programma di nazionalizzazione del commercio estero, la riduzione della giornata lavorativa a 6 ore e un aumento d’emergenza dei salari, delle pensioni e dei programmi sociali. Schiaretti, al suo terzo mandato come governatore della provincia di Córdoba, rappresenta il peronismo dissidente e propone soluzioni federali per l’entroterra del Paese e nuovi investimenti per l’istruzione pubblica.
Verso il secondo turno
Aldilà di chi saranno i due nomi selezionati per il ballottaggio, lo scenario più realistico è che l’Argentina si ritrovi ancora una volta ai seggi elettorali a fine novembre. Durante questo mese abbondante che separa il primo e il secondo turno, la campagna elettorale si accenderà e si intensificheranno gli attacchi diretti tra i candidati.
L’insoddisfazione dei cittadini con l’attuale sistema economico e politico è profonda e rappresenta la principale dinamica da tenere in conto per analizzare le mobilitazioni elettorali. Non tutti gli argentini, tuttavia, saranno pronti a fare il grande passo che separa il discontento dal votare un candidato radicale come Javier Milei. Il risultato delle prossime elezioni rimane in bilico.
Questo articolo è a cura di Andrea Colombo, caporedattore Centro e Sud America Lo Spiegone
Foto di copertina EPA/Juan Ignacio Roncoroni