Conversazione con Katayoun Maleki: l’Iran tra crisi economica, deficit energetico, inflazione e deprezzamento della moneta

Katayoun Maleki è una giornalista economica del quotidiano Doniay-e Eghtesad, Mondo Economico, appartenente al più grande gruppo mediatico dell’Iran. La incontro nella redazione del giornale.

Comincerei chiedendoti in che misura a tuo avviso le sanzioni internazionali influenzano l’economia iraniana?

“La scelta unilaterale della prima amministrazione Trump di ritirarsi dall’Accordo nucleare ha posto un’ulteriore pressione sull’economia iraniana influenzandola negativamente. La conseguenza è stata che tutte le grandi società internazionali, desiderose di investire in Iran, sono state costrette ad andarsene. La mancanza di questi fondi stranieri ha rallentato la realizzazione dei progetti iraniani, in aggiunta alla mancanza di lettere di credito internazionali per scambi commerciali che riguardano il nostro Paese. L’attuale penuria di gas è una delle conseguenze dell’assenza di investitori stranieri. Non abbiamo potuto sviluppare i nostri giacimenti di gas incrementandone la produzione e ora ci troviamo nel pieno di questa crisi energetica. Questi problemi hanno creato un’ulteriore conseguenza, problemi nell’approvvigionamento di valuta straniera nel senso che da una parte siamo noi che abbiamo creato un muro tra di noi e l’estero, d’altro canto anche le nazioni straniere vengono indotte a non lavorare con l’Iran, per questo anche per noi le riserve di valuta straniera si sono ridotte. Questo ha portato all’inflazione in genere ma soprattutto alla perdita di valore della nostra valuta nazionale nei confronti delle valute straniere. Quindi questa continua inflazione, l’aumento del valore della valuta straniera nei confronti del riyal, ci ha portato in una condizione in cui per fermare questo ciclo infinito non abbiamo altra scelta se non aprire le porte del nostro paese verso il mondo e far arrivare sia gli investitori stranieri che la tecnologia che serve per modernizzare il nostro settore industriale.

Gli Stati Uniti sono in condizione, come ha detto più volte Trump, di portare addirittura al collasso l’economia iraniana o il paese ha gli anticorpi necessari per resistere?

“Le sanzioni hanno un effetto negativo questo non lo possiamo negare, però l’Iran ha una serie di paesi alleati e nazioni limitrofe sulle quali può contare. L’Iran ha a disposizione tre grandi mercati: il mercato della Cina, il mercato dell’India e il mercato dell’Arabia Saudita. Sono tre grandi mercati e l’Iran diversificando le sue esportazioni verso il settore non oil e soprattutto puntando sull’industria, può procurarsi nuove fonti di valuta straniera da questi mercati. Mi spiego, l’Arabia Saudita ha per esempio un orizzonte di sviluppo industriale in settori come l’acciaio, l’alluminio e l’Iran, dal canto suo, è uno dei primi 15 paesi al mondo per ricchezza di miniere e può quindi esportare acciaio, carbone, rame e alluminio e quindi può dare un grande aiuto a questo programma previsto dall’Arabia Saudita. Utilizzare al meglio queste opportunità che si presentano nella regione per l’Iran può significare neutralizzare, anche se fino a un certo punto, l’effetto negativo delle sanzioni. Non possono naturalmente essere neutralizzate al 100%, però possono essere mitigate da queste azioni”.

Hai accennato alla questione della crisi del gas e dell’energia elettrica. Vuoi spiegarci quali sono a tuo avviso le vie d’uscita da questa situazione?

“Come detto prima, questa crisi è dovuta sostanzialmente al mancato investimento nei nostri giacimenti di gas. Nei prossimi sette anni per risolvere questo problema avremo bisogno di 104 miliardi di dollari di investimenti che potrebbero entrare nel paese attraverso l’investimento straniero. Ricordiamoci che negli ultimi tre anni c’è stato un peggioramento della situazione. Tre anni fa mancava il gas solo in alcuni giorni, che con il tempo sono poi aumentati sino a quest’anno. Dal mese di giugno dello scorso anno, la luce ha iniziato a mancare sempre di più. L’Iran per la produzione di acciaio ha bisogno di elettricità ed è per questo che molte società produttrici hanno deciso di aprire nuove centrali fotovoltaiche proprio per fornirsi sempre dell’elettricità di cui hanno bisogno. Una strategia per risolvere il problema potrebbe essere l’utilizzo delle condizioni geografiche particolari dell’Iran in aggiunta a una manutenzione generale delle nostre centrali a ciclo combinato. Nel settore del gas, considerando i nostri giacimenti, abbiamo bisogno di tanti investimenti e quindi l’unica soluzione plausibile è l’ingresso di capitali dall’estero. Alcune nostre industrie stanno cercando delle soluzioni per avere forme di energia alternative, soprattutto pulite, per la loro attività nel giro dei prossimi sette anni, ma credo che, come ho già detto, l’unica soluzione per questa mancanza energetica sia quella da me auspicata: l’ingresso nel paese di investitori stranieri e di fondi internazionali. Quello che dobbiamo fare subito, quindi nei prossimi 2-3 anni, è cercare di ridurre le dimensioni di questa mancanza di energia. Altra cosa che noi dobbiamo correggere è sicuramente la cultura del consumo: gli iraniani consumano molto o, per meglio dire, sperperano l’energia soprattutto nella stagione fredda. Dobbiamo insegnare loro a utilizzare in maniera giusta e ottimale le fonti a disposizione”.

In questo quadro il nucleare civile ha una sua importanza o secondo te l’investimento nel nucleare non aiuterà a risolvere la situazione?

“Penso che sia ormai una necessità, non un optional, andare a utilizzare questa energia, che è un’energia pulita, visto che c’è un accordo a livello internazionale per ridurre a zero le emissioni di carbone. Dobbiamo cercare di eliminare i combustibili fossili e andare in direzione delle nuove tecnologie. I Paesi che padroneggiano la tecnologia come quella nucleare devono utilizzarla”.

Cosa puoi dirmi dell’inflazione, che in Iran è una tra le più alte del mondo, e della condizione della vostra moneta, il riyal, che continua a perdere valore. È possibile anche fare qualcosa in presenza delle sanzioni?

“In Iran una soluzione potrebbe essere quella di liberalizzare il mercato, cioè permettere che il prezzo si stabilisca considerando la richiesta e l’offerta che c’è nel mercato. Dovete sapere che in questo momento le grandi società iraniane che esportano all’estero sono costrette a vendere sul mercato interno la valuta che riescono a ottenere dalle loro esportazioni. Questa è una delle ultime misure della Banca Centrale che secondo me può aiutare tantissimo. Perché il valore del riyal si abbassa nei confronti della valuta straniera? Perché c’è una grande richiesta di valuta straniera che il mercato non può esaudire. Misure come queste, quindi indurre gli esportatori a offrire la loro valuta straniera può soddisfare la richiesta e quindi evitare che il prezzo della valuta straniera nei confronti del riyal continui ad aumentare perlomeno a questa velocità. Secondo me la cosa migliore che può fare il governo in queste condizioni, quindi in presenza del regime sanzionatorio, è evitare di stabilire un prezzo per la valuta straniera o di volerlo imporre al mercato, ma accettare il mercato libero e che sia appunto l’offerta e la richiesta del mercato a stabilire il prezzo della valuta straniera”.

Un’ultima domanda. Quali sono i piani dell’Iran per le monete digitali?

“Il governo iraniano deve esprimersi in maniera trasparente su questo argomento, legiferare per regolare le transazioni. Solo assumendo delle posizioni chiare l’Iran potrà essere attivo anche in questo settore. Certo anche qui un’interazione maggiore con il resto del mondo ci potrebbe sicuramente aiutare”.

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